La difesa fitoiatrica si fa anche potando

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Per eliminare tessuti morti, organi infetti o gravemente danneggiati da malattie o eventi meteorologici. La potatura può essere un efficace mezzo di lotta meccanica nei confronti dei coleotteri che vivono all’interno del legno

Nel periodo invernale le operazioni da eseguire relativamente alla difesa sono limitate; è buona prassi sfruttare questo periodo per verificare con maggiore attenzione lo stato fitosanitario dell’oliveto con l’obiettivo di individuare eventuali problematiche da affrontare nell’immediato o di cui tenere conto nella pianificazione degli interventi nella prossima stagione produttiva.

In inverno sono da preferire le pratiche agronomiche come la potatura in grado di produrre validi effetti fitoiatrici; la potatura infatti, oltre che per fini produttivi, può essere impiegata a fini fitosanitari, per eliminare tessuti morti, organi infetti o gravemente danneggiati da malattie o eventi meteorologici; in alcuni casi si eseguono veri e propri “interventi chirurgici”.

Osservando attentamente la vegetazione ci si può imbattere in piante attaccate da rogna: la malattia si manifesta con escrescenze sferoidali (tubercoli) che possono avere dimensioni variabili da qualche mm di diametro fino ad alcuni cm; i tubercoli possono inoltre confluire fino a circondare il ramo. I danni si possono manifestare anche sulle branche principali e sul tronco.

Queste formazioni tumorali interferiscono con la circolazione xilematica e provocano deperimento della vegetazione, defogliazione, avvizzimento. I danni sono possibili anche e sui frutti o sui loro peduncoli. La causa dell’infezione è il batterio Pseudomonas syringae subsp. savastanoi, la cui penetrazione all’interno degli organi vegetativi può avvenire solo attraverso lesioni accidentali (danni da nevicate, grandinate, gelate tardive etc., o provocate da insetti, o dall’uomo (pratiche agronomiche).

Con la potatura va quindi eseguita l’asportazione e la distruzione della vegetazione che presenta i tipici tubercoli che costituiscono una fonte di inoculo della malattia.

Inoltre è indispensabile intervenire, subito dopo la comparsa di ferite (entro 48-72 ore), anche quelle prodotte attraverso la potatura, con prodotti fitosanitari a base di rame per ostacolare la penetrazione del batterio all’interno della vegetazione soprattutto in oliveti costituiti da varietà suscettibili.

Temperature di 4-5 °C, associate alla presenza di precipitazioni, costituiscono il limite termico inferiore perché avvenga il processo infettivo. Tra le patologie che possono provocare danni importanti alla vegetazione, soprattutto a livello delle branche principali, del tronco e del colletto, possiamo riscontrare le carie.

La sintomatologia si manifesta con degenerazioni del legno caratterizzate da marciumi secchi che provocano una perdita di funzionalità degli organi colpiti e un generale stato di sofferenza e deperimento della pianta. Nei casi più gravi si possono produrre rotture a carico delle branche o del tronco che cedono a causa dell’inconsistenza del legno cariato.

Questa alterazione è provocata da funghi basidiomiceti (Fomes spp., Polyporus spp., Coriolus spp., Stereum spp. etc.) comunemente presenti nell’oliveto che infettano i tessuti. Questi agenti patogeni penetrano attraverso le ferite, siano esse provocate da agenti atmosferici o da operazioni agronomiche; le infezioni possono avanzare all’interno del legno per molto tempo senza che la pianta mostri sintomi evidenti.

L’articolo completo è disponibile su richiesta presso la redazione di Olivo e Olio

La difesa fitoiatrica si fa anche potando - Ultima modifica: 2016-01-22T16:53:22+01:00 da Lucia Berti

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