Cover crops per proteggere l’oliveto dall’erosione

colture di copertura per oliveto
Un recente studio illustra i benefici dell’uso di colture di copertura contro i fenomeni erosivi, per mantenere la fertilità del terreno, permettere una maggiore infiltrazione e stoccaggio dell’acqua nel suolo

Il ricorso a ripetute lavorazioni superficiali come metodo di gestione dell’interfila dell’oliveto, per il controllo delle infestanti e per la conservazione di acqua, porta nel lungo termine a una riduzione della sostanza organica, a problemi di compattamento del suolo sotto lo strato superficiale e a perdite di suolo e fertilità per erosione, il cui rischio aumenta negli oliveti collinari. L’alternativa sostenibile è costituita dalla pratica dell’inerbimento, che, se opportunamente gestita per minimizzare la competizione con l’olivo, porta diversi vantaggi sia sulla riduzione delle perdite di suolo e sulla conservazione di acqua, oltre che sul mantenimento della fertilità, minerale e biologica. Oltre alla gestione di un prato naturale, l’inerbimento dell’interfila può essere realizzato anche attraverso la semina di prati misti o di colture di copertura specifiche (cover crops).

Non tutte le colture erbacee sono idonee all’uso come cover crops, e alcune si mostrano più adatte a ridurre i fenomeni erosivi nell’oliveto: lo hanno illustrato in una recente pubblicazione (Repullo‐Ruibérriz de Torres et al. 2018), alcuni ricercatori che hanno confrontato quattro specie botaniche seminate nell’interfila dell’oliveto sia con un controllo non inerbito (lavorato), sia con un prato spontaneo. Le specie selezionate e seminate in autunno sono state una graminacea, Brachypodium distachyon (brachipodio a due spighe), una crucifera, Sinapis alba (senape bianca), e due specie leguminose azotofissatrici, Vicia sativa (veccia comune), e Vicia ervilia (vecciola). Il lavoro è stato condotto, per un biennio, in un oliveto sperimentale nella provincia di Cordoba, per valutare l’impatto delle cover crops sulle perdite di acqua per ruscellamento, delle perdite di suolo e di carbonio organico, in appezzamenti sottoposti a simulazioni di pioggia di elevata (circa 39 mm/h) e media intensità (18 mm/h).

Tutte le cover crops hanno dimostrato un buon potenziale di sviluppo e una buona copertura del suolo, pur essendo quest’ultima, ma solo nel primo anno di costituzione del prato, inferiore a quella del prato naturale. Le specie leguminose hanno tuttavia dimostrato una capacità di stabilirsi e colonizzare l’interfila molto elevata al secondo anno, con una copertura media del terreno, tra veccia e vecciola, di circa il 90%.

Dalla ricerca è emerso che il ruscellamento è stato notevolmente ridotto (-77% circa, in media), rispetto al suolo lavorato, dalle cover crops e dal prato naturale: la senape bianca in particolare si è dimostrata una specie particolarmente interessante per la capacità di sviluppare un apparato radicale molto esteso, che indirettamente aumenta la permeabilità del terreno e la conservazione della riserva idrica nel suolo. La specie potrebbe avere un interesse ulteriore anche per il potenziale biocida, ancora allo studio, verso patogeni come Verticillium dahliae.

La riduzione del ruscellamento ha inciso anche sulla riduzione di perdite di suolo e di carbonio organico: in particolare sia il brachipodio sia la senape hanno ridotto quasi a zero le perdite di suolo per erosione nelle simulazioni di eventi piovosi di media intensità (circa 18 mm/h per 2 o 3 ore consecutive). In tutte le simulazioni, i fenomeni erosivi sono stati ulteriormente ridotti quando gli eventi piovosi artificiali sono stati effettuati dopo lo sfalcio, dovuto all’effetto pacciamante dei residui lasciati nell’interfila.

Oltre a ridurre le perdite di suolo fertile, l’uso di colture di copertura selezionate offre un vantaggio ancora più evidente rispetto all’uso del prato naturale, in termini di mantenimento dell’interfila e di incremento della capacità del terreno di immagazzinare trattenere acqua. Infine, l’utilizzo di colture di copertura ha un potenziale anche dal punto di vista dell’effetto di sequestro del carbonio e di aumento della sostanza organica nel suolo.


Bibliografia: Repullo‐Ruibérriz de Torres MA, Ordóñez‐Fernández R, Giráldez JV, Márquez‐García J, Laguna A, Carbonell‐Bojollo R. Efficiency of four different seeded plants and native vegetation as cover crops in the control of soil and carbon losses by water erosion in olive orchards. Land Degrad Dev. 2018. (https://doi.org/10.1002/ldr.3023)

Cover crops per proteggere l’oliveto dall’erosione - Ultima modifica: 2018-06-14T10:27:23+02:00 da Redazione Olivo e Olio

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