La scelta del Senatore Patrizio la Pietra di indire in Toscana, e in particolare a Siena, gli Stati Generali dell’Olivicoltura Internazionale è legata al fatto che la regione riveste un ruolo centrale insieme ad altre regioni come la Puglia per la produzione olivicola a livello nazionale.
L’evento è stato un’occasione per parlare del settore olivicolo, delle criticità e delle prospettive future. La necessità di un piano olivicolo nazionale è sicuramente una delle priorità per il rilancio del settore in tutte le regioni italiane, un’occasione per poter migliorare la competitività di questo mercato cercando di dare un indirizzo a livello nazionale.
L’analisi del settore da parte di Ismea
Dopo i saluti istituzionali è stato presentato un quadro del settore grazie all’intervento di alcuni rappresentanti di Ismea tra cui il presidente Livio Proietti, il Direttore generale Maira Chiara Zaganelli e il vicedirettore Generale Commerciale di Banca Mps Maurizio Bai.
Il quadro che emerge è quello di una persistente frammentazione a livello produttivo, anche se alcune regioni come la Puglia si distinguono per quantità prodotta. Nel 2023 è stata proprio la Puglia a risollevare la modesta media produttiva nazionale. Nonostante ciò, è evidente che il modello produttivo nazionale, caratterizzato da aziende di medie e piccole dimensioni, così come da un incremento dell’abbandono di molte delle zone produttive vocate all’olivicoltura, non può che portare a un rallentamento del settore sia in termini produttivi che in termini di diffusione di innovazioni tecnologiche. Questo andamento è confermato dal fatto che l’Italia, dagli ultimi dati riportati da Ismea, è un Paese prevalentemente importatore più che esportatore.
Olio e sostenibilità
L’altro aspetto imprescindibile è la sostenibilità, che esige
- di affrontare il cambiamento climatico
- e di introdurre innovazioni nei processi produttivi.
Benché il concetto di sostenibilità sia ben noto ai più, i relatori hanno evidenziato che non sempre il consumatore percepisce che l’internalizzazione della sostenibilità nel “prodotto olio” possa portare a costi più elevati.
A tal fine un’informazione più trasparente e immediata che offra al consumatore la possibilità di comprendere i valori intrinseci di un prodotto che rispetta i requisiti della sostenibilità è stata individuata come una possibile soluzione. Sono stati menzionate anche le ricerche dell’Università di Siena, nell’ambito del progetto Pnrr Agritech sulla misurazione e valorizzazione della qualità attraverso la tracciabilità dell’origine e della tipicità.
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Oleoturismo, settore in espansione
L’olivo in Italia non ha un ruolo solo dal punto di vista produttivo, ma risulta essere una figura centrale anche dal punto di vista paesaggistico. La connessione tra il paesaggio olivicolo e le aziende agricole si conferma grazie alla forte presenza sul territorio di molte realtà agrituristiche che sfruttano il paesaggio di una olivicoltura tradizionale per un ritorno economico. L’oleoturismo, infatti, è in forte crescita a livello italiano come è stato confermato dall’associazione Città dell’Olio che, grazie alla promozione di numerose iniziative su tutto il territorio italiano, si prefigge l’obiettivo di salvaguardare l’olivicoltura dall’abbandono come ha spiegato il Presidente dell’associazione Michele Sonnessa. L’interesse verso le attività esperienziali è stato confermato anche da Roberta Garibaldi Presidente dell’Ass. Turismo Enogastronomico.
Dop e Igp a tutela della tipicità
La giornata si è conclusa con una analisi del mercato delle Dop e delle Igp, grazie alla partecipazione di diversi rappresentati di Consorzi di tutela. Alla tavola rotonda hanno partecipato
- Fabrizio Filippi presidente del consorzio di Tutela dell’Igp Toscano,
- Mario Taurasi, Presidente del Consorzio di tutela Sicilia Igp,
- Giorgio Lazzeretti, Direttore del Consorzio di Tutela Riviera Ligure Dop
- e Maria Viola Bonafini del Consorzio Olio Garda Dop.
In Italia si contano 50 tra Dop e Igp dell’olio extravergine d’oliva, nonostante questo, l’olio a denominazione rappresenta solo il 5% della produzione.
I rappresentanti dei Consorzi di tutela hanno portato all’attenzione dei rappresentati politici molti dei problemi che affliggono il mondo produttivo, dalle emergenze climatiche e fitosanitarie fino a quelle relative al mercato. Tra quest’ultime è emerso chiaro il problema delle frodi e delle contraffazioni di prodotto, per cui emerge chiara la necessità di un miglioramento dei controlli, ma anche una maggiore collaborazione con la grande distribuzione e il loro impegno nella comunicazione delle di Dop e Igp. Questi non sono, infatti, solo un marchio ma rappresentano un’occasione di valorizzare un territorio attraverso la ricerca e il recupero di cultivar locali e dei loro paesaggi tipici.