La gestione della destinazione d’uso delle sanse di oliva è al centro di un contrasto fra sansifici da una parte e produttori-trasformatori di olive (come Unaprol, Coldiretti Puglia, Fioq) dall’altra.
Già il Dm incentivi del 23 giugno 2016 aveva creato qualche problema di interpretazione su tale destinazione. Ma a mettere “in difficoltà” i sansifici sono state le “Procedure applicative” del Dm 2 marzo 2018, relative quindi al Dm biometano: il decreto ministeriale (dm) non cita la sansa, non se ne occupa, le Procedure invece sì. Queste la definiscono “materia prima incentivabile per il biometano avanzato”.
Per i sansifici è un’interpretazione forzata, che, secondo essi, oltre tutto dimentica completamente il “food first”, cioè la priorità della finalità alimentare della sansa. Il timore dei sansifici è che, se si incentiva in maniera pesante la destinazione energetica della sansa, questa verrà utilizzata solo per scopi energetici, sottraendola alle loro attività di estrazione dell’olio di sansa di oliva. Da ciò la decisione di intraprendere la strada di un ricorso autonomo al Tar del Lazio affinché dirima il contrasto in essere fra il Dm 2 marzo 2018 e le sue Procedure applicative.
Il ricorso è stato intrapreso da parte di sansifici interni ed esterni ad Assitol, che, in attesa della pronuncia del Tar, non si esprime ufficialmente (Assitol era comunque intervenuta sulla questione già a ottobre 2019).
Unaprol, Coldiretti Puglia e Fioq insorgono tuttavia, a loro dire, «contro il veto di Assitol sull’impiego delle sanse umide per la produzione di biogas» e denunciano «il rischio di chiusura per i frantoi italiani».
Granieri (Unaprol):
«No a veto Assitol su impiego sanse per biogas»
«La sospensione degli ecoincentivi destinati agli impianti per la produzione di biogas, fortemente caldeggiata da Assitol, – dichiara il presidente David Granieri – sta causando la rescissione da parte di tali impianti dei contratti di conferimento a titolo oneroso delle sanse umide provenienti dai frantoi oleari.
L’impossibilità per i frantoi di conferire le sanse umide come matrici per la produzione di biocarburante avanzato, sta facendo sì che queste, da risorsa economica, si trasformino in un costo netto, sia dal punto di vista monetario sia da quello ambientale».
Unaprol ha già inviato a tale proposito in data 23 settembre 2020 una lettera formale per sottoporre il problema al Comitato Biocarburanti del Ministero dello sviluppo economico e al Mipaaf.
«Bisogna assolutamente salvaguardare la possibilità di destinare le sanse umide alla produzione di energia per i notevoli vantaggi che garantisce:
- sgravio dei costi a carico delle imprese della filiera olivicolo-olearia,
- netta riduzione dell’impatto ambientale,
- più alti livelli qualitativi dell’olio,
- miglioramento delle rese produttive.
Infatti la destinazione energetica garantisce certezza, capillarità e continuità del ritiro della sansa umida che, se non viene allontanata nel giro di 24 ore, causa il rallentamento della raccolta in campo e dell’attività dei frantoi, il peggioramento della qualità delle olive in giacenza, l’aggravio dei costi. Già durante la campagna 2019-2020 numerosi frantoi hanno dovuto interrompere l’attività proprio perché impossibilitati a smaltire correttamente le sanse, con la conseguenza di gravissimi danni economici: quest’anno, con la campagna di raccolta 2020-2021 già iniziata, rischiamo il blocco totale degli impianti di trasformazione».
La richiesta di Assitol, aggiunge Granieri, è inaccettabile per il comparto olivicolo-oleario italiano «che soffre già di gravi problemi di competitività nella gestione dei costi di produzione rispetto a competitor stranieri sempre più aggressivi e di difficoltà nella destinazione ottimale dei sottoprodotti. Peraltro la preoccupazione di Assitol, che si appella al principio del “food first” per reclamare la destinazione delle sanse ai sansifici, è del tutto priva di fondamento, perché in media il 67% delle sanse prodotte in Italia viene conferito ai sansifici. Quello prospettato da Assitol è, quindi, un falso problema. Perciò abbiamo invitato le istituzioni competenti a prendere in seria considerazione la questione: non favorire l’adozione di soluzioni virtuose dal punto di vista economico e ambientale come la produzione di biogas dalle sanse costituisce a nostro avviso un grave errore di valutazione, che colpirebbe duramente un asset strategico dell’agroalimentare italiano, la filiera olivicolo-olearia, che vale oltre 1,2 miliardi di euro nella parte agricola e 3 miliardi di euro in quella industriale».
Muraglia (Coldiretti Puglia):
«Frantoi a rischio con stop a sansa per biogas»
Anche Coldiretti Puglia interviene sulla questione, sostenendo, attraverso il presidente regionale Savino Muraglia, olivicoltore e frantoiano di Andria, che «alla vigilia della campagna olearia 2020-2021 in Puglia, va scongiurato il rischio che i frantoi collassino e interrompano l’attività di molitura delle olive per l’impossibilità di smaltire la sansa che, a causa della sospensione degli ecoincentivi destinati agli impianti per la produzione di biogas, diverrebbe rifiuto speciale con un aggravio dei costi a carico delle imprese. Già nella scorsa campagna olearia, per non sopportare ulteriori costi che avrebbero aggiunto il danno alla beffa, diverse imprese hanno utilizzato la sansa come ammendante per la presenza di acqua e sostanza organica, mentre numerosi frantoi hanno dovuto interrompere l’attività con un danno economico grave a carico dell’intera filiera. È una situazione insostenibile che va sanata prima che la campagna olearia 2020/2021 entri nel vivo».
Guglielmi (Fioq): «Si tutelino libertà di scelta dei frantoiani e libero mercato»
Sulla sospensione degli ecoincentivi destinati agli impianti per la produzione di biogas interviene anche l’associazione nazionale Frantoiani italiani olio di qualità (Fioq), per esplicitare in maniera chiara, attraverso il presidente Riccardo Guglielmi, la posizione dei propri soci, operatori frantoiani che rappresentano il 30% della produzione italiana di olio extravergine di oliva.
«Stigmatizziamo una situazione delicata e complessa che si sta palesando in questi giorni a causa della richiesta di sospensione degli ecoincentivi destinati agli impianti per la produzione di biogas, circostanza che sta comportando la rescissione in molti impianti di numerosi contratti di conferimento presso le stesse strutture dedite alla produzione di biogas da sanse umide.
Ribadiamo con forza due concetti che rivolgiamo soprattutto in modo chiaro all’Assitol che sta caldeggiando il blocco degli ecoincentivi nascondendosi dietro quello che sembra la parodia di uno slogan come “Food first”, ovvero priorità al cibo, priorità che quindi dovrebbe continuare a garantire il monopolio della sansa da parte dei sansifici a discapito dell’industria energetica».
Guglielmi esprime il dissenso della Fioq per tre ordini di ragioni.
«La prima riguarda una libera scelta degli operatori frantoiani, che ormai sono costretti a lavorare in un contesto di incertezza economica direi congiunturale, con un mercato che opera prezzi pericolosamente vicini ai costi di produzione e trasformazione, con margini ridotti all’osso e distribuzione organizzata pronta ad aste al ribasso che scatenano una guerra tra poveri. In questa situazione i frantoiani devono essere liberi di ottenere un minimo (anche se talvolta irrisorio) surplus economico dalla vendita di sansa umida.
La seconda ragione riguarda il ciclo di vita del prodotto e dei suoi sottoprodotti: attraverso gli impianti a biogas con il digestato c’è un ritorno di sostanza organica nei terreni per aumentare la fertilità degli stessi. Una questione da non sottovalutare in ottica di eco-sostenibilità del ciclo di produzione dell’olio.
La terza, e ultima, ragione si inquadra in una prospettiva ben più ampia ed è collegata a una domanda, sicuramente provocatoria: se il mercato fatica ad assorbire stock importanti di olio di qualità e a remunerarlo nel modo giusto, che spazio può avere nel contesto attuale l’olio di sansa? Come Fioq crediamo che sia urgente mettere un punto alla questione in modo chiaro, perché dietro lo scontro tra player diversi ma che agiscono sullo stesso mercato, quali sono ormai industria energetica e sansifici, a farne le spese sono ancora una volta i frantoiani. Questo non lo possiamo accettare e soprattutto non possiamo accettare che si facciano guerre rappresentando posizioni fasulle, dicendo mezze verità e nascondendo gli interessi di parte».