Nell’Italia olivicola, la stagione del “si salvi chi può” è finita. Il calo repentino dei prezzi, le tensioni negli scambi e la crescente distanza tra valore reale e valore di mercato hanno riportato al centro del dibattito un’urgenza che non può più essere rimandata: dotare la filiera dell’olio extravergine di una strategia che guardi lontano, oltre l’emergenza e oltre le singole posizioni. Al Tavolo Olivicolo convocato dal Masaf, per la prima volta dopo anni, sindacati agricoli e associazioni di categoria hanno parlato con una sorprendente compattezza. Una convergenza rara, che misura la gravità del momento ma anche la consapevolezza che la frammentazione non è più sostenibile. Il futuro dell’olio italiano si gioca sulla capacità di unire i punti e progettare una governance moderna, trasparente e condivisa.
Un fronte compatto: più trasparenza, meno speculazione

Al Tavolo Olivicolo Nazionale, Coldiretti–Unaprol ha acceso i riflettori sulla distorsione dei prezzi, con il presidente David Granieri che ha definito “inaccettabile” la compressione del valore dell’extravergine italiano a causa delle dinamiche speculative. Il punto centrale è la trasparenza: un mercato opaco favorisce oscillazioni anomale e apre spazi a comportamenti distorsivi.
Da qui la richiesta di estendere il registro telematico dell’olio a livello europeo e aggiornare gli attuali parametri di riferimento, giudicati ormai inadeguati. Granieri propone un rafforzamento del Portale Sian con l’obbligo di registrare tutte le contrattazioni, comprese quelle delle olive da olio, per ottenere una fotografia aggiornata, territoriale e affidabile del mercato.
L’obiettivo è condiviso da più parti: rendere il sistema non manipolabile, offrire dati certi, tutelare i produttori.
Liquidità, credito e fine delle promozioni al ribasso: le richieste di Confagricoltura e Unapol
Anche Confagricoltura e Unapol portano al Tavolo una linea comune: la crisi dei prezzi non è solo una congiuntura, ma un campanello d’allarme su fragilità strutturali.
Per Alberto Statti, componente di Giunta di Confagricoltura, è essenziale distinguere ciò che è urgente da ciò che è strategico. Nel breve periodo servono:
- accesso agevolato al credito per evitare svendite,
- strumenti finanziari per stoccare l’olio,
- controlli più rigorosi su tracciabilità e residui dei prodotti importati.
Ma c’è un altro fronte caldo: la grande distribuzione. Statti denuncia come le campagne sottocosto stiano svuotando il valore dell’olio italiano, generando aspettative irreali nel consumatore e comprimendo i margini dei produttori.
Il presidente di Unapol, Tommaso Loiodice, invita alla calma operativa. Chiede di evitare vendite affrettate e guarda con favore all’attenzione del Governo, sostenendo l’urgenza di avviare rapidamente un Piano Olivicolo Nazionale finanziato e orientato alla promozione dell’extravergine italiano.
Aifo: superare la frammentazione, costruire una governance moderna
La voce di Aifo introduce una visione più ampia, andando oltre l’immediatezza dell’emergenza. L’associazione parla di fragilità strutturali che da anni indeboliscono la capacità del comparto di reagire ai mercati globali: piccole dimensioni, organizzazioni poco integrate, governance dispersiva, strumenti normativi non aggiornati.
Aifo indica quattro direttrici fondamentali:
1. Aggregazione dell’offerta
Solo OP realmente operative possono dare massa critica alla produzione. Aifo propone di riformare l’Ocm olio, avvicinandola al modello del vino, che ha dimostrato una capacità di gestione molto più efficace.
2. Organizzazione Interprofessionale unica
Una sola OI nazionale stabile, in grado di coordinare programmazione produttiva, dialogo con le istituzioni, promozione, raccolta dati.
3. Trasparenza dei prezzi e controlli rafforzati
L’associazione sostiene la Cun delle olive e la Cun dell’olio, insieme all’estensione europea del registro telematico.
4. Riforma di Dop e Igp
Oggi solo il 3% dell’olio italiano è certificato. Aifo propone una governance consortile più simile a quella dei formaggi e dei vini, con regole certe, promozione mirata e una reale redistribuzione del valore lungo la filiera.
“Per dare stabilità al mercato servono scelte strutturali”, ribadisce il presidente Alberto Amoroso, che ha apprezzato la disponibilità del Masaf a proseguire con un confronto costante.

La direzione da imboccare
Se c’è un elemento che emerge chiaramente dal Tavolo Olivicolo è la fine di un’epoca: quella in cui ogni organizzazione avanzava la propria ricetta, spesso incompatibile con quella delle altre. Oggi la filiera ha compreso che la frammentazione è una zavorra, non un patrimonio. Esiste un sentire comune che non si vedeva da tempo: trasparenza, aggregazione, riforme, controlli, promozione. Non sono slogan, sono i pilastri di una modernizzazione indispensabile.
Per la prima volta, il comparto parla con una voce più unita, e questa è forse la novità più significativa. Ma la compattezza deve diventare metodo, non eccezione. Perché l’olio evo italiano merita una strategia che guardi al futuro con lucidità, ambizione e responsabilità. Se la filiera continuerà a marciare compatta, le istituzioni avranno la forza politica per trasformare le proposte in riforme. E allora il vero Made in Italy potrà tornare non solo a resistere alle crisi, ma a guidare la rotta del Mediterraneo e dei mercati globali.









