Olio di oliva italiano, stime di produzione 2025-2026: +30% rispetto il 2024-25

produzione olio 2025
Al via la raccolta delle olive in Italia. Una stima congiunta di Coldiretti, Unaprol e FOA Italia prevede un aumento produttivo del 30% rispetto al 2024-25. Novità sulla tracciabilità: registrazione obbligatoria entro sei ore per difendere il Made in Italy

È partita in tutta Italia la raccolta delle olive, con prospettive incoraggianti per il settore olivicolo nazionale. Dopo un 2024 difficile, segnato da siccità e caldo anomalo che avevano ridotto drasticamente i volumi, a seguito di un’analisi congiunta di Unaprol, Coldiretti e Foa Italia, basata sulle prime rilevazioni condotte tra olivicoltori e frantoiani, si prevede un possibile recupero produttivo attorno al 30%. Se confermata, la produzione di olio extravergine italiano potrebbe raggiungere le 300mila tonnellate. Si tratta però di stime preliminari, destinate a essere riviste in base all’andamento climatico delle prossime settimane.

Il Sud traina la ripresa

Le condizioni più favorevoli si registrano al Sud, dove Puglia e Calabria – che insieme superano il 60% della produzione nazionale – potrebbero crescere del 30-40% rispetto allo scorso anno. Determinanti le piogge estive  che hanno attenuato gli effetti della siccità primaverile e del caldo record di maggio.

Nord in difficoltà, Centro incerto

Il Nord Italia deve invece fare i conti con un forte ridimensionamento: i primi dati parlano di un calo attorno al 40%, dovuto soprattutto a eventi meteorologici avversi. In Centro Italia, la situazione è a “macchia di leopardo”, con zone in lieve tenuta e altre attese in calo tra il 10% e il 15%.

Nuove regole per la tracciabilità

La campagna si apre anche con un’importante novità normativa: un decreto, sostenuto da Coldiretti e Unaprol, impone la registrazione dei movimenti delle olive entro sei ore dall’acquisto. L’obiettivo è bloccare i flussi fittizi di prodotto estero spacciato per italiano e tutelare i produttori onesti.

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David Granieri, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente Unaprol.

«Un passaggio epocale per il settore – rileva David Granieri, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente Unaprol -. Con questo decreto si chiude definitivamente l’epoca delle olive senza nome e senza provenienza, e si apre una nuova fase fondata sulla trasparenza, sulla responsabilità e sulla valorizzazione del prodotto italiano. L’aumento di produzione non deve però distogliere dall’urgenza di investimenti in infrastrutture, ricerca e innovazione in tutte le aree del Paese – continua Granieri -. Serve implementare piani di sviluppo che garantiscano al comparto olivicolo italiano la resilienza necessaria ad affrontare le crescenti e imprevedibili sfide climatiche future. L’obiettivo rimane quello di sostenere tutti i produttori e rafforzare la posizione di eccellenza dell’olio extra vergine d’oliva italiano sui mercati globali».

Un comparto strategico, tra sfide climatiche e primati globali

Granieri invita però a guardare oltre l’incremento atteso: servono investimenti in infrastrutture, ricerca e innovazione per sostenere un comparto sempre più esposto agli effetti del cambiamento climatico.

Il settore resta comunque strategico:

  • oltre 400mila aziende,
  • 250 milioni di piante
  • e 533 varietà di olive

rendono l’Italia il Paese con la maggiore biodiversità olivicola al mondo, leader europeo per numero di denominazioni di origine (43 Dop e 7 Igp).

Olio di oliva italiano, stime di produzione 2025-2026: +30% rispetto il 2024-25 - Ultima modifica: 2025-09-22T11:39:51+02:00 da Barbara Gamberini

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