Il batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca ST53 ha ormai preso possesso della zona contenimento e avanza sempre più nella zona cuscinetto. È quanto emerge con estrema chiarezza dai primi quattro aggiornamenti del monitoraggio avviato lo scorso giugno dai tecnici dell’Arif, l’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali.
Quattro aggiornamenti, già 86 positivi a Xylella
- Il primo aggiornamento aveva comunicato la presenza di 13 piante infette (tutte in zona contenimento);
- il secondo di altre 34 (delle quali 27 in zona cuscinetto e 7 in zona contenimento);
- il terzo ancora di altre 12 (tutte in zona cuscinetto).
- Adesso, la pubblicazione di altri cinque rapporti di prova per il quarto aggiornamento ha certificato l’identificazione di altre 27 piante infette che porta il totale stagionale a 86 positivi (85 olivi e un mandorlo), del quali 46 in zona contenimento e ben 40 in zona cuscinetto.
Andamento che certifica la “vivacità” del batterio
Come puntualizza Infoxylella, gli 86 positivi costituiscono il 59% del numero di positivi (146) registrato dallo scorso monitoraggio nelle zone cuscinetto e contenimento (a cui si aggiunsero oltre 3.000 positivi della zona ex contenimento che però, da questo anno, non è più soggetta a monitoraggio). È un andamento che certifica la “vivacità” del batterio, se si considera che finora è stato analizzato solo il 15% delle 290mila piante per le quali è previsto il test diagnostico.
Un nuovo focolaio di Xylella in zona cuscinetto
26 dei 27 nuovi olivi positivi ricadono tutti nel noto focolaio fasanese di Lamalunga, dove nelle scorse settimane erano già state identificate altre 19 piante. Si tratta di un focolaio in zona di contenimento, adiacente alla SS16, a poche centinaia di metri dalla zona cuscinetto dell’agro di Monopoli (Bari).
Ma la novità più preoccupante è la segnalazione di un olivo infetto alla Coreggia, frazione di Alberobello (Bari). Questo nuovo positivo genera un nuovo focolaio in zona cuscinetto, non lontano (circa 2.700 metri ad ovest) dal primo focolaio alberobellese scoperto durante il monitoraggio del 2021.
Forse si continua a perseguire la strategia sbagliata ! Fermare questo batterio è come convincersi di fermare l’acqua con le mani. Per quanto si voglia contenere l’infezione ci sarà sempre una falla che consentirà al virus di avanzare.
Anziché vessare tutti i proprietari di uliveti e specie affini costringendoli anche a utilizzare una chimica impattante che vanifica ogni impegno assunto dai produttori bio, occorrerebbe sensibilizzare i cittadini e accompagnarli nel percorso di riconversione della cultivar favorendo l’innesto delle varietà resistenti.
Occorre dare libera scelta a tutti rendendoli consapevoli che chi non interviene perderà nei prossimi 10/15 anni il proprio patrimonio olivicolo al contrario di chi ci tiene e interviene da subito. Libereremmo risorse economiche e umane e ci focalizzeremmo su un progetto di rigenerazione di lungo respiro. Ma abbiamo scelto la via più farraginosa e burocratica. 🙁