
Il Piano Olivicolo Nazionale, invocato da anni dal comparto, è la risposta concreta che intendiamo dare agli operatori del settore per programmare un rilancio del settore, forte e concreto, così da restituirgli il ruolo centrale che gli compete nell’agricoltura italiana ed europea.
Produzione, risorse e innovazione
Uno degli obiettivi primari che ci siamo dati io e il ministro Lollobrigida nel redigere il piano, a fronte dell’ascolto delle diverse istanze pervenutemi dalla filiera olivicola, è quello di aumentare la produzione nazionale di olio di oliva, puntando:
- sull’espianto e reimpianto degli oliveti improduttivi,
- sul recupero di oliveti abbandonati,
- sull’incentivo per nuovi impianti in zone vocate e la realizzazione, dove il territorio lo consenta, di oliveti intensivi o semi-intensivi.
Per raggiungere questo risultato il governo Meloni ha predisposto nel decreto ColtivaItalia ben trecento milioni, ma vorrei anche evidenziare tutto l’insieme di iniziative tramite le quali vogliamo dare forza al comparto olivicolo. Abbiamo pensato al tema dell’abbattimento dei costi produttivi, attraverso la formazione tecnica specializzata, maggiore condivisione di mezzi e servizi tra produttori, maggiore diffusione dei sistemi di supporto alle decisioni, che permettono di praticare una agricoltura più efficiente e sostenibile.
Filiera unita e valorizzazione del made in Italy
Nei vari incontri con i rappresentanti del settore ho anche riscontrato la disponibilità a costituire una Organizzazione Interprofessionale Unica, capace di unificare l’intera filiera e consentirgli maggior potere contrattuale, una migliore programmazione e prezzi più equi e stabili. In tal senso ben vengano gli accordi di filiera in grado di valorizzare le produzioni 100% italiane, sostenibili, Dop/Igp e Bio, da portare all’attenzione dei consumatori anche tramite il supporto di adeguata promozione ed informazione sul valore dell’olio di qualità italiana, attraverso campagne di educazione alimentare, che evidenzino le caratteristiche salutistiche e nutrizionali degli Evo italiani e la loro origine e legame con il territorio (Dop/Igp, Bio). Si vuole puntare su un marchio “Evo di alta Qualità”, una certificazione volontaria che sia riconosciuta dalla Unione Europea e che possa valorizzare ulteriormente l’olio italiano.
Lotta alla Xylella e rilancio dell’olivicoltura da mensa
Altro obiettivo è migliorare la lotta alla Xylella con un nuovo Piano Xylella, che acceleri le pratiche autorizzative, attraverso lo snellimento burocratico, il miglioramento del monitoraggio che permetta una diagnosi ed una eradicazione più rapide, maggiore impulso alla ricerca per l’ottenimento di varietà resistenti al patogeno.
Un’ulteriore novità sarà quella del rilancio dell’olivicoltura da mensa, oggi troppo marginale nonostante l’antica e ampia tradizione locale.
Più ricerca e sinergia tra enti e produttori
Infine, ci siamo posti l’obiettivo, tutt’altro che secondario, di sviluppare ulteriormente la ricerca, migliorando il dialogo, fondamentale, tra i vari enti ed istituti competenti in sinergia con il mondo dei vivaisti e quello dei produttori, con una maggiore diffusione e trasferimento dei risultati.
Il lavoro da fare è molto, su vari ambiti e da questo mio breve excursus è altrettanto facilmente comprensibile che ci vorrà tempo, ma come dicastero e come governo siamo determinati a fare la nostra parte, che è quella di stare come sempre al fianco dei nostri agricoltori, che, nel caso specifico degli operatori del settore olivicolo, sono impegnati in un lavoro comune al Tavolo Olivicolo, dal quale attendiamo che escano le prossime risultanze per incidere tutti insieme, istituzioni e privati, sull’operatività del piano olivicolo e sul rilancio di un settore fondamentale e fortemente rappresentativo del mondo agricolo italiano.
L’articolo è disponibile per i nostri abbonati su Olivo e Olio n. 5/2025
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