È ormai noto a tutti che la produzione italiana di olio extravergine di oliva è in flessione da diversi anni, a tutto vantaggio di altri paesi produttori che stanno guadagnando sempre più terreno. A seguito di questo preoccupante trend negativo, nel settore olivicolo del nostro paese da qualche anno fervono iniziative per il ricorso a tecnologie innovative che consentano il rilancio di questa coltura. Tecnologie che hanno come denominatore comune la sostenibilità.
La tavola rotonda organizzata in occasione del 19° Campionato di potatura dell’olivo a vaso policonico è stata l’occasione per valutare quali sono le opportunità che possono essere colte nei prossimi anni per il settore.
![convegno oliveto](https://olivoeolio.edagricole.it/wp-content/uploads/sites/17/2024/05/Relatori-del-convegno-sulla-potatura-di-aprile-2024-Famiani_Conti_Proietti_Gucci-600x333.png)
Aumento della produzione
Partendo dalla necessità di incrementare la produzione, può essere utile aiutare la pianta a ridurre i tempi per raggiungere la fase adulta. «Innanzitutto, è importante partire bene – ha spiegato Franco Famiani dell’Università di Perugia – scegliendo piante di due anni per realizzare i nuovi impianti. Poi è fondamentale ricorrere ad altri fattori, come per esempio l’irrigazione e la fertirrigazione, che secondo nostri studi determina un aumento della crescita delle piante fino al 50%, così come abbiamo visto che l’uso dei biostimolanti somministrati al momento giusto crea sinergia con la crescita. Molto promettenti risultano, infine, il ricorso alla concimazione organica e la defruttificazione nei primi anni di vita delle piante, fase in cui i frutti sottraggono risorse e le piante crescono meno. (…)».
L’utilità dell’irrigazione
A proposito di irrigazione, si tratta di una pratica che fino a pochi anni fa in olivicoltura non veniva neanche presa in considerazione. «E invece può giocare un ruolo importante – ha riferito Riccardo Gucci, dell’Università di Pisa – ma parliamo di una risorsa che è molto preziosa, quindi va usata con parsimonia, anche per rispettare il concetto di sostenibilità. Detto questo, è indubbio che l’acqua abbia un effetto positivo sia sugli aspetti quantitativi della pianta già entrata in produzione sia per ottimizzare la qualità. E aggiungo che l’irrigazione non va svincolata dalle altre tecniche applicate, cioè, dobbiamo pensare a un quadro coerente in cui ogni intervento è in sintonia con gli altri. (…)».
La difesa dagli insetti
Quando si parla di sostenibilità, non si può non rimarcare la stabilità dell’oliveto come agroecosistema e soprattutto la biodiversità. «E questo è un concetto che ritroviamo anche nella difesa dagli insetti – ha spiegato Eric Conti, dell’Università di Perugia – nel senso che nell’oliveto troviamo svariate specie entomofaghe che consentono di controllare abbastanza facilmente gli insetti in generale. A parte uno che è la mosca dell’olivo. I cambiamenti climatici stanno favorendo lo sviluppo di questo insetto per cui oggi diventa fondamentale il monitoraggio con trappole, possibilmente a feromoni, e in base a questo si decide se e quando intervenire. (…)».
I crediti di carbonio
Tecniche colturali a parte, altre opportunità per l’olivicoltura arrivano dai cosiddetti crediti di carbonio. «L’olivo da sempre è stata una coltura gestita con bassi input antropici e con tecniche che favoriscono l’accumulo del carbonio non solo nell’albero, ma anche nel terreno – ha spiegato Primo Proietti, dell’Università di Perugia –. Partendo da questo presupposto, abbiamo iniziato a redigere dei bilanci del carbonio per vedere da un lato le emissioni di CO2 necessarie per la gestione colturale e la trasformazione del prodotto e dall’altro quantificare anche gli assorbimenti, nonché tutte quelle pratiche che possono potenziare questi assorbimenti. (…)».
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