È ormai noto a tutti che la produzione italiana di olio extravergine di oliva è in flessione da diversi anni, a tutto vantaggio di altri paesi produttori che stanno guadagnando sempre più terreno. A seguito di questo preoccupante trend negativo, nel settore olivicolo del nostro paese da qualche anno fervono iniziative per il ricorso a tecnologie innovative che consentano il rilancio di questa coltura. Tecnologie che hanno come denominatore comune la sostenibilità.
La tavola rotonda organizzata in occasione del 19° Campionato di potatura dell’olivo a vaso policonico è stata l’occasione per valutare quali sono le opportunità che possono essere colte nei prossimi anni per il settore.
Aumento della produzione
Partendo dalla necessità di incrementare la produzione, può essere utile aiutare la pianta a ridurre i tempi per raggiungere la fase adulta. «Innanzitutto, è importante partire bene – ha spiegato Franco Famiani dell’Università di Perugia – scegliendo piante di due anni per realizzare i nuovi impianti. Poi è fondamentale ricorrere ad altri fattori, come per esempio l’irrigazione e la fertirrigazione, che secondo nostri studi determina un aumento della crescita delle piante fino al 50%, così come abbiamo visto che l’uso dei biostimolanti somministrati al momento giusto crea sinergia con la crescita. Molto promettenti risultano, infine, il ricorso alla concimazione organica e la defruttificazione nei primi anni di vita delle piante, fase in cui i frutti sottraggono risorse e le piante crescono meno. (…)».
L’utilità dell’irrigazione
A proposito di irrigazione, si tratta di una pratica che fino a pochi anni fa in olivicoltura non veniva neanche presa in considerazione. «E invece può giocare un ruolo importante – ha riferito Riccardo Gucci, dell’Università di Pisa – ma parliamo di una risorsa che è molto preziosa, quindi va usata con parsimonia, anche per rispettare il concetto di sostenibilità. Detto questo, è indubbio che l’acqua abbia un effetto positivo sia sugli aspetti quantitativi della pianta già entrata in produzione sia per ottimizzare la qualità. E aggiungo che l’irrigazione non va svincolata dalle altre tecniche applicate, cioè, dobbiamo pensare a un quadro coerente in cui ogni intervento è in sintonia con gli altri. (…)».
La difesa dagli insetti
Quando si parla di sostenibilità, non si può non rimarcare la stabilità dell’oliveto come agroecosistema e soprattutto la biodiversità. «E questo è un concetto che ritroviamo anche nella difesa dagli insetti – ha spiegato Eric Conti, dell’Università di Perugia – nel senso che nell’oliveto troviamo svariate specie entomofaghe che consentono di controllare abbastanza facilmente gli insetti in generale. A parte uno che è la mosca dell’olivo. I cambiamenti climatici stanno favorendo lo sviluppo di questo insetto per cui oggi diventa fondamentale il monitoraggio con trappole, possibilmente a feromoni, e in base a questo si decide se e quando intervenire. (…)».
I crediti di carbonio
Tecniche colturali a parte, altre opportunità per l’olivicoltura arrivano dai cosiddetti crediti di carbonio. «L’olivo da sempre è stata una coltura gestita con bassi input antropici e con tecniche che favoriscono l’accumulo del carbonio non solo nell’albero, ma anche nel terreno – ha spiegato Primo Proietti, dell’Università di Perugia –. Partendo da questo presupposto, abbiamo iniziato a redigere dei bilanci del carbonio per vedere da un lato le emissioni di CO2 necessarie per la gestione colturale e la trasformazione del prodotto e dall’altro quantificare anche gli assorbimenti, nonché tutte quelle pratiche che possono potenziare questi assorbimenti. (…)».
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