L’applicazione della micropropagazione anche in olivicoltura consente di ridurre il costo delle piantine, grazie all’aumento dell’efficienza moltiplicativa del materiale vegetale, e di semplificare la propagazione delle varietà recalcitranti alla radicazione con i metodi tradizionali. Obiettivo di questa ricerca è stato quello di valutare in campo e con un approccio architetturale l’effetto della propagazione in vitro sulla dinamica di ramificazione e di fruttificazione di due cultivar a diversa vigoria, entrambe allevate secondo il sistema superintensivo: Arbequina a bassa vigoria e Coratina a media vigoria.
Lo studio è stato condotto in pieno campo presso il Centro Didattico-Sperimentale ‘Martucci’ dell’Università di Bari in agro di Valenzano (Bari), su alberi provenienti da talea semi-legnosa e da micropropagazione, allevate secondo il sistema superintensivo al 5° anno di impianto, con sesto di 4,0 m x 1,5 m (1.667 alberi per ettaro) e forma di allevamento ad asse centrale.
Sui rami sono stati determinati durante la stagione vegeto-produttiva:
- il numero di nodi totali,
- il numero e la posizione dei nodi fertili e di quelli alleganti almeno un frutto,
- il numero e la posizione dei germogli.
Le elaborazioni grafiche sono state ottenute considerando i valori modali. L’approccio architetturale si è dimostrato un ottimo strumento di indagine per lo studio della dinamica di ramificazione e di fruttificazione dell’olivo.
La micropropagazione non ha fatto variare significativamente il gradiente vegetativo di Arbequina.
Nella cultivar Coratina, invece, il numero e posizione dei germogli anticipati sul ramo sono stati influenzati significativamente dal metodo di propagazione:
- gradiente basitono per gli alberi da talea
- e mesotono per quelli micropropagati.
La micropropagazione non ha influenzato la fruttificazione di entrambe le cultivar in studio, ma ha alterato la dinamica di ramificazione della cultivar a più alta vigoria. L’intensità dell’effetto, quindi, sembra essere legata alla vigoria della cultivar propagata.
L’articolo è stato pubblicato su Olivo e Olio n. 1/2021
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