L’estate del 2022 è stata contraddistinta da temperature molto elevate soprattutto in alcune aree normalmente non abituate a questi estremi termici. Altro aspetto decisamente inusuale riguarda il fatto che le alte temperature erano iniziate già dalla metà di maggio, quindi assai precocemente rispetto ad un andamento stagionale normale. Meno particolare il fatto che il periodo di alte temperature sia coinciso con un lungo periodo di siccità, che normalmente avviene nel corso dell’estate, anche se va rilevato che la siccità era iniziata già a fine inverno e si è protratta per tutta la primavera.
Il decorso non è stato uniforme nelle diverse aree olivicole italiane. Nel Nord Italia, la siccità e le alte temperature sono state in parte alleviate da precipitazioni e cali termici a partire dalla seconda metà di luglio, nelle zone appenniniche e del versante adriatico centro-meridionale a partire da inizio agosto, mentre alcuni degli effetti più persistenti si sono manifestati nel versante tirrenico centro-meridionale fino alla metà di agosto quando si sono abbattute precipitazioni intense talvolta accompagnate da forti venti e grandinate.
Situazioni di insolite temperature estreme si sono verificate anche in Spagna, Portogallo, Grecia e perfino nei paesi del centro e nord Europa, come ci hanno informato i media nel corso dell’estate.
Temperature e precipitazioni nell’estate 2022
A titolo esemplificativo si riportano alcuni dati meteorologici riguardanti cinque diverse località olivicole nei mesi di giugno e luglio 2022 (v. tabella), cioè nel periodo che corrisponde alla fase di primo sviluppo dei frutticini dopo l’allegagione fino all’invaiatura.
Sono stati calcolati degli indici sintetici riguardanti la parte veneta del Lago di Garda (Bardolino), una delle principali zone olivicole pugliesi (Corato), due località toscane, in particolare la Maremma costiera (Braccagni) e il Chianti (Greve in Chianti), e una delle più importanti aree nella Sicilia occidentale (Castelvetrano).
Un primo dato che colpisce è l’assenza o quasi di precipitazioni non solo in Sicilia ma anche nelle due località toscane, in cui la siccità è stata più grave che in Puglia.
Dal punto di vista della temperatura media, le differenze tra le cinque aree sono state contenute con valori di 25,4 °C a Greve in Chianti e di 28,2 °C a Corato. Assai più evidenti, e per dei versi sorprendenti, le differenze nel numero di giorni con temperature massime superiori a 35 °C nei mesi di giugno e luglio:
- solo 7 a Bardolino,
- 25 a Braccagni e Greve in Chianti,
- 26 a Corato
- e 32 a Castelvetrano.
Le stesse differenze sono risultate nelle temperature massime medie, relativamente contenute a Bardolino (31,8 °C), ma ben più alte nelle altre quattro località (33,7-34,9 °C). Le temperature minime medie del periodo sono state più basse a Greve in Chianti (16,2 °C) seguita da Braccagni (17,2 °C), Castelvetrano (18,9 °C), Bardolino (20, 3 °C) e Corato (22,9 °C).
Da segnalare anche le massime assolute che sono state registrate a Bardolino (37 °C) il 22 luglio, a Corato il 28 giugno (41,4 °C), a Castelvetrano (40,6 °C) il 25 giugno, a Braccagni (39,1 °C) il 4 luglio e a Greve in Chianti (39,3 °C) il 27 giugno.
Proprio a proposito delle massime assolute vi è da rilevare che in tutte le suddette località i valori sono stati molto elevati, giungendo a sfiorare i 40 °C in Toscana e a superarli sia in Sicilia che in Puglia.
Infine, per quasi tutto il periodo 1 giugno - 1 agosto si sono verificate temperature medie massime superiori a 30 °C:
- a Braccagni per 60 giorni su 62,
- a Castelvetrano per 57 su 62
- e a Greve in Chianti per 54 giorni su 62;
- a Bardolino i giorni con temperatura media massima superiore a 30 °C sono stati 50, a Corato 51 (v. tabella).
Esaminando in dettaglio le temperature del mese di luglio si confermano valori molto alti, ma gli scostamenti rispetto agli andamenti medi di questi ultimi anni sono stati inferiori di quelle invece registrate a giugno. Ciò mette in evidenza che nel 2022 il mese di giugno è stato particolarmente caldo rispetto agli anni precedenti.
Temperature e precipitazioni nel periodo 1 giugno – 1 agosto 2022 in cinque località olivicole italiane | |||||
Parametro climatico | Bardolino (VR) | Corato (BA) | Castelvetrano (TP) | Braccagni (GR) | Greve in Chianti (FI) |
Precipitazioni totali (mm) | 65,2 | 47,6 | 0 | 1,8 | 4 |
Temperatura (T) media (°C) | 26,2 | 28,2 | 27,3 | 26,2 | 25,4 |
N. giorni T max > 35 °C | 7 | 26 | 32 | 25 | 25 |
N. giorni T max > 30 °C | 50 | 51 | 57 | 60 | 54 |
N. giorni T min > 20 °C | 32 | 50 | 18 | 10 | 1 |
Media della T massima | 31,8 | 33,7 | 34,9 | 34,2 | 34,1 |
Media della T minima | 20,3 | 22,9 | 18,9 | 17,2 | 16,2 |
T massima registrata (°C) | 37 | 41,4 | 40,6 | 39,1 | 39,3 |
Data della T max registrata | 22/07/22 | 28/06/22 | 24/06/22 | 04/07/22 | 27/06/22 |
Elaborazioni sui dati ricavati dalla rete dei rispettivi servizi regionali e da servizi meteo pubblici. |
Quali conseguenze per la produttività dell’olivo?
Come noto, l’olivo è una specie molto resistente a siccità ed alte temperature. Tuttavia, ciò non significa che in presenza di lunghi e intensi periodi di stress da caldo e carenza idrica non si abbiano conseguenze negative sulla produttività.
Nell’Osservatorio di Olivicoltura del n. 4-2022 era stato riportato che le condizioni ottimali per fioritura, impollinazione e fecondazione sono intorno a 20 °C, per la germinazione del polline di circa 25 °C e che questi processi riproduttivi nel corso della primavera 2022 erano avvenuti a temperature ben superiori a quelle ritenute favorevoli per l’allegagione dell’olivo.
Di conseguenza, l’allegagione era stata piuttosto modesta a fronte di una buona o abbondante fioritura in molti areali. Condizioni di deficit idrico durante lo sviluppo della mignola diminuiscono il numero di infiorescenze, il numero di fiori (in particolare di fiori perfetti), e lo sviluppo dell’ovulo.
Se la siccità colpisce anche durante le due-tre settimane prima della fioritura è possibile osservare la disidratazione dei petali, che cadono precocemente ancora chiusi e lasciano esposto lo stimma non più recettivo per l’impollinazione (Rapoport et al., 2012).
E per quanto riguarda lo sviluppo dei frutti? Quali sono gli effetti delle alte temperature durante le fasi iniziali di crescita dei frutticini e fino allo stadio di indurimento del nocciolo? Sintomi visibili dello stress termico sono la comparsa di necrosi sulla superficie dei frutticini che si possono manifestare già dai primi giorni dopo l’allegagione e poi si estendono all’intero frutto (foto 1 in apertura).
Ciò è dovuto principalmente al fatto che lo scarso rifornimento idrico fa chiudere gli stomi ancora funzionali del frutticino e così riduce la traspirazione dell’organo. In assenza di traspirazione, processo che determina sottrazione di calore mediante il passaggio di fase dell’acqua allo stato di vapore attraverso i tessuti vegetali, la superficie del frutto colpita dalla radiazione solare diretta raggiunge temperature superiori di molti gradi a quella atmosferica.
Se le temperature esterne sono maggiori di 35 °C, la temperatura dell’epidermide e degli strati più superficiali del frutticino può facilmente superare i 40 °C, provocando prima arresto di crescita e poi necrosi dei tessuti. Il problema persiste anche in frutti più grandi, fino all’indurimento del nocciolo, perché questi organi mantengono una certa attività degli stomi e quindi la capacità di termoregolare e contenere l’innalzamento termico entro certi limiti (foto 1-2).
I danni sono comunque più comuni sui frutticini nelle prime settimane di sviluppo (fino a 6-8 settimane dopo l’allegagione), ma ovviamente dipende dalle condizioni di temperatura atmosferica e dallo stato idrico dell’albero. Il permanere di condizioni di carenza idrica e alte temperature porta anche a progressive ondate di cascola dei frutti con conseguenze negative sulla produzione.
Quali frutti muoiono e quali sopravvivono?
Non esiste una regola che consente di stabilire, e quindi prevedere, quali sono i frutti che verranno danneggiati e quali invece continueranno a crescere e svilupparsi. I fattori in gioco sono tanti per cui le conseguenze diventano poco prevedibili.
L’esposizione del ramo e quindi del frutto, al pari di fattori geografici come latitudine e giacitura, influiscono sul manifestarsi dei danni in quanto, come scritto sopra, la temperatura superficiale del frutto dipende dalla temperatura esterna e dalla radiazione solare diretta.
Vi sono poi aspetti legati alla fisiologia dell’albero e del frutto, i cui meccanismi sono ancora per buona parte ignoti. Sia dal punto di vista del rifornimento idrico che della disponibilità di carboidrati non tutti i frutti si trovano nelle stesse condizioni e queste differenze si evidenziano in condizioni di stress ambientali.
Esistono inoltre delle gerarchie tra i fiori nell’infiorescenza e tra le infiorescenze nel ramo a frutto, che manifestano i propri effetti sull’antesi, sulla percentuale di allegagione e sul successivo sviluppo dei frutticini.
Di solito, frutti inizialmente più grandi crescono di più e hanno minore probabilità di cadere, come dimostrato in specie (arancio, pesco) in cui la diminuzione della velocità di crescita del singolo frutto è condizione che precede la sua cascola.
Le informazioni disponibili sono comunque lacunose ed insufficienti per avere un quadro chiaro sul destino dei frutticini in crescita. Pertanto, nell’olivo non siamo in grado di prevedere quali saranno i frutti che subiranno danni dall’effetto combinato di alte temperature e deficit idrico, ma sappiamo con certezza che in tali condizioni di stress un certo numero di olive subirà dei danni (foto 1-2-3).
Da qui alla raccolta
Nel momento in cui si scrive (23 agosto, ndr) è impossibile prevedere cosa succederà nelle prossime settimane, ma è possibile tracciare il quadro di quanto già successo. Scarsa allegagione significa basso numero di frutti e, quindi, produzioni non elevate.
Lo scarso carico di frutti dovrebbe consentire una maggiore dimensione dei singoli frutti rispetto ad alberi ed annate con alto carico, ma questo non consentirà di compensare, se non in minima parte, il calo produttivo dovuto alla scarsa allegagione.
La quantità di olio prodotto dipenderà poi anche dal processo di inoliazione che inizia in maniera apprezzabile proprio a fine agosto e procede speditamente nelle successive 10-12 settimane in assenza di fattori di stress limitanti. L’andamento stagionale, quindi, da adesso alla raccolta condizionerà la quantità di olio prodotto.
In definitiva, nei mesi di giugno e luglio, le temperature nel nord, centro e sud sono state simili e hanno vanificato la tradizionale distinzione tra aree dal clima fresco o caldo, che di solito viene utilizzata per caratterizzare l’olivicoltura italiana.
L’anomalo andamento delle temperature nel periodo maggio-giugno spiega l’allegagione piuttosto scarsa nonostante l’abbondante fioritura che aveva contraddistinto il 2022 nella gran parte degli areali olivicoli italiani. Gli estremi termici e la siccità fino a metà agosto hanno ulteriormente ridotto la quantità di olive determinando necrosi e fenomeni di cascola.
Sebbene sia impossibile prevedere cosa succederà nel prosieguo della stagione, le prospettive per la produzione non sono rosee.
Leggi l’articolo su Olivo e Olio n. 5 - settembre 2022
Dall’Edicola digitale al perché abbonarsi a Olivo e Olio
Leggi anche: Stress termico e rischio incendi