Per salvare l’olivicoltura del Monte Pisano bisogna fare rete

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Abbandono, incendi e dissesto idrogeologico sono i problemi più sentiti sul Monte Pisano. Una rete di organizzazioni locali sta provando a cambiare le cose partendo dalla gestione territoriale degli oliveti

Il 27 giugno 2025, presso il Frantoio del Monte Pisano a Vicopisano (Pisa), si è svolto l’evento “Attività e reti del Monte Pisano: tra presente e futuro”, una giornata di confronto dedicata alla valorizzazione sostenibile di questo territorio.

L’iniziativa è stata organizzata nell’ambito di Framework, un progetto europeo quinquennale – in conclusione a settembre – coordinato dal Gruppo di Agroecologia della Scuola Superiore Sant’Anna. Il progetto ha coinvolto attivamente olivicoltori locali in diverse attività, tra cui il monitoraggio della biodiversità funzionale per la lotta alla mosca dell’olivo.

All’incontro hanno partecipato circa 40 persone tra agricoltori, tecnici, ricercatori, rappresentanti istituzionali e associazioni. L’obiettivo comune è quello di rafforzare le collaborazioni già esistenti, avviarne di nuove e costruire una visione condivisa per il futuro del Monte Pisano, che coniughi olivicoltura, tutela ambientale e sviluppo economico, generando benefici concreti per chi vive e lavora sul territorio.

Quattro temi chiave per una strategia condivisa

Il filo conduttore dell’incontro è stato il legame profondo tra l’olivicoltura, il paesaggio e le comunità locali, sviluppato attraverso quattro assi tematici:

1. Tutela del paesaggio e biodiversità

Il progetto Framework ha dimostrato che l’abbandono degli oliveti non favorisce la biodiversità funzionale, in particolare quella utile per contrastare la mosca olearia. Al contrario, gli oliveti ben gestiti ospitano una maggiore presenza di insetti predatori nel suolo. Il modello di lavoro congiunto tramite farmer cluster, adottato localmente, ha consentito di definire obiettivi di gestione condivisi per la conservazione attiva della biodiversità a livello territoriale.

2. Innovazione agricola e servizi ecosistemici

Sono state presentate tecnologie e strumenti per la gestione sostenibile dell’oliveto. I progetti di ricerca sviluppati sul territorio mostrano come la ricerca partecipativa possa generare soluzioni concrete:

  • dal controllo ecocompatibile della mosca olearia
  • all’adozione di strumenti digitali per l’olivicoltura in aree collinari.

3. Olivicoltura sostenibile e valorizzazione dell’olio

Le pratiche agroecologiche sono state al centro di numerosi interventi. Come ha ricordato l’agronomo Francesco Elter: «Per fare un buon olio è indispensabile partire da olive buone e sane» e «La qualità si fa nel campo, prima che in frantoio».

4. Costruzione di reti territoriali

Dai tavoli di lavoro è emersa la necessità urgente di rafforzare la cooperazione tra agricoltori, tecnici, istituzioni, associazioni e cittadini, per costruire insieme un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo del territorio.

Una rete per l’olivicoltura

Anna Camilla Moonen, professoressa della Scuola Superiore Sant’Anna, durante la presentazione dei risultati del progetto di ricerca Framework.

Negli ultimi cinque anni, ricercatori, olivicoltori e frantoiani del Monte Pisano hanno collaborato all’interno del progetto europeo Framework, con l’obiettivo di promuovere pratiche agricole in grado di conservare la biodiversità e rafforzare le reti della filiera locale.

Per riuscirci, nel 2021 è stato creato il farmer cluster OliValGraziosa, un gruppo di 15 aziende olivicole distribuite su circa 50 ettari di oliveti terrazzati, circondati da boschi e macchia mediterranea, gestito dall’agronoma Virginia Bagnoni e coordinato dalla professoressa Anna Camilla Moonen della Scuola Superiore Sant’Anna, con il supporto dello Sportello di Agroecologia di Calci.

Gli oliveti coinvolti ospitano cultivar tradizionali come Moraiolo, Leccino, Frantoio e Razzo, con densità elevate (fino a 900 piante per ettaro) e raccolta precoce (da ottobre). Le difficoltà tecniche non mancano:

  • accessibilità ridotta,
  • gestione delle potature,
  • sostenibilità dei trattamenti.

L’obiettivo del gruppo di lavoro è produrre olio di alta qualità riducendo al minimo l’impatto ambientale, valorizzando al contempo i servizi ecosistemici offerti dagli oliveti.

Uno dei pilastri di Framework è stato il monitoraggio della biodiversità funzionale negli oliveti e negli habitat circostanti, in particolare di impollinatori, farfalle, uccelli e predatori naturali della mosca dell’olivo. I dati raccolti, presentati dalla professoressa Moonen, confermano che gli oliveti ben gestiti ospitano una maggiore biodiversità funzionale, in particolare insetti utili come carabidi e stafilinidi, importanti per il controllo naturale della mosca dell’olivo. Al contrario, l’abbandono degli oliveti non favorisce la biodiversità funzionale, specialmente per quanto riguarda i predatori del suolo.

È emersa inoltre l’importanza di adottare strategie di conservazione multi-scala: le specie ad alta mobilità (ad es. api e farfalle) rispondono principalmente alla presenza di habitat adatti a livello di paesaggio, mentre le specie a bassa mobilità (come i predatori del suolo) sono più sensibili alla gestione del singolo oliveto. Per questo, la conservazione efficace richiede strategie multi-scala, che agiscano sia a livello aziendale che paesaggistico. Sono necessarie politiche che incentivino la gestione a basso impatto degli oliveti per sostenere sia la biodiversità funzionale che l’economia delle aree interne.

Accanto alla ricerca, Framework ha sviluppato un’intensa attività di divulgazione e partecipazione. In collaborazione con il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, diretto dalla professoressa Elena Bonaccorsi, sono stati organizzati tre BioBlitz e varie escursioni guidate sul Monte, coinvolgendo la cittadinanza. Queste attività avevano un duplice scopo: rafforzare il legame tra la popolazione e il paesaggio olivicolo e promuovere la consapevolezza del ruolo dell’agricoltura nella conservazione della biodiversità e nella resilienza climatica.

Gli enti attivi sul territorio

Fabio Mencarelli, assessore del Comune di Calci (PI) con delega a Monte Pisano, turismo e sviluppo economico, attività produttive e commercio, agricoltura, sostenibilità, lavoro, memoria e forestazione.

Fabio Mencarelli, assessore all’Agricoltura del Comune di Calci, ha partecipato all’incontro con un intervento nel quale ha elencato le azioni intraprese per contrastare l’abbandono agricolo, sottolineando come i principali problemi siano gli incendi e il dissesto idrogeologico. Le strategie attuate includono:

  • sostegno all’olivicoltura attraverso il Centro di ricerca per l’olivicoltura eroica e storica (Ceroles);
  • partecipazione a tavoli istituzionali per proporre agevolazioni fiscali per olivicoltori hobbisti, iniziative di divulgazione e richieste di ristori strutturali per chi mantiene attivi gli oliveti;
  • promozione della diversificazione colturale, ad esempio recuperando vecchi impianti viticoli nell’ottica della "viticoltura eroica".

Promozione della diversificazione colturale

In merito alla promozione della diversificazione colturale è intervenuto anche Fabio Casella, dello Sportello di Agroecologia di Calci, ricordando che il Monte Pisano non è sempre stato dominato dall’olivicoltura. «Qui un tempo si coltivavano anche orticole e vigneti. Oggi è fondamentale rimettere al centro l’agroecologia, a partire dalla gestione dell’acqua e della biodiversità, anche attraverso la ricerca e percorsi di formazione partecipativa» ha affermato.

Strumenti, tecnologia e formazione

Degli strumenti e delle tecnologie della ricerca e della formazione partecipativa ha parlato Stefano Carlesi, ricercatore della Scuola Superiore Sant’Anna, che ha illustrato il lavoro svolto in questi anni sul territorio tramite un progetto appena concluso sulla difesa dell’olivo (Ipmworks), un progetto in corso sulla digitalizzazione agroecologica (Path2dea) e un progetto appena iniziato per la creazione di reti agroecologiche (Sunrise – All Tuscany).

Comunità del Bosco del Monte Pisano

Ha preso in seguito la parola Maurizio Meucci, presidente della Comunità del Bosco del Monte Pisano, il quale ha raccontato la storia della propria organizzazione, nata nel 2019 come risposta all’incendio devastante del 2018. Oggi la Comunità del Bosco è una rete di oltre 120 soci, tra comuni, aziende, associazioni e cittadini, che si propone di ricostruire un legame vivo con il territorio, contrastando i 60 anni di abbandono che hanno colpito gran parte dei 16.000 ettari di boschi del Monte.

Grazie a un bando vinto di recente, sta lavorando a un piano di gestione forestale partecipato, in collaborazione con Timesis e altri partner. «Non sarà facile – ha detto Meucci – ma se percorriamo questa strada insieme, possiamo farcela. Serve un linguaggio comune, fiducia, e la capacità di gestire i conflitti».

Strumenti di valorizzazione economica

L’ultimo intervento è stato di Mario Pestarini, agronomo e amministratore delegato di Timesis, che ha illustrato il potenziale degli strumenti di valorizzazione economica come i pagamenti per servizi ecosistemici (Pes). Ogni litro di olio extravergine – se prodotto con tecniche a basso impatto – rappresenta un attivo ambientale in termini di carbonio sequestrato. Ma i benefici dell’olivicoltura terrazzata ben gestita non si limitano al contrasto al cambiamento climatico: miglioramento qualità dell’aria, stabilizzazione dei versanti, riduzione del rischio idrogeologico, attrattività turistica, ecc. Questi strumenti potrebbero aprire nuove prospettive di redditività ambientale per le aziende agricole ed essere un’opportunità per tutelare il patrimonio naturale del Monte Pisano.

Prevenzione incendi e tutela della biodiversità

Durante il dibattito che ha seguito gli interventi frontali, diversi partecipanti hanno messo in luce la necessità di trovare un equilibrio tra prevenzione degli incendi e conservazione della biodiversità, entrambi temi cruciali per il futuro del Monte Pisano.

Alcuni olivicoltori hanno sottolineato l’importanza degli sfalci regolari per ridurre il rischio di incendi, anche in risposta agli obblighi normativi. È stata proposta una gestione differenziata: ad esempio, l’uso di un decespugliatore trazionato per sfalciare solo le superfici pianeggianti degli oliveti terrazzati, lasciando invece incolti i pendii e intervenendo una volta l’anno.

Un apicoltore ha ribadito che il sottobosco non dovrebbe essere visto come un nemico, ma come un alleato: ospita impollinatori fondamentali e piante come il rovo (che fiorisce da giugno ad agosto) e l’erica, spesso tagliata erroneamente nonostante sia ignifuga grazie al suo alto contenuto di silicio. La gestione deve essere selettiva, rispettosa dei cicli naturali e del ruolo ecologico di ogni componente del paesaggio.

I tavoli di lavoro

Nel pomeriggio si sono svolti due tavoli di lavoro tematici che hanno affrontato questioni chiave per il futuro dell’olivicoltura sul Monte Pisano. A entrambi i tavoli hanno partecipato olivicoltori, frantoiani, ricercatrici e tecnici.

Nel primo tavolo, dedicato ai pagamenti per i servizi ecosistemici, si è discusso come trasferire e adattare questo strumento agli oliveti locali per valorizzare il loro ruolo nella tutela del paesaggio, nella conservazione della biodiversità e nella prevenzione del dissesto idrogeologico, ponendo le basi per futuri strumenti di remunerazione ambientale destinati agli olivicoltori.

Nel secondo tavolo è stato dedicato spazio alla condivisione fra produttori, frantoiani e consumatori sulla qualità dell’olio prodotto sul Monte Pisano, analizzando le fasi produttive che incidono maggiormente sulla qualità del prodotto, le innovazioni più utili per migliorare la qualità e i fattori indispensabili per garantire produzioni di qualità sul lungo periodo.

Non abbandonare ma cogestire

I dati raccolti dal progetto Framework dimostrano che l’agricoltura può essere alleata della biodiversità, a patto che venga praticata in modo consapevole e con tecniche appropriate. L’abbandono del territorio, invece, non solo compromette il paesaggio e il valore dei terreni, ma riduce anche la capacità degli ecosistemi agricoli di sostenere gli organismi utili e ostacola chi resta a coltivare nei campi limitrofi.

Il Monte Pisano si trova a un bivio. Solo attraverso collaborazione, conoscenza condivisa e azione coordinata sarà possibile costruire un modello di sviluppo che unisca agricoltura, ambiente e comunità. Il progetto Framework ha dimostrato che fare rete è possibile: ora è il momento di consolidare e allargare questa rete, perché il futuro del Monte – e della sua olivicoltura – passa proprio da qui.


Il Monte Pisano: contesto territoriale e ambientale

Il Monte Pisano è una catena montuosa del Subappennino Toscano, situata tra la Piana di Lucca e quella di Pisa. Nonostante le dimensioni contenute – la vetta più alta, il Monte Serra, raggiunge i 917 metri s.l.m. – l’area rappresenta un patrimonio di grande valore ambientale, paesaggistico, storico e culturale. Infatti, dal 1995 l’intero complesso è riconosciuto come sito di interesse comunitario (Sic).

Il territorio del Monte si estende su circa 16.500 ettari e interessa i comuni di Capannori, Lucca, Buti, Calci, San Giuliano Terme, Vicopisano e Vecchiano. La copertura vegetale è ampia: circa 11.700 ettari sono occupati da boschi e oltre 2.300 da oliveti.

Tra le produzioni tipiche spiccano l’olio extravergine di oliva, le castagne e i funghi porcini, mentre dal punto di vista culturale si distinguono i numerosi borghi medievali e le antiche fortificazioni. Grazie a una fitta rete di sentieri, mulattiere e strade bianche, il Monte Pisano è oggi una meta frequentata da escursionisti e appassionati di mountain bike.

Tuttavia, l’area è anche estremamente vulnerabile agli incendi boschivi. Tra i più devastanti si ricorda quello del settembre 2018, che ha distrutto oltre 1.400 ettari di bosco sul Monte Serra, seguito dall’incendio del febbraio 2019, che ha bruciato altri 230 ettari.

Infine, l’attività estrattiva ha lasciato un segno profondo sul paesaggio, in particolare sul versante meridionale, dove l’intenso sfruttamento delle cave di pietra negli ultimi decenni ha inciso in modo significativo sull’aspetto del territorio.

Per salvare l’olivicoltura del Monte Pisano bisogna fare rete - Ultima modifica: 2025-07-02T18:05:29+02:00 da Barbara Gamberini

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