Cantaride dell’olivo (Lytta vesicatoria): problema e risorsa

cantaride olivo
1 - Adulto di Lytta vesicatoria (Foto di Lubomír Klátil).
La Lytta vesicatoria, coleottero di solitamente non dannoso per l’olivo, si è manifestata recentemente negli oliveti siciliani creando apprensione e necessità di intervento

Recenti studi sui modelli di distribuzione delle specie di insetti («Species Distribution Models», SDMs) (Guisan & Zimmermann, 2000), dimostrano che la possibile diffusione di insetti nocivi indigeni ed esotici potenzialmente invasivi dipendono proprio dai cambiamenti climatici. Secondo lo studio di Grünig et al. (2020) già oggi esiste un clima favorevole per molte di queste specie invasive, in particolare nelle regioni europee meridionali e occidentali.

La comparsa di nuovi insetti nocivi dipende tuttavia non solo dal clima, ma anche dalla disponibilità di piante ospiti (Bacon et al., 2012). Le regioni in cui gli insetti nocivi riescono a incontrare le piante ospiti sono esposte a un rischio elevato di invasione.

Tenendo conto degli scenari climatici, è stato dimostrato che aumentano anche le superfici delle regioni in cui queste sovrapposizioni sono possibili. Ciò significa che le regioni che presentano un maggior rischio di invasione sono in crescita. Ecco perché alcune specie di insetti prima poco presenti o sporadici oggi possono rappresentare un problema nei sistemi agrari e forestali.

Cos’è la cantaride dell’olivo

Tra questi vengono registrati con maggiore frequenza attacchi negli oliveti siciliani di Lytta vesicatoria (Linneaus) noto come Cantaride dell’olivo o Spanish fly nella terminologia inglese. Si tratta di un coleottero appartenente alla famiglia Meloidae, abbastanza diffuso in Italia centro-meridionale e, da qualche tempo, anche in comprensori olivicoli e forestali del nord Italia che, occasionalmente, in primavera, si riscontra in gran numero su olivo, frassino, olmo e altre essenze arboree alle quali provoca erosioni fogliari, spesso circoscritte a singole piante, che vengono defogliate.

Gli adulti lunghi 15-20 mm, sono facilmente riconoscibili per la loro livrea verde metallica brillante, con capo cuoriforme ed antenne nerastre ingrossate nella parte distale e gli ultimi segmenti delle zampe sono neri con riflessi azzurrognoli (foto 1 in apertura).

I danni provocati dalla cantaride

Questi coleotteri sono i responsabili di gravi erosioni su tutta la lamina fogliare, senza però intaccare la nervatura centrale (foto 2).

Le infestazioni interessano principalmente la parte più alta della chioma che risulta notevolmente defogliata. I danni possono essere ingenti dato che gli adulti, spostandosi in gruppo, visitano 5-6 piante per volta e, dopo essersi nutriti della maggior parte degli apici vegetativi, passano rapidamente in quelle vicine.

Gli adulti di cantaride (L. vesicatoria) sono attivi durante le ore più calde della giornata e la loro presenza è avvertita anche a distanza, per il particolare odore sgradevole e penetrante emesso dagli adulti (odore “di topo”), conseguenza della produzione di una sostanza chiamata cantaridina.

2 - Adulti di Lytta vesicatoria in fase di accoppiamento dove è possibile osservare le erosioni sulla lamina fogliare dovute all’attività trofica (foto di Jiri Bohda)

Ciclo di vita della cantaride dell’olivo

Le femmine, dopo essersi alimentate e accoppiate, depongono le uova nel terreno, in una fossetta profonda un paio di centimetri, da cui, dopo 15-20 giorni, verranno fuori le larve che infossate nel terreno, rimarranno inattive per qualche giorno per poi spostarsi e raggiungere nidi di Imenotteri Apoidei alimentandosi delle loro riserve alimentari quali miele e polline e divorando gli stadi preimmaginali dell’ospite. Infatti, i coleotteri Meloidae, quale è L. vesicatoria, comprendono parassiti degli apoidei che effettuano una ipermetamorfosi, condizione per cui le larve hanno due diverse forme:

  • la prima, detta triungulina, è dotata di zampe per poter entrare nel nido dell’ospite per via foretica,
  • mentre la seconda, la larva matura, una volta insediata nel nido, diventa apode.

In questo modo le larve di L. vesicatoria possono consumare le riserve di polline oltre alla larva dell’ospite.

I nuovi adulti sfarfallano nella primavera successiva con popolazioni variabili negli anni. Prima che le temperature si innalzino troppo si radunano in gran numero su gruppi di piante dove divoreranno la lamina fogliare. Con l’innalzarsi della temperatura poi si disperdono nella macchia spontanea.

La difesa

Per quanto riguarda il suo controllo, non sono conosciuti predatori e parassitoidi efficaci per il contenimento dell’esplosione della popolazione del Meloidae.

In caso di limitata presenza e se individuati tempestivamente, gli adulti possono essere catturati ponendo nelle prime ore del mattino, dei teli sotto le piante, provvedendo allo scuotimento dei rami per indurre il fenomeno della tanatosi, facendo cadere giù la maggior parte degli individui presenti.

Qualora le infestazioni fossero di notevole entità si può ricorrere a trattamenti chimici con piretrine; questi ultimi vanno effettuati solo sulle piante interessate dal fitofago e vanno eseguiti nelle ore più fresche della giornata, quando l’insetto non è in piena attività.

Entrambi gli interventi descritti devono essere eseguiti su piante giovani e, in vivaio, con tempestività. Su piante adulte solitamente il coleottero erode più le parti apicali e tenere e spesso nel giro di uno due giorni la popolazione scompare. Se contrariamente si dovesse osservare una presenza nell’oliveto prolungata della cantaride è necessario, intervenire con interventi chimici prima descritti.

Utilizzi della cantaridina

Lytta vesicatoria è anche conosciuta per la produzione di una sostanza, la cantaridina, un monoterpene, che prodotta dai maschi viene trasferita in grande quantità alle femmine durante l’accoppiamento per essere trasferita poi a uova e larve

  • come protezione da funghi entomopatogeni
  • e come efficace deterrente alimentare contro insetti predatori.

In ambito umano la cantaridina è stata ampiamente utilizzata per diversi scopi, così come nella medicina tradizionale e nella farmacologia di diverse culture e paesi. Gli antichi greci e romani consumavano la cantaridina come diuretico, abortivo e afrodisiaco, per curare la rabbia, le febbri e molte altre malattie sistemiche. Purtroppo, se assunta in dosi elevate ha effetti collaterali piuttosto importanti come il priapismo, lesioni renali, nausea e vomito, aborti.

La ricerca in ambito medico

La cantaride dell’olivo continua a riservarci sorprese anche nella ricerca medica e farmacologica dei nostri giorni. I lavori pubblicati negli ultimi anni sulle più autorevoli riviste scientifiche dimostrano l’interesse dei ricercatori nei confronti di questi coleotteri non per i danni che questa provoca alle colture piuttosto per le sostanze che ne derivano. La letteratura scientifica mostra che vi è un crescente interesse nei confronti di questa sostanza e dei suoi derivati da parte dei ricercatori per un possibile impiego contro un’ampia gamma di tumori, tra i quali: polmoni, vescica, fegato, pancreas, melanomi e leucemie.

Cantaridina e cantaride dell’olivo

In ultima analisi si comprende come innumerevoli studi si stiano portando avanti in ambito medico sulla cantaridina, sostanza prodotta da L. vesicatoria; altrettanto non può dirsi per quelli rivolti al controllo delle infestazioni della cantaride.

In considerazione delle sempre più frequenti esplosioni delle popolazioni di L. vesicatoria negli oliveti, sarebbero auspicabili studi mirati a ricercare eventuali predatori e parassitoidi per poi valutare l’efficacia di un possibile controllo biologico nelle fasi preimmaginali dell’insetto molto più vulnerabile, o dell’utilizzo di sostanze feromoniche nel controllo degli adulti.


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Cantaride dell’olivo (Lytta vesicatoria): problema e risorsa - Ultima modifica: 2024-07-17T10:23:56+02:00 da Barbara Gamberini

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