Olio d’oliva tra ambizione e allarme: il sogno di Planas si scontra con la crisi degli olivicoltori

planas olio
Alla fiera Expoliva 2025 il ministro Luis Planas lancia l’obiettivo dei 4 milioni di tonnellate, ma la COAG denuncia accordi sleali e crollo dei prezzi all’origine

Il contrasto non potrebbe essere più marcato: da un lato, a Jaén si celebrano i fasti dell’olio d’oliva spagnolo con l’ottimismo delle grandi occasioni; dall’altro, migliaia di olivicoltori denunciano una crisi profonda, che mina la sostenibilità economica delle loro imprese. È in questo clima di luci e ombre che si è aperta la 22ª edizione di Expoliva, la Fiera Internazionale dell’Olio d’Oliva e delle Industrie Affini, punto di riferimento mondiale per il settore.

Luis Planas: “4 milioni di tonnellate entro il 2040”

A inaugurare l’evento, il Ministro dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione Luis Planas, che ha tracciato una visione ambiziosa: portare la Spagna a commercializzare 4 milioni di tonnellate di olio d’oliva entro il 2040. Un traguardo che implica aumento della produzione, apertura di nuovi mercati e garanzia di equità lungo tutta la filiera.

“Jaén è il vero epicentro degli oliveti mondiali”, ha dichiarato Planas, ricordando che la Spagna, con 2,8 milioni di ettari coltivati, rappresenta il 40% della produzione globale. E nonostante una riduzione nei volumi esportati, il valore delle vendite all’estero ha toccato un record storico: oltre 6 miliardi di euro nel 2024, a testimonianza della crescente valorizzazione dell’olio d’oliva come prodotto culturale, salutare e identitario.

Ma non si è trattato solo di numeri. Il ministro ha voluto mettere al centro la qualità, definendola “la nostra risorsa più grande, il nostro tratto distintivo”, e ha ribadito il sostegno del governo a politiche che garantiscano “prezzi equi per gli agricoltori”, riconosciuti come l’anello più fragile della catena.

La COAG lancia l’allarme: “Prezzi manipolati, agricoltori al collasso”

Ma mentre a Jaén si disegnano orizzonti futuri, sul presente incombe una crisi profonda e concreta. A denunciarla è la COAG – Coordinadora de Organizaciones de Agricultores y Ganaderos, una delle principali organizzazioni agricole spagnole, che rappresenta e difende gli interessi di migliaia di piccoli e medi produttori.

Secondo la COAG, il prezzo dell’olio d’oliva all’origine — dopo i picchi dell’anno scorso — è crollato ben al di sotto della soglia di redditività, fermandosi su valori medi di 3,50 euro/kg, mentre, secondo uno studio condotto dalle università di Jaén, Córdoba e dall’Ifapa, il valore equo dovrebbe attestarsi intorno ai 5,55 euro/kg.

La differenza, sottolinea la COAG, non è giustificata da logiche di mercato, ma sarebbe frutto di manovre speculative da parte di alcuni operatori, con l’obiettivo di abbattere artificialmente i prezzi. Da qui la decisione di presentare un esposto alla CNMC, la Commissione nazionale dei mercati e della concorrenza, per chiedere un’indagine su presunti accordi di cartello e violazioni della Legge spagnola sulla concorrenza (Legge 15/2007).

«Non parliamo di percezioni o sensazioni — ha dichiarato il segretario generale Miguel Padilla — ma di una possibile violazione delle regole. Vogliamo un’indagine seria e urgente: il mercato non può essere uno spazio per abusi sistematici contro chi lavora la terra».

Il danno è quantificabile: oltre 260 milioni di euro al mese, pari a 8,6 milioni di euro al giorno, con perdite totali previste fino a 2,8 miliardi se la situazione dovesse perdurare per tutta la campagna 2024/2025.

Il nodo dello stoccaggio e delle misure inapplicate

A peggiorare la situazione, secondo la COAG, è l’inerzia istituzionale: lo strumento europeo di regolazione del mercato previsto dall’articolo 167 bis dell’OCM (Organizzazione Comune dei Mercati), che consente il ritiro temporaneo dei prodotti in caso di squilibri, è stato approvato nel 2021 ma mai attivato.

«La sua attuazione sarebbe fondamentale per stabilizzare il mercato ed evitare crolli causati da speculazioni», afferma Juan Luis Ávila, responsabile del settore olivicolo di COAG.

Una filiera divisa tra speranza e disillusione

Il settore si trova dunque sospeso tra due visioni: da un lato, il piano governativo che punta a rafforzare la posizione internazionale della Spagna, già presente in oltre 150 paesi e pronta a espandersi in USA, Giappone, Canada e Mercosur; dall’altro, una base produttiva che fatica a coprire i costi e chiede interventi immediati contro le distorsioni di mercato.

Senza una risposta concreta alle istanze degli agricoltori, anche i più nobili obiettivi rischiano di perdere credibilità. E mentre si parla di futuro a lungo termine, il presente esige giustizia, trasparenza e sostegno immediato.

Da Jaén, il bivio del settore olivicolo

L’olio d’oliva spagnolo è oggi al centro di una sfida cruciale: trasformare una leadership quantitativa in una leadership sostenibile e condivisa. La Fiera Expoliva 2025 ha rilanciato la visione, ma la vera partita si gioca nella quotidianità degli olivicoltori, tra raccolti incerti, mercati opachi e prezzi che non premiano la qualità.

Serve una politica che non solo guardi al 2040, ma che agisca nel 2025: difendendo i produttori, valorizzando il prodotto e ripristinando condizioni di concorrenza leale. Solo così l’olio d’oliva spagnolo potrà continuare a essere, davvero, simbolo nazionale e modello globale.

Olio d’oliva tra ambizione e allarme: il sogno di Planas si scontra con la crisi degli olivicoltori - Ultima modifica: 2025-05-19T11:05:04+02:00 da Barbara Gamberini

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