Delle conseguenze dei cambiamenti climatici sull’olivicoltura si è parlato nel convegno “I cambiamenti climatici, i nuovi modelli colturali”, organizzato dal Consorzio per la Tutela dell’Olio Extra Vergine di Oliva Toscano Igp lo scorso 29 giugno in margine all’assemblea annuale dei soci a Greve in Chianti.
Il tema, di stringente attualità, è complesso ma ormai investe la produzione olivicola non solo toscana, ma di tutto il bacino del Mediterraneo. Ne è prova la scarsa produzione della Spagna nella scorsa campagna di raccolta che ha causato notevoli tensioni verso l’alto nei prezzi dell’olio, i cui livelli attuali non erano mai stati raggiunti in precedenza, come spiegato da Tiziana Sarnari, analista di mercato dell’Ismea. E le previsioni per l’annata in corso non sono affatto ottimistiche per la perdurante siccità nella penisola iberica che rischia di pregiudicare anche la prossima raccolta del principale paese produttore al mondo.
Cambiamenti climatici, conseguenze ed evidenze scientifiche
Di cosa si intenda per cambiamenti climatici e quali sono le evidenze scientifiche al riguardo ha parlato Mauro Centritto, Direttore dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR. Il 2021 è stato l’anno più caldo mai registrato, negli ultimi 20 anni si sono susseguiti anni tra i più caldi di sempre, l’aumento dei gas serra iniziato con la rivoluzione industriale ha subito un’accelerazione a partire dagli anni 1960 ed oggi abbiamo la più alta concentrazione di anidride carbonica in atmosfera da quando è iniziato lo sviluppo della civiltà umana. «La crisi climatica non è passeggera – ha ammonito Centritto – e se non si interviene rapidamente con efficaci misure di contrasto, si rischia di tornare a scenari climatici di ere geologiche che hanno preceduto la comparsa dell’uomo sul pianeta».
Misure a tutela dell’olivicoltura
Ci sono anche conseguenze dirette sull’olivicoltura. Del resto, il Mediterraneo rientra tra i “punti caldi secondari”, cioè di quelle zone della Terra in cui si manifestano gli effetti dei cambiamenti climatici, ma che non sono in grado di influenzarne la dinamica. L’inerzia accumulata finora dal fenomeno non lascia presagire nulla di buono, ma non tutto è perduto. Ci sono misure che possono alleviare le conseguenze sull’olivicoltura, quali, ad esempio, l’impiego di acque reflue per l’irrigazione. In base alla recente normativa europea (Reg. UE 741/2020) è possibile oggi impiegare nell’oliveto acque di classe C e ciò di fatto rende disponibili decine di migliaia di metri cubi di reflui urbani per il settore agricolo.
Quali altri rimedi abbiamo oltre all’irrigazione per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici nell’oliveto? Riccardo Gucci, docente dell’Università di Pisa, ha illustrato alcune soluzioni che si possono adottare in fase di progettazione, quali lo spostarsi ad altitudini più elevate oppure a latitudini più settentrionali. Ovviamente per i nuovi impianti bisognerebbe scegliere le varietà più resistenti ad alte temperature e alla siccità ma, se per il deficit idrico abbiamo qualche evidenza scientifica, per quanto riguarda la resistenza varietale ad alte temperature abbiamo poche informazioni e quasi tutte basate su osservazioni in campo. Ma queste ultime possono essere fallaci, in quanto il verificarsi e la progressione delle ondate di calore non sono sempre uguali e così gli effetti cambiano a seconda della varietà. Ci vogliono perciò studi in ambiente controllato così come le tecnologie attuali consentono il monitoraggio dello stato idrico, della temperatura fogliare e dello sviluppo della chioma da remoto.
Produttività dei nuovi oliveti
Proprio la rapida crescita vegetativa in fase di allevamento è uno dei fattori chiave per il successo e la redditività dei nuovi oliveti, in quanto occupando prima lo spazio a disposizione, si intercetta più luce e così si anticipa l’entrata in produzione. La produttività è uno dei parametri fondamentali per avere un oliveto sostenibile in quanto sia l’impronta idrica che quella carbonica si riducono se il sistema è molto produttivo. Quindi attenzione a trarre conclusioni sulla sostenibilità basate solo sui fattori impiagati nella produzione, bisogna anche valutare la quantità finale di prodotto.
Olio Igp Toscano, esempio di produzione
Fabrizio Filippi, Presidente dell’Igp Toscano, ha ricordato le attività e le finalità del Consorzio che finora non è stato solo efficace nella tutela della produzione toscana, ma rappresenta un esempio e uno stimolo per tutte le produzioni olivicole ad indicazione geografica italiane ed intende mantenere questo primato attraverso iniziative che, da un lato, rendano sempre più attrattiva l’adesione da parte delle aziende, dall’altro, continui a rappresentare una garanzia assoluta per i consumatori.