Le statistiche descrivono uno stato di crisi del settore olivicolo:
- perdita di superficie olivetata,
- minor numero di aziende professionali,
- tante aziende piccole (superficie inferiore al mezzo ettaro),
- minor produzione di olive e di olio.
C’è bisogno di un piano strategico da implementare nell’immediato con misure per il recupero dei troppi oliveti abbandonati ed investimenti in nuovi impianti produttivi, in grado di coniugare sostenibilità e reddito.
La salvaguardia dell’oliveto tradizionale è la chiave per il mantenimento della popolazione nelle zone rurali, sostenere l’economia di molte regioni, salvaguardare la diversità di flora e fauna, tutelare il territorio e l’ambiente (ivi compresi vecchi insediamenti abitativi nonché olivi ed oliveti storici), assorbire quantità significative di CO2, ecc. Va inoltre considerato il valore sociale, la possibilità di dare lavoro ai giovani, investendo in professionalità per gestire l’oliveto con razionalità, uscire dalle tradizioni, creare un ambiente sano, evitando lo spopolamento piccoli centri rurali.
Vaso policonico senza se e senza ma
È necessario produrre reddito applicando un metodo scientifico-pratico sia sulla pianta che nell’oliveto, ovvero approcciarsi all’olivo con il dovuto rispetto perché si conoscono i meccanismi anatomici, morfologici e fisiologici che sono alla base della crescita e della produzione. In sintesi, si tratta di estrarre un vaso policonico dalla naturale forma di sviluppo dell’olivo (il cespuglio).
La validità della forma, suggerita sia per i vecchi che per i nuovi impianti, è supportata
- dal rispetto del naturale modello di sviluppo dell’olivo (basitonia, dicotomia, polimorfismo vegetativo, ecc.);
- dal rispetto del naturale rapporto chioma/radici;
- dalla salvaguardia dell’esercizio della dominanza apicale;
- dalla elevata intercettazione di energia radiante anche nella porzione inferiore di chioma;
- dal rispetto delle relazioni settoriali per cui ogni settore dello spazio è interessato dalla presenza di una porzione di chioma, tronco e radici;
- dalla salvaguardia della sanità degli alberi per l’assenza di grossi tagli in piante strutturalmente semplici;
- dal limitato ricorso alla costosa (per l’albero) compartimentazione dei tessuti per tagli con diametro inferiore ai 7-8 cm;
- dalla esecuzione di una potatura annuale con modalità rapide, semplici e sicure;
- dalla semplificazione delle operazioni di raccolta grazie al posizionamento della zona produttiva principalmente nella porzione medio-bassa e periferica della chioma;
- dalla riduzione della sensibilità a patogeni che godono di zone d’ombra e ristagni di umidità atmosferica (es. occhio di pavone, lebbra, cocciniglia, fumaggine, ecc.).
Il motto “senza se e senza ma” è riferito sia alla scelta della forma di allevamento, che non prevede alternative, sia alla sua realizzazione, a partire da qualunque altra situazione strutturale della pianta, ovvero interventi di riforma eseguiti una volta per sempre, per arrivare alla forma definitiva con un solo passaggio anziché con interventi successivi. Il desiderio di salvaguardare un po’ di produzione rimandando la soluzione del problema impone di tornare ripetutamente sull’operazione con una pianta che non riesce ad adattarsi e non investe in maniera definitiva nella forma desiderata. Si esclude, quindi, la possibilità di ricorrere a tecniche di tolleranza di grosse strutture legnose nella parte superiore della chioma e/o di curvatura di rami.
In sintesi, si tratta di rispettare la simmetria, l’inclinazione, la linearità, il gradiente conico e la conclusione naturale delle branche primarie con una cima “signoreggiante”, senza trascurare i principi di equilibrio, armonia e trasparenza della zona produttiva (branche secondarie).
Per dare nuova vita non basta la potatura
La potatura è una delle componenti, ma non possiamo trascurare il valore del terreno e dell’ambiente. I terreni olivetati sono spesso reduci da una gestione dissennata con ripetute lavorazioni e/o diserbo per cui si presentano sempre più siccitosi con frequenti fenomeni di erosione, smottamenti, ecc: occorre rivalutare l’importante ruolo della sostanza organica quale sorgente di fertilità chimica, fisica e biologica. Dobbiamo ricrederci, rivedere il nostro modo di gestire l’esistente, dobbiamo pensare da una parte a prendere quello che ci serve per produrre comunque reddito, ma dall’altra dobbiamo fare attenzione a non rovinare l’ambiente per le future generazioni.
L’oliveto progettato, curato e gestito razionalmente può essere considerato una foresta molto speciale perché sottrae CO2 dall’atmosfera fissandola oltre che nelle strutture legnose, anche nel terreno e nell’olio. Oltre al legno strutturale, c’è anche il suolo che con la sua erba spontanea adeguatamente gestita mediante trinciatura insieme ai residui di potatura contribuisce alla riduzione dell’erosione, considerato che l’humus che si accumula favorisce l’infiltrazione di acqua piovana, concimando naturalmente il terreno e riducendo la fertilizzazione chimica e relativi costi. L’humus favorisce anche l’aumento del numero di specie sia vegetali che animali, quindi della complessità dell’agrosistema, rendendo la coltura più stabile di fronte ai cambiamenti climatici e alla maggiore presenza e/o virulenza di parassiti e malattie.
Gestione del terreno e sostenibilità ambientale: oltre la potatura
Il Vaso Policonico Semplificato (nelle modalità di gestione della chioma) su olivi di qualsiasi varietà locale e in oliveti con regolare densità di piantagione condotti con le modalità sostenibili di gestione del terreno, appare l’unica soluzione praticabile per produrre stabilmente reddito in olivicoltura sia tradizionale che moderna, nel rispetto di Produttore, Pianta ed Ambiente. La nostra ambizione è la realizzazione di un progetto che trasformi la visione di una razionale olivicoltura in un modello etico dove le parole chiave sono libertà, rispetto ed equilibrio: libertà di esprimere il proprio pensiero, rispetto delle esigenze di tutti i soggetti che interagiscono lungo la filiera produttiva, equilibrio tra le diverse componenti perché il sistema possa mantenersi funzionante il più a lungo ed il più economicamente possibile.
Il modello di coltivazione suggerito assicura anche sostenibilità sociale, ambientale ed economica; si creerebbero infatti le condizioni per pensare al futuro delle nuove generazioni, alle quali abbiamo il dovere di lasciare oliveti ancora produttivi con piante sane, benché vecchie e spesso danneggiate, in un ambiente di coltivazione ancora dotato di risorse naturali, tali da assicurare una elevata e duratura produzione di olio.
L’olivo è interessato ad una abbondante produzione di semi tanto quanto il produttore ad una elevata produzione di frutti; inoltre, per la sua longevità, può considerarsi interessato anche alla conservazione dell’ambiente che lo ospita. Pertanto, il produttore può considerarlo un alleato e non un avversario come, purtroppo, succede nella maggioranza dei casi in Italia.
L’Importanza del Terroir nella valorizzazione dell’olio d’oliva
Varietà, territorio e clima rendono l’olio (in particolare l’olio monovarietale) unico al mondo, impossibile da riprodurre in altre zone, con una identità chiara e ripetibile, dalle caratteristiche sensoriali distintive, facilmente riconoscibili non solo da assaggiatori esperti ed addestrati, ma anche da consumatori attenti e sensibili, arricchito di un contesto paesaggistico, storico, culturale e dal fattore umano rappresentato da conoscenza, professionalità, tradizione, passione.
Terroir come grande contenitore quindi, che racchiude tutto ciò che dà un valore aggiunto agli oli ottenuti in zone tradizionalmente olivicole con varietà autoctone, rispetto a nuove olivicolture generiche e senza identità che stanno crescendo a livello mondiale: storia, cultura, tradizioni, paesaggio, piante monumentali, ricette tipiche, turismo, produttore, con le proprie storie, professionalità e passione; a tutto questo aggiungiamo le piante monumentali, come testimoni viventi dall’inestimabile legame con il territorio, evidenziando la forte adattabilità dell’olivo, la pazienza, la tolleranza alle avversità di ogni tipo e la capacità di produrre frutti ininterrottamente per secoli.
Oleoturismo, sinergia tra agricoltura, turismo e commercio dell’olio
Fino ad arrivare all’oleoturismo, sul quale molte regioni hanno già legiferato, per fornire alle aziende olivicole uno strumento legislativo innovativo che crei sinergia tra i settori dell’agricoltura, del turismo e del commercio, per promuovere, attraverso il turismo dell’olio, sia le produzioni di eccellenza che i territori di produzione.
L’articolo è disponibile per i nostri abbonati su Olivo e Olio n. 3/2024
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