È stato presentato il marchio collettivo dell’olio lucano grazie a cui, dopo l’avvio della richiesta ministeriale per l’ottenimento dell’identificativo Igp, saranno riconosciute formalmente le 75mila t di produzione di olio regionale.
Il logo identificativo, che rappresenta un’anfora a due anse con una spirale di quattro linee curve ascendenti, è stato realizzato da Danilo Varriale, giovane creativo di Castellammare di Stabia, selezionato tra 450 proposte pervenute al Dipartimento da tutta Italia e da diversi Paesi europei.
«Un marchio unico collettivo in grado di unire storia, paesaggio e territorio e conferire identità all’olio lucano in un mercato che vede la Basilicata impegnata a rappresentare circa l’1,5% della produzione nazionale» secondo l’Assessore Luca Braia. «Un percorso appena avviato e non giunto a conclusione - ha precisato Braia - grazie anche all’impegno dell’Agenzia Lucana per lo sviluppo e l’innovazione in Agricoltura, e che, sin all’approvazione della legge regionale del 2015 per la valorizzazione dell’olivicoltura, persegue il sostegno e il rilancio del comparto, con azioni destinate a una produzione tipica vincolata al territorio e destinata ai mercati di nicchia».
E infatti il comparto continua a registrare notevole successo. L’assessore Braia, ha ricordato i recenti riconoscimenti nazionali ed internazionali ricevuti per le qualità e proprietà organolettiche dell’oliva: il concorso “Monna oliva” vinto per la caratteristica oliva infornata di Ferrandina (Matera) oltre alla massiccia presenza degli olii lucani nelle guide Slow Food e Gambero Rosso con ben dieci olii inseriti e un premio “Sol d’Oro”.
Il direttore generale del Dipartimento, Giovanni Oliva, ha ricordato i numeri importanti del comparto olivicolo in Basilicata: circa 380mila quintali di produzione di olive e 28mila proprietari con un imbottigliamento pari al 22% della produzione regionale, oltre ottanta etichette presenti che comprendono la Maiatica e l’Ogliarola del Bradano (come varietà autoctone del materano) e l’Ogliarola del Vulture nel potentino insieme a ulteriori varietà minori.
Spiegando il concept apprezzatissimo della sua proposta Varriale ha detto che il suo intento è stato quello di riassumere “storia, natura e territorio” nel simbolo dell’anfora, vaso di terracotta utilizzato, sin dall’antichità, per il trasporto dell’olio, stilizzato con le quattro linee che rappresentano la ritorsione delle fibre del tronco dell’olivo e i quattro fiumi che sono lo stemma inconfondibile della Basilicata.