L’olio di oliva non è solo un prodotto agroalimentare, ma la rappresentazione gustativa, olfattiva e culturale in senso lato del territorio nel quale è stato ottenuto. È una definizione nuova, che sottende l’l’equiparazione dell’oleoturismo all’enoturismo (o turismo enogastronomico) sancita dalla Legge di bilancio 2020 art. 1 – commi 513 e 514.
Il comma 513 recita infatti: “A decorrere dal 1° gennaio 2020, le disposizioni di cui all’articolo 1, commi da 502 a 505, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, sono estese alle attività di oleoturismo”. Di fatto, il comma 513 estende le disposizioni relative alle attività di enoturismo a quelle di oleoturismo.
Ma che cosa è l’oleoturismo? Lo definisce il comma 514: “Con il termine ‘oleoturismo’ si intendono tutte le attività di conoscenza dell’olio di oliva espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’olivo, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni aziendali dell’olio di oliva, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito dei luoghi di coltivazione e produzione”.
Di Noia: «L’esperienza del comparto vino può aiutare a crescere»
L’oleoturismo può rappresentare, quindi, un importante strumento di crescita per i produttori olivicoli e i frantoiani.
Perciò Evoo Trends 2020, l’evento dedicato da Unaprol, Coldiretti Lazio e Fiera Roma alla filiera e alla cultura dell’olio extravergine d’oliva, anteprima virtuale della manifestazione Evoo Expo Roma, ha voluto fare il punto, insieme con l’Associazione nazionale Città dell’Olio, sul vasto campo del turismo dell’olio, tra opportunità e buone pratiche, a partire dalle novità introdotte dalla Legge di bilancio 2020.
E lo ha fatto con il webinar “La disciplina sull’oleoturismo: nuovi percorsi e opportunità per i produttori olivicoli e i frantoi”.
«L’esperienza del comparto del vino può aiutare a crescere quello dell’olio di oliva, che può contare su oltre 500 cultivar – ha introdotto il direttore di Unaprol Nicola Di Noia –. L’equiparazione all’enoturismo è un’occasione straordinaria per poter offrire nuove opportunità ai turisti italiani e stranieri, basate non solo su una esperienza di gusto, ma anche sulla cultura e la storia di ogni specifico territorio olivicolo-oleario».
Balenzano: «Vantaggi fiscali dall’equiparazione all’enoturismo»
L’importanza della nuova disciplina legislativa sta nel fatto che prevede vantaggi fiscali, ha chiarito il direttore dell’Associazione Città dell’Olio, Antonio Balenzano.
«In particolare, l’estensione della determinazione forfetaria del reddito imponibile ai fini Irpef, con un coefficiente di redditività del 25%, e, a talune condizioni, di un regime forfetario dell’Iva. Coefficiente di redditività del 25% per le imprese enoturistiche significa, ad esempio, che su 100.000 euro di ricavi derivanti da tale attività, il reddito imponibile su cui calcolare le imposte nei modi ordinari è pari a 25.000 euro. Col regime forfetario, l’Iva dovuta si determina riducendo l’imposta delle operazioni imponibili in misura pari al 50% del suo ammontare. Adesso però ci auguriamo che la ministra Teresa Bellanova accetti e firmi il decreto attuativo presentato dalla nostra Associazione».
In Italia dietro il prodotto olio di oliva c’è un patrimonio culturale enorme che può fortemente contribuire a valorizzarlo, ha sostenuto Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management all’Università di Bergamo. «Il turismo dell’olio è un turismo innovativo. Può imparare molto dall’esperienza del vino, ma ha proprie specificità. Partendo dalla visita nell’azienda olivicolo-olearia o nel frantoio, si può dipanare un emozionante originale percorso di scoperta del territorio dove nasce un olio di oliva».
Quattro esperienze di oleoturismo di successo
Esattamente quanto hanno comunicato quattro diverse esperienze di oleoturismo di successo in Italia.
Per Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo, che ospita 200 olivi di varia età dai quali, con la collaborazione di Coldiretti Lazio, è stato ottenuto l’olio evo “Palatinum”, «il nostro è un modello trasferibile in altre aree archeologiche italiana, come Paestum, Pompei e così via».
Daniele Salvagno dei Frantoi Redoro (Veneto) ha evidenziato «l’importanza di far apprezzare ai turisti diretti a Verona i profumi della terra dove si producono l’olio Dop Lago di Garda e il vino Amarone, offrendo qualcosa di originale che va oltre il puro turismo cittadino.
Francesco Ferreri dell’Azienda agricola Ferreri (Sicilia) ha visto «la crescita del vino siciliano di qualità e del turismo a esso collegato» ed è «certo che l’olio evo di qualità siciliano potrà fare altrettanto, se non meglio».
Filippo De Miccolis della Masseria Salamina (Puglia) ha ricordato che «il turista desidera vedere, conoscere, partecipare, assaggiare e comprare. Chi vuol proporre oleoturismo deve saper offrire in modo originale e pieno questo ventaglio di richieste».
Granieri: «Invitare in aziende olivicole e frantoi i buyer mondiali»
La novità fondamentale dell’oleoturismo, ha concluso il presidente Unaprol, David Granieri, «è che, mentre in passato ci siamo affannati a correre all’estero per presentare i nostri oli e i territori de cui provengono, adesso possiamo invitare nelle aziende olivicole e nei frantoi turisti e buyer mondiali, per far loro vivere un’esperienza partecipativa che meglio di ogni discorso potrà permettere loro di apprezzare un olio extravergine di qualità e il territorio a esso legato».