In tutte le regioni del Nord Italia e in Slovenia il comparto olivicolo è stato caratterizzato nell’annata 2021 da una forte alternanza di produzione rispetto all’annata precedente. Esemplificativo quanto accaduto in Trentino, dove i quasi 1.500 olivicoltori dell’Alto Garda hanno prodotto, su una superficie di circa 500 ettari, appena 169,7 tonnellate di olive, molto meno rispetto alle 3.962,3 tonnellate del 2020, con una resa in olio d’oliva del 13,43% per un totale di solo 22,8 tonnellate. Questa molto forte alternanza di produzione, che ha comportato una notevole riduzione di prodotto, è allo studio della Fondazione Edmund Mach che sta mettendo a punto un piano di studio per poter attuare strategie di contrasto. Un’attenzione evidenziata anche in un webinar organizzato dalla stessa Fondazione.
Estrema alternanza di produzione
L’olivo è sempre stato presentato come una specie molto alternante, ha introdotto Stefano Pedò, del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach. «Però negli ultimi quattro anni è accaduta una estremizzazione del fenomeno, tanto che è diventato molto difficile da gestire: un anno le produzioni sono raddoppiate rispetto alle medie e l’anno dopo sono scese tremendamente, per poi risalire a forti picchi e così via. L’alternanza di produzione è considerata dipendente sia da fattori ambientali abiotici sia da fattori genetici endogeni. Ma pare innescata da fattori esterni alla pianta che creano uno squilibrio fisiologico complesso fra anni di carica e anni di scarica. L’analisi dei dati attualmente disponibili indica chiaramente che senza un’induzione esterna/abiotica la fruttificazione alternata dell’olivo non si verificherebbe».
Tecniche per ridurre l’alternanza di produzione
La strategia tecnica generale per ridurre l’alternanza di produzione deve puntare a mantenere l’equilibrio vegeto-produttivo, ha consigliato Pedò.
«Il principio fondamentale al quale ispirare la gestione colturale è di non “abbandonare” mai l’oliveto negli anni di scarica. In particolare: durante gli anni di carica occorre stimolare la crescita vegetativa, limitare l’esaurimento delle risorse della pianta, favorire la formazione dei fiori per l’anno successivo; invece durante gli anni di scarica bisogna stimolare l’allegagione/produzione e fornire nutrienti calibrati nei periodi critici. Per raggiungere tali obiettivi gli strumenti a disposizione degli olivicoltori sono sicuramente la fertilizzazione, l’irrigazione e la potatura».
La fertilizzazione
La formazione di elevati tassi di fiore perfetto (ermafrodita) in risposta a una maggiore disponibilità di risorse, nutrienti e acqua, è stata già ampiamente dimostrata, ha rilevato Pedò. «Durante l’annata di carica è opportuna la ricarica delle riserve per l’ipotetico successivo anno di scarica con una buona fertilizzazione autunnale per stimolare la crescita vegetativa. Invece durante l’anno di scarica è necessario arrivare in fioritura con una buona disponibilità di nutrienti a livello delle infiorescenze; a tal fine è consigliabile utilizzare la fertilizzazione fogliare con elementi favorevoli all’allegagione (azoto, boro e zinco)».
L’irrigazione
Durante il periodo fiorale, specialmente negli anni di scarica produttiva, è necessario curare l’irrigazione, ha suggerito Pedò. «L’irrigazione in pre-fioritura e in fioritura consente di mantenere un’ottima idratazione degli stimmi e degli ovari e favorisce l’allegagione e quindi la quantità dei frutti. Inoltre durante il primo sviluppo del frutto favorisce l’accrescimento delle olive. Non bisogna infine dimenticare che l’irrigazione è importante perché favorisce l’assorbimento di nutrienti».
La potatura
Anche la potatura influisce nel creare un equilibrio fra annata di carica e annata di scarica, ha concluso Pedò. «Dopo una stagione di bassa produzione, cioè di scarica, è consigliabile effettuare una potatura più energica. In tal caso interventi energici sulla chioma prima dell’anno di carica sostengono l’attività vegetativa a scapito della produttività e aiutano ad avere un buon potenziale di gemme a fiore per l’annata successiva. Invece dopo una stagione di carica è utile ridurre l’intensità della potatura effettuando solo i tagli indispensabili. Interventi di potatura troppo intensi conducono infatti all’emissione di polloni e succhioni alterando l’equilibrio vegeto-riproduttivo verso la crescita vegetativa. Inoltre, tagliando meno si asportano meno gemme a frutto».