Affinché le caratteristiche nutrizionali e sensoriali di un ottimo olio extra vergine di oliva possano essere mantenute fino al consumo, è necessario un confezionamento (packaging per l’olio) che lo preservi dal contatto con l’aria e dalla luce.
Il vetro rappresenta la scelta ottimale per il confezionamento dell’olio extra vergine di oliva, essendo impermeabile a gas e vapori e in grado (se opportunamente colorato) di schermare la radiazione luminosa dannosa per l’olio. Esistono tuttavia nuove possibili soluzioni di packaging, in grado di rappresentare una valida alternativa al vetro in termini di performance finale e sostenibilità ambientale, come ha evidenziato il progetto S.O.S.-Ager in un apposito webinar.
Il vetro
«Una della più importanti funzioni di un imballaggio alimentare, oltre a quella di contenimento, è la protezione della matrice alimentare in essa contenuta – ha introdotto Stefano Farris, docente di Food packaging presso il Dipartimento di scienze per gli alimenti, la nutrizione e l’ambiente (DeFENS) dell’Università di Milano –. Poiché il vetro garantisce un’ottima protezione dai due principali fattori di decadimento qualitativo dell’olio extra vergine di oliva, cioè l’ossigeno e la radiazione luminosa, la bottiglia di vetro è stata finora la forma preferita di confezionamento, naturalmente in soluzioni sempre più accattivanti, cioè capaci di meglio presentare il prodotto interno e attrarre il potenziale consumatore. Ma il vetro ha lo svantaggio di un’impronta ambientale elevata, a cominciare dall’energia necessaria per produrlo».
La banda stagnata
Oltre al vetro, un’altra buona soluzione per il confezionamento dell’olio extra vergine di oliva è la banda stagnata, «che costituisce le latte e ha indubbi vantaggi rispetto al vetro perché è totalmente impermeabile a gas, vapori e radiazione luminosa. Inoltre permette una elevata superficie per veicolare informazioni nutrizionali, di origine e così via. Presenta però lo svantaggio della impossibilità per il consumatore di vedere, attraverso la confezione, l’olio che intende acquistare».
Le materie plastiche
Tuttavia, dal punto di vista della sostenibilità ambientale, intesa non solo come riciclo del contenitore a “fine vita” ma valutando l’intero suo ciclo di vita, è opportuno considerare anche altre soluzioni di packaging, ha suggerito Farris. «Ad esempio il Pet (polietilene tereftalato), già utilizzato per il confezionamento di oli di oliva di bassa qualità. Le materie plastiche presentano indiscussi vantaggi rispetto al vetro e alla banda stagnata perché vantano indicatori più bassi per consumo di risorse naturali, emissione di sostanze dannose per l’ambiente, ecc., sono più leggere e comode nei trasporti, possiedono una filiera di riciclo avanzata ed efficiente, ma anche l’enorme svantaggio di non possedere proprietà funzionali (ad esempio barriera ai gas) adeguate allo scopo».
Altre soluzioni di packaging per l’olio di oliva
La sfida odierna, ha sottolineato Farris, consiste nella progettazione o nello sviluppo di nuovi materiali in grado di offrire un’eccellente performance nella protezione dell’alimento e a livello di impatto ambientale, stimato con riferimento all’intero ciclo di vita del materiale stesso.
«Materiali alternativi possono essere i bag in box, che non sono conosciuti sul mercato italiano ma costituiscono una soluzione valida per più ragioni, innanzitutto perché impediscono qualsiasi contatto con l’ossigeno e quindi consentono una shelf-life più lunga dell’olio contenuto.
Un’altra soluzione può essere il tetrapak, un materiale composito che garantisce diversi vantaggi sia nella protezione dell’olio sia dal punto di vista ambientale, anche in termini di CO2 emessa, perché peso e ingombro della confezione sono ridotti al minimo.
Infine i pouches, ottenuti da materiali multilayer, che hanno il vantaggio principale di utilizzare il prodotto tutto subito, evitando sprechi alimentari, altro importante aspetto legato alla sostenibilità ambientale».