L’olivicoltura italiana ha bisogno di nuovi investimenti sugli impianti, il processo di rinnovo oggi in atto è troppo lento, bisogna accelerarlo per produrre di più. “Per questo è necessario avere accesso al Psr e alle risorse del piano olivicolo nazionale che ammontano a 32 milioni di euro per il prossimo triennio. I pagamenti dei premi Pac presentano purtroppo grandi ritardi e molte aziende olivicole devono ancora incassare non solo il saldo, ma anche l’acconto”.
Così Donato Rossi, presidente della Federazione nazionale del settore olivicolo, sottolinea la necessità per un settore “in grande affanno da tempo a causa di scarsi investimenti” di disporre di un ulteriore sostegno.
«Servono – spiega - sostenibilità e innovazione perché gli impianti che devono essere rinnovati. In Spagna la trasformazione è avvenuta passando da una media di 140 piante a oltre 1.500 piante ad ettaro a fronte di un’età media dell’oliveto italiano che va da 80 a 130 anni. In Italia l’innovazione si è spesso fermata alle tecniche di potatura e raccolta tralasciando invece gli interventi che avrebbero dovuto migliorare quantità e qualità».
Il nostro Paese resta quindi un grande importatore di olio, soprattutto dalla Spagna: ne importiamo complessivamente 400mila tonnellate, perché l’Italia ne produce 400mila tonnellate in base all’ultimo anno e quindi si arriva al 50% o 60% del fabbisogno in base alle annate. Senza contare la questione delle “miscele” di oli che possono presentare l’80% di prodotto italiano e il 20% di prodotto comunitario.
«Servono quindi – sottolinea ancora Rossi - nuovi impianti in modo da rendere più produttiva la nostra olivicoltura rispettando ovviamente i criteri di grande qualità che si riconoscono all’olio made in Italy».