È in atto un contenzioso fra Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, e associazioni dei frantoiani sull'utilizzo della sansa vergine.
Assitol chiede che venga data assoluta precedenza all'utilizzo alimentare, facendo riferimento a due sentenze del Consiglio di Stato, che hanno dichiarato illegittimo il ricorso indiscriminato agli incentivi per usi energetici della sansa vergine, sulla quale va invece applicato il principio dell’impiego a cascata: prima l'utilizzo alimentare, dopo quello a fini energetici.
FIOQ-Frantoiani Italiani Olio di Qualità, che unisce il 50% dei produttori pugliesi di olio d'oliva, e altri frantoiani evidenziano che la sottrazione di questo elemento dalla disponibilità dei frantoi rappresenta un colpo mortale per tante imprese del settore, in particolare per quelle medio-piccole e per i territori a vocazione olivicola del Mezzogiorno. In un incontro ad Andria hanno annunciato, qualora non giungano segnali di apertura dalle istituzioni e dai rappresentanti della filiera industriale, dure forme di protesta.
L’allarme di Assitol: «Basta distorsioni di mercato»
Assitol invoca il principio del “food first”, affermato da due recenti sentenze del Consiglio di Stato, chiedendo che non sia sovvertito nella riscrittura della normativa sugli incentivi alle sanse vergini per usi energetici.
«Siamo vittime di una profonda ingiustizia. Eppure non chiediamo fondi: l’unica nostra richiesta è di garantire al settore dell’olio di sansa condizioni di libero mercato, tutelando un settore storico, profondamente radicato al Sud – dichiara Giuseppe Masturzo, presidente del Gruppo olio di sansa di Assitol –. La sansa vergine è un sottoprodotto della lavorazione delle olive in frantoio, impiegata per produrre olio alimentare e biomasse, valorizzato dal lavoro delle aziende che trasformano la sansa vergine e ne estraggono un olio destinato all’alimentazione. L’olio di sansa fa quindi parte a tutti gli effetti della “famiglia” degli oli d’oliva e ha, da sempre, il ruolo di apripista dell’olio d’oliva nei nuovi mercati esteri, in virtù del suo gusto più neutro nei paesi non ancora abituati al sapore dell’extra vergine. Questa materia prima, essenziale per il lavoro dei sansifici, dal 2012 è utilizzata anche per la produzione di energia. Tale destinazione è sostenuta da incentivi sostanziosi, che hanno determinato quasi immediatamente una forte distorsione del mercato, sottraendo sansa vergine alle aziende a favore dei produttori di biogas e biometano avanzato. Ecco perché, già nel 2015, Assitol ha denunciato la situazione all’Autorità garante della concorrenza e del mercato: è stata poi la stessa Authority a segnalare “le rilevanti distorsioni” di mercato della sansa vergine al Parlamento».
Due sentenze del Consiglio di Stato
Nonostante questo primo riscontro istituzionale, non è successo nulla, perciò Assitol ha deciso di ricorrere alla giustizia amministrativa.
«La vicenda si è chiusa lo scorso luglio, con due sentenze del Consiglio di Stato che, dando ragione all’Associazione, hanno confermato il grave quadro distorsivo creato a partire dal 2012. Ma, soprattutto, Palazzo Spada ha detto chiaramente nelle due pronunce che va seguito il principio dell’uso a cascata delle biomasse - il cosiddetto “food first” - ammettendo quello energetico per la sansa vergine soltanto dopo che le autorità responsabili abbiano accertato “che non siano, plausibilmente, possibili usi non energetici”. In sintesi, la sansa vergine può essere incentivata, ma dando assoluta precedenza all’utilizzo alimentare. Ci siamo dichiarati da subito disponibili a collaborare con le istituzioni e con i produttori di biometano per definire un ragionevole periodo di transizione, con l’obiettivo di evitare contraccolpi negativi alla filiera olivicolo-olearia. Ad oggi, però, nessuno ci ha convocati, anche solo per ascoltare le nostre ragioni e siamo stati persino attaccati. Non vogliamo discriminare nessuno, ma soltanto difendere un principio di equità, tutelando così aziende centenarie, che operano soprattutto nel Sud Italia, dando lavoro a decine di persone. Chiediamo alle istituzioni che la normativa sugli incentivi alle sanse vergini recepisca, in pieno e nella sostanza, il contenuto delle sentenze del Consiglio di Stato permettendoci di competere ad armi pari con il comparto delle bioenergie ed eliminando, una volta per tutte, le distorsioni di mercato che rischiano di uccidere il comparto».
Un incontro mancato sull'utilizzo della sansa vergine
Lunedì 13 ottobre era previsto un incontro ad Andria fra Fioq e altri frantoiani e il presidente Masturzo, che nelle intenzioni reciproche avrebbe dovuto rappresentare un momento di confronto costruttivo e decisivo per l’intera filiera. Tuttavia Masturzo, che aveva confermato la sua partecipazione, era assente. Erano invece presenti una ventina di associati Fioq, tra i principali esponenti del mondo frantoiano pugliese, e una rappresentanza di frantoiani pugliesi aderenti ad altre sigle.
Frantoiani in allarme: «Chiudiamo i frantoi»
Per il presidente di Fioq, Riccardo Guglielmi, «quella che si preannunciava come un’occasione risolutiva per affrontare la questione in modo condiviso è sfumata, lasciando spazio a delusione e sdegno tra i presenti. La Fioq ribadisce che la sansa non è un rifiuto, bensì una risorsa economica e tecnologica che, se gestita con criteri di trasparenza e correttezza, può garantire valore alla filiera, sostenibilità ambientale e competitività. La sottrazione di questa risorsa dalla disponibilità dei frantoi rappresenta un colpo mortale per molte imprese del settore, in particolare medio-piccole, che costituiscono l’ossatura economica e sociale dei territori olivicoli del Mezzogiorno. La Fioq, in collaborazione con la Vueffe Consulting, ha elaborato un vademecum operativo per avviare un percorso di confronto e definire regole condivise sulla gestione della sansa come sottoprodotto, nel rispetto dell’economia circolare e delle normative ambientali. Tuttavia, stante l’esclusione e l’incertezza attuale, i frantoiani riuniti ad Andria non escludono azioni di protesta concrete, qualora non giungano segnali di apertura dalle istituzioni e dai rappresentanti della filiera industriale. Tre le ipotesi in discussione:
- il trasferimento dei costi di trasporto e smaltimento della sansa sul prezzo di acquisto delle olive;
- la scelta di lavorare esclusivamente per conto terzi;
- e, come extrema ratio, la serrata dei frantoi».