Quali soluzioni sono percorribili per una virtuosa ripresa dell’olivicoltura nei territori del Salento, da anni resi infetti dal batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca ceppo ST53? A questa domanda ha voluto rispondere il convegno “Olivicoltura pugliese: quali soluzioni per un possibile rilancio, dalla genetica al superintensivo” organizzato da New Business Media ad Agrilevante 2023, la fiera di Bari dedicata a macchine, impianti e tecnologie per l’agricoltura che costituisce la manifestazione agricola più importante non solo per il Centro e il Sud Italia, ma anche per l’intero bacino mediterraneo, l’Europa balcanica e il Vicino Oriente.
Per l’oliveto e altri frutteti attenta progettazione
L’olivicoltura nei territori infetti da Xylella ha sicuramente interessanti prospettive, percorrendo tuttavia strade diverse da quelle battute prima dell’arrivo del batterio, ha introdotto Salvatore Camposeo, docente del Dipartimento di scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (Disspa) dell’Università di Bari. Premettendo, però, che numerosi agricoltori salentini non sono più intenzionati a coltivare l’olivo e appaiono orientati verso nuove colture.
«Per la scelta di altre specie arboree da frutto è necessaria un’analisi della vocazionalità agronomica potenziale, basata su tre criteri che in ordine gerarchico sono:
- la resistenza a fattori biotici e in particolare l’immunità a Xylella fastidiosa subsp. pauca,
- la resistenza a fattori abiotici e in particolare lo xerofitismo, cioè l’adattabilità a climi asciutti, aridi, siccitosi,
- e infine l’importanza economica.
Nelle tre province salentine, Brindisi, Lecce e Taranto, esistono ampi territori vocati alla coltivazione di mandorlo, pistacchio, fico, nocciolo, melograno. Altre specie arboree indicate sono il noce, gli agrumi, l’avocado e il carrubo. Per chi, invece, voglia ritornare a coltivare l’olivo il legislatore (Decisione (Ue) 2017/2352; Decreto ministeriale 13/02/2018) ne ha permesso il reimpianto in areale infetto, ad esclusione della zona di contenimento, cioè gli ultimi 20 km della zona infetta, limitandolo però alle sole due varietà attualmente note come resistenti. In ogni caso l’imprenditore agricolo deve non agire a caso, ma progettare il frutteto, intendendo come tale anche l’oliveto, mediante prima un’analisi economica e poi un’analisi agronomica».
Olivicoltura e Xylella, scelta di cultivar e sistema colturale
Per la nuova olivicoltura nei territori infetti da Xylella fra le scelte agronomiche, ha rilevato Camposeo, di particolare rilievo sono quelle della cultivar e del sistema colturale.
«Attualmente le uniche cultivar note come resistenti al ceppo salentino di Xylella fastidiosa subsp. pauca sono Leccino e Fs-17 o Favolosa. Nuove varietà sono state registrate, altre selezioni pre-commerciali sono in arrivo, ma bisogna valutare la loro eventuale resistenza al batterio. Riguardo al sistema colturale la scelta potrà farsi tra l’intensivo a vaso basso (400-600 piante/ha) con entrambe la varietà e il superintensivo (1.250 e oltre piante/ha), per il quale Leccino non è indicato, mentre Favolosa si presta discretamente bene. A patto, però, che l’olivicoltore operi con una mentalità imprenditoriale, con una mentalità frutticola e servendosi di assistenza tecnica specializzata».
Tecniche colturali innovative per i nuovi impianti
Nella gestione dei nuovi impianti olivicoli in area infetta da Xylella Gaetano Alessandro Vivaldi, docente del Disspa dell’Università di Bari, ha consigliato l’adozione di alcune tecniche colturali innovative.
«Attualmente l’irrigazione e la fertilizzazione possono essere gestite in maniera intelligente grazie alle moderne tecnologie. Suggerisco, perciò, in primo luogo di effettuare l’irrigazione di precisione con acque reflue urbane affinate: al riguardo il progetto Riubsal vuole offrire alle comunità agricole pugliesi, e in particolare a quelle salentine colpite da Xylella, un sistema innovativo e integrato che favorisce il riutilizzo per uso irriguo di tali acque reflue. Inoltre la gestione intelligente dei fertilizzanti consente di ridurre gli apporti di azoto, fosforo e potassio, ma non la loro efficacia. Infine l’utilizzo del remote sensing è un valido strumento per il monitoraggio, ad esempio, dello stato idrico dell’olivo».
Divieto di impianto di specie specificate sensibili
Tra le misure di contrasto al batterio c’è il divieto di impianto di specie specificate sensibili a Xylella fastidiosa subsp. pauca (attualmente 41), ha ricordato Francesco Palmisano dell’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia.
«Nella zona infetta dell’area delimitata “Salento”, a eccezione della zona dove si applicano misure di contenimento, è autorizzato l’impianto di piante specificate risultate immuni, resistenti, tolleranti o a bassa suscettibilità a Xylella fastidiosa subsp. pauca ST53. In particolare: olivo: varietà Leccino e FS-17; agrumi; pesco, susino e albicocco; mandorlo e ciliegio. Il divieto di impianto di specie specificate non si applica nel caso di innesti di olivi monumentali ufficialmente riconosciuti con varietà resistenti/tolleranti nelle aree delimitate in quanto, con tale pratica, il rischio fitosanitario si riduce e si contribuisce alla salvaguardia degli olivi monumentali. Nella zona infetta dell’area delimitata “Valle D’Itria”, in cui si applicano misure di eradicazione, è vietato realizzare impianti produttivi di specie risultate tolleranti e delle restanti specie specificate».
Piano per rigenerazione dell’olivicoltura colpita da Xylella
Sullo stato di attuazione del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia (consultabile sul portale regionale della rigenerazione olivicola) ha conferito Giovanni D’Amato dell’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, sostenendo che per alcune misure le aspettative sono superiori alle disponibilità finanziarie.
«È emblematico il caso dell’art. 6 “Reimpianto olivi in zona infetta”: la disponibilità è di 60 milioni di euro, ma il fabbisogno finanziario delle richieste ricevute dalla Regione è di ben 222.082.606 euro e il numero previsto di piante è di 3.829.991, ma per una superficie interessata di appena 31.900 ettari!».
Lo stato attuale dell’epidemia da Xylella
Ma qual è l’attuale situazione dell’epidemia da Xylella in Puglia? Donato Boscia del Cnr-Istituto per la protezione sostenibile delle piante ha chiarito che esistono due scenari differenti.
«Verso il nord della Puglia il rallentamento significativo della diffusione, nel Basso Salento l’attenuazione dell’epidemia. Negli ultimi cinque anni c’è stato un avanzamento lieve, limitato al versante adriatico. Anche la diffusione su brevi distanze, con la formazione di nuovi focolai, a nord è molto più lenta di quanto lo fosse a sud, per più ragioni: clima probabilmente meno adatto, differente gestione dei terreni in pratiche agronomiche e fitosanitarie, azioni di contenimento (monitoraggio e rimozione delle piante infette, controllo dei vettori), sovrainnesti con varietà resistenti, popolazione dei vettori meno abbondante».