La costante crescita della popolazione mondiale comporta da un lato l’aumento della domanda di acqua dolce per uso domestico e agricolo, dall’altro un aumento dei volumi di acque reflue che necessitano di essere trattate e smaltite.
Parallelamente, la coltivazione dell’olivo (Olea europaea), in tutto il mondo è in transizione da impianti tradizionali e non irrigati a oliveti intensivi che utilizzano l’irrigazione al fine di aumentare le rese.
Tuttavia le risorse di acqua dolce nelle aree olivicole sono spesso scarse, pertanto per l’irrigazione dell’olivo si ricorre a fonti idriche alternative, spesso di bassa qualità. L’irrigazione con acque reflue depurate (Recycled Waste Water) presenta diversi aspetti benefici potenziali ma presenta anche alcuni rischi ambientali.
Nello studio qui presentato, l’irrigazione dell’olivo con acque reflue trattate è stata confrontata con l’irrigazione con acqua dolce per 8 anni. L’esperimento e stato condotto negli anni dal 2006 al 2013, in un oliveto commerciale (cv. Leccino e Barnea) ad altissima densità irrigato a goccia, situato nella pianura costiera israeliana, in un clima tipicamente mediterraneo, caratterizzato da una lunga stagione calda e secca (aprile- ottobre) e una breve relativamente fredda e piovosa (novembre-marzo). (…)
Effetti sulla produttività e sul suolo
Dopo 8 anni di irrigazione con ARD non è stato riscontrato alcun effetto negativo sull’attività vegetativa della coltura (Erel et al., 2019); negli alberi irrigati con ARD (acque reflue depurate) sono state registrate rese più elevate rispetto a quelli irrigati con AD (acque dolci), probabilmente a causa del contenuto di fosforo nell’ARD, rispetto agli alberi irrigati con AD, ai quali non è stato somministrato alcun concime fosfatico.
La composizione chimica dell’olio (profilo degli acidi grassi), i parametri di qualità chimica (acidi grassi liberi, polifenoli totali e valore di perossidi) e i parametri organolettici non sono stati influenzati dall’irrigazione con ARD rispetto a quella con AD durante il periodo di osservazione (Basheer et al., 2019).
Tuttavia, grandi quantità (1,75 volte superiori) di cloruri sono state lisciviate al di sotto della zona esplorata dalle radici nel caso dell’irrigazione con ARD rispetto all’irrigazione con AD. (…)
Sodificazione e rischi a lungo termine
Nel lungo periodo, l’irrigazione con acqua contenente alti livelli di sodio (Na) come l’ARD, seguita da una stagione delle piogge, provoca il rilascio di calcio, che viene appunto sostituito dal Na+, da parte della frazione argillosa del suolo, compromettendo proprietà fisiche del terreno come la conduttività idraulica e la capacita di infiltrazione dell’acqua. Questo fenomeno è noto come sodificazione (o sodicizzazione) del suolo...
Leggi l’articolo completo su Olivo e Olio n. 6/2019
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