L’obesità infantile è considerata in Europa una vera e propria epidemia, risultato di profondi disequilibri tra dieta e stile di vita. L’obesità è, anche, uno dei maggiori fattori che predisporranno, in età adulta, all’obesità, alla sindrome metabolica (ipertensione, glicemia alta a digiuno, dislipidemia), ad una maggiore incidenza delle patologie croniche non trasmissibili (cardiovascolari, neurodegenerative e neoplastiche), nonché alla morte prematura.
In Europa quasi un bambino ogni tre è obeso, con incidenza leggermente più alta per i maschi. Tra i bambini di età inferiore ai 5 anni, il 7,9% soffre di un eccesso di peso; la percentuale di obesi sale all’11,6% nella fascia d’età tra 5 e 9 anni giungendo al 29,5% se si considerano i bambini in sovrappeso. L’obesità infantile è associata allo sviluppo di gravi comorbilità, come diabete, malattie cardiovascolari e aumento del rischio di osteopenia, osteoporosi e fratture.
Per contrastare il dilagare di sovrappeso e obesità l’Oms ha sollecitato gli Stati membri ad incentivare migliori abitudini alimentari, incoraggiando la pratica dell’attività fisica a partire dalla più tenera età.
Fake news nutrizionali
Molti pensano che l’eliminazione dei grassi dalla dieta possa essere una strategia utile per ottenere una riduzione del peso corporeo, questo perché tra i macronutrienti, i grassi hanno un contenuto calorico doppio rispetto a carboidrati e proteine. Un grammo di lipidi fornisce infatti 9 kilocalorie, mentre un grammo di carboidrati e proteine forniscono, in media, 4,5 kilocalorie.
Tuttavia, i grassi non hanno solo una funzione energetica, ma anche plastica-strutturale e regolatrice. I lipidi costituiscono le membrane cellulari, proteggono e sostengono gli organi, entrano nei meccanismi di regolazione della coagulazione del sangue, sono precursori di alcuni ormoni e consentono l’assorbimento e il trasporto delle vitamine liposolubili.
Alcuni acidi grassi sono poi definiti “essenziali”, perché l’organismo non riesce a produrli da solo e devono essere necessariamente introdotti con la dieta. Quindi è chiaro che le fonti lipidiche non possono essere eliminate totalmente dalla dieta, ma poiché i lipidi non sono qualitativamente tutti comparabili occorre scegliere le fonti lipidiche migliori.
Non giudicare un alimento solo dalle calorie
Gli studi sull’alimentazione umana hanno subito una rapida evoluzione. Questo ha portato il concetto nutrizione, basato sul valore nutritivo di un alimento, inteso come contenuto percentuale di macro e micro-molecole utilizzabili dall’organismo (proteine, grassi, carboidrati, sostanze minerali, vitamine) a fini plastici o energetici (parametri quantitativi), ad ampliarsi con l’implementazione delle nuove aree di ricerca, nutraceutica, nutrigenetica e nutrigenomica.
L’interesse scientifico si è, quindi, focalizzato sugli aspetti qualitativi dei prodotti, in termini di presenza di prebiotici, probiotici e molecole funzionali capaci di modulare il microbiota intestinale e dialogare con il DNA influenzando l’espressione genica, migliorando di conseguenza lo stato di salute e l’aspettativa di vita degli individui.
È ormai accertato che la dieta e i composti nutrizionalmente bioattivi presenti in alcuni alimenti, detti funzionali, possono avere un ruolo attivo nella modulazione della fisiopatologia di diversi organi, anche a livello molecolare, grazie alla capacità di questi composti di regolare l’espressione genica. Ciò avviene anche nel tessuto adiposo ed osseo.
L’olio extra vergine ricco di composti fenolici
Un ruolo di rilievo in questo contesto è attribuito all’olio extra vergine di oliva ricco di composti fenolici biologicamente attivi, poiché queste molecole sono in grado regolare i meccanismi associati all’insorgenza e alla progressione dell’obesità, principalmente legati all’infiammazione e allo stress ossidativo. Numerose evidenze sperimentali hanno dimostrato che l’obesità, in particolare quella viscerale, è caratterizzata da uno stato di infiammazione cronica di basso grado.
Molti ritengono che il tessuto adiposo sia un organo passivo, ovvero che sia semplicemente un accumulo di grasso con effetti antiestetici. In realtà, il tessuto adiposo delle persone obese secerne delle molecole, dette adipochine, che possiedono un’azione pro-infiammatoria in grado di determinare, a livello sistemico, uno stato di infiammazione di basso grado, che modifica la sensibilità insulinica e contribuisce allo sviluppo delle complicanze associate all’obesità.
La sensibilità all’insulina è essenziale per la salute. L’insulina è un ormone che controlla i livelli di zucchero nel sangue. È prodotto nel pancreas e aiuta a spostare lo zucchero dal sangue alle cellule per utilizzarlo. Quando le cellule sono resistenti all’insulina, non riescono ad utilizzare questo ormone in modo efficace, lasciando il livello di zucchero nel sangue alto. Quando il pancreas rileva un livello elevato di zucchero nel sangue, reagisce producendo più insulina per superare la resistenza e ridurre il livello di zucchero nel sangue.
Nel tempo questo meccanismo fa esaurire le cellule produttrici di insulina nel pancreas e comporta l’insorgenza del diabete di tipo 2.
Quindi, il tessuto adiposo delle persone obese si comporta come un vero e proprio organo endocrino in grado di secernere numerose sostanze metabolicamente attive che partecipano a numerosi processi fisiologici e sono in grado di “comunicare” con altri organi modificandone la funzione.
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Lo stile di vita
La buona notizia è che lo stato di infiammazione cronica di basso grado associato all’obesità può essere invertito attraverso una maggiore attività fisica e il consumo di alimenti arricchiti di composti antinfiammatori, come i polifenoli.
L’olio extra vergine di oliva ricco di composti fenolici biologicamente attivi, di vitamina E, di acidi grassi insaturi a catena lunga e carotenoidi può ridurre lo stato infiammatorio cronico che caratterizza l’obesità, promuovendo la salute umana attraverso la modulazione dell’espressione genica.
Tessuto adiposo e tessuto osseo dialogano
Poiché è scientificamente dimostrato che l’incidenza delle fratture ossee aumenta nei bambini e negli adolescenti in sovrappeso/obesi, è importante comprendere le ragioni di questa correlazione e capire se il consumo regolare di alimenti funzionali, come l’olio extra vergine di oliva ricco di composti fenolici biologicamente attivi, possa efficacemente contrastare questo fenomeno.
L’osso è un tessuto dinamico e si rimodella continuamente. Le due componenti dell’osso, la matrice organica mineralizzata (formata da proteine quali il collagene) che conferisce all’osso durezza e resistenza, e la parte cellulare, più dinamica, composta da osteoblasti, osteoclasti, osteociti, vanno incontro a processi di riassorbimento osseo, rinnovamento, rimodellamento, cioè una sostituzione ciclica di tessuto osseo più vecchio con tessuto più giovane. Quando l’equilibrio fra osteoclasti (cellule ricche di microvilli che secernono acidi ed enzimi proteolitici e distruggono la matrice ossea) e osteoblasti (cellule specializzate nella produzione di nuovo tessuto osseo) viene perturbato, possono insorgere malattie dell’osso caratterizzate da una perdita di massa e resistenza dell’osso
Studi recenti hanno dimostrato che l’obesità, in particolare l’accumulo di grasso viscerale, è inversamente correlata con la densità minerale ossea. Ovvero maggiore è il grasso addominale, più elevato è il girovita, meno denso è l’osso e più alto è il rischio di frattura.
Una delle ragioni che potrebbero spiegare il fenomeno risiede nelle cellule staminali mesenchimali del midollo osseo. Non tutti sanno che le cellule staminali mesenchimali oltre a produrre diversi tipi di cellule del tessuto scheletrico, come ad esempio la cartilagine e le ossa, possono differenziarsi anche in adipociti, ovvero le cellule che costituiscono il tessuto adiposo.
Ecco il motivo per cui nei bambini obesi aumenta il numero di adipociti e diminuisce il numero di osteoblasti. La relazione tra ossa e grasso è, dunque, complessa e altamente dipendente da una moltitudine di fattori, tra cui input genetici, nutrizionali, biochimici, metabolici e fisici che coordinano l’interazione generale e il fenotipo risultante, ovvero l’insieme di tutte le caratteristiche morfologiche e funzionali di un individuo.
Le cellule staminali mesenchimali del midollo osseo possono differenziarsi in osteoblasti o adipociti, sotto opportune stimolazioni. Le molecole presenti negli alimenti possono interferire con la differenziazione e la stimolazione cellulare perché gli alimenti sono matrici complesse in cui si combinano nutrienti ad effetto salutistico e composti antinutrienti e nocivi, in grado di contrastare l’assorbimento delle molecole bioattive.
Se un alimento si dimostra efficace per promuovere la salute o ridurre il rischio di patologie è considerato un alimento funzionale, in grado di modulare l’espressione di alcuni geni (tema studiato dalla nutrigenomica). In alcuni casi è l’interazione con gli organi del corpo, compreso il microbiota, che agisce modificando i nutrienti e la loro azione, prima che questi, entrando nel circolo sanguigno, raggiungano gli organi bersaglio esplicando il loro effetto (tema studiato dalla nutrigenetica).
Nei bambini, lo stato di infiammazione cronica che predispone alla maggiore fragilità ossea può essere prevenuto o addirittura invertito dalla perdita di peso corporeo attraverso un approccio dietetico funzionale, con alimenti ricchi di polifenoli, e una maggiore attività fisica.
L’effetto dell’attività fisica si spiega attraverso l’evidenza scientifica che dimostra che segnali meccanici di bassa intensità hanno un effetto anabolico per le ossa e sono in grado di sopprimere lo sviluppo di grasso in modelli animali sottoposti ad una dieta sana e regolare. Per quanto riguarda la dieta, è stato dimostrato, ad esempio, che gli acidi fenolici dell’olio d’oliva come la luteolina, l’apigenina stimolano la proliferazione osteoblastica.
Questa prospettiva apre importanti scenari per il futuro. È importante indirizzare le attività di ricerca verso la conoscenza di come la dieta sia in grado di modulare le cellule staminali per poter giungere a progettare diete specifiche per ridurre, e persino prevenire, i processi degenerativi associati all’obesità infantile.
In questo scenario, ampi dati supportano l’effetto salutare del consumo di olio extra vergine di oliva ricco di polifenoli. Il suo consumo produce certamente cambiamenti nella composizione lipidica del siero, riduce lo stress ossidativo e apporta composti bioattivi in grado di modulare i processi cellulari. Questi effetti possono influenzare la fisiologia delle cellule staminali mesenchimali del midollo osseo (fig. 1). Lo stato della popolazione di queste cellule in un bambino influenzerà direttamente la sua capacità rigenerativa e la sua salute.
Fig. 1 - Le cellule staminali mesenchimali del midollo osseo possono differenziarsi in osteoblasti o adipociti, sotto lo stimolo delle molecole assunte con la dieta
Approcci di ricerca innovativi
Un nuovo approccio allo studio degli effetti salutistici dell’olio extra vergine di oliva ricco di polifenoli, condotto dall’Università di Bari, mira a studiare l’influenza delle diverse classi di fenoli bioattivi e del rapporto quanti-qualitativo tra gli stessi sulla funzionalità delle cellule staminali mesenchimali del midollo osseo di bambini obesi, prima in vitro e poi in vivo, attraverso lo studio del trascrittoma.
I gruppi di ricerca coordinati da Maria Felicia Faienza (Dipartimento di Scienze biomediche e oncologia umana), Filomena Corbo (Dipartimento di Farmacia-Scienze del Farmaco) e Maria Lisa Clodoveo (Dipartimento Interdisciplinare di Medicina), hanno affrontato il tema con un approccio multidisciplinare che è partito dalla caratterizzazione delle molecole fenoliche estratte da centinaia di campioni di olio. Passando attraverso test sulle linee cellulari mirati ad individuare il mix polifenolico più efficace, sono giunti alla realizzazione di un trial clinico mirato ad approfondire i meccanismi di compromissione ossea in bambini e adolescenti obesi attraverso la valutazione del potenziale osteoclastogenico delle cellule mononucleate del sangue periferico. Il consumo di olio extra vergine di oliva ricco di composti fenolici biologicamente attivi (20 g al giorno, ovvero due cucchiai) è risultato un possibile trattamento dietetico per migliorare la salute ossea nei bambini obesi.
Mangiare l’olio EVO per combattere l’obesità infantile
Ai più sembra un paradosso somministrare un grasso per ridurre l’indice di massa corporea di un bambino obeso? Il segreto è nella qualità del grasso.
Si tratta di un olio extra vergine di oliva ricco di composti fenolici biologicamente attivi, il migliore tra gli oli extra vergine di oliva, che richiede un grande lavoro da parte di olivicoltori e frantoiani:
- la selezione varietale,
- il contesto territoriale,
- le condizioni pedoclimatiche,
- l’applicazione delle migliori pratiche agronomiche,
- la più elevata tecnologia impiantistica,
- i più alti standard igienici,
- la cura maniacale delle fasi di filtrazione, stoccaggio ed imbottigliamento.
In sintesi, non tutti gli oli extra vergine sono uguali, solo alcuni fanno effettivamente bene alla salute (se ricchi in polifenoli, vitamina E, acido oleico e acidi grassi polinsaturi), tutti gli altri sono solo un ottimo condimento!
Questa attività di ricerca contribuirà ad una migliore comprensione dei meccanismi fisiologici e metabolici attraverso i quali l’olio extra vergine di oliva modula positivamente la salute, prevenendo le malattie e gli effetti degenerativi dell’epidemia di obesità infantile dilagante in Europa.
Il consumo di olio extra vergine ad alto contenuto di polifenoli potrebbe aiutare a prevenire le patologie connesse all’obesità infantile. All’Università di Bari lo studio del suo ruolo nell’alimentazione per preservare la salute delle ossa.
L’articolo è pubblicato su Olivo e Olio n. 4/2023
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