Superintensivo, le cultivar più adatte

cultivar nociara di olivo superintensivo
Ramo fruttifero di Nociara, la cultivar risultata la più idonea al superintensivo fra le italiane di media vigoria
Le indicazioni emerse dalla 12ª giornata dimostrativa di raccolta meccanica in continuo presso l’oliveto sperimentale dell’Università di Bari. Oltre a quelli delle cultivar spagnole, buoni i risultati ottenuti con la Nociara

Per il modello di olivicoltura superintensiva le cultivar più adatte sono le spagnole Arbosana (sicuramente la migliore) e Arbequina; mentre la greca Koroneiki, prima ritenuta ugualmente adatta, presenta diversi limiti. La più idonea fra le cultivar italiane di media vigoria è la Nociara, seguita da Fs-17 e altre. Fra quelle di alta vigoria nessuna si adatta a questo sistema produttivo.

Sono queste le indicazioni operative illustrate da Salvatore Camposeo, docente di Arboricoltura generale e presso il Dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali (Disaat) dell’Università di Bari, durante la 12ª giornata dimostrativa di raccolta meccanica in continuo delle olive organizzata dal Disaat presso il campo dimostrativo realizzato nel 2006 nel Centro didattico-sperimentale “P. Martucci” di Valenzano (Bari). Un campo, costituito da un oliveto superintensivo, in cui il Disaat ha messo a confronto 15 cultivar (Arbosana, Arbequina, Koroneiki, Nociara, Coratina, Cima di Bitonto, Peranzana, Leccino, Frantoio, Carolea, Maurino, Urano, Fs-17, I/77, Don Carlo).

Arbosana si conferma la più idonea

«Dopo 12 anni le cultivar più adatte al modello superintensivo continuano a essere sempre le stesse - afferma Camposeo - quelle apparse tali già nei primi anni di coltivazione dell’oliveto. La cultivar migliore, la più adeguata per tale impianto, è senza dubbio la spagnola Arbosana, sia per gli aspetti produttivi sia per quelli vegetativi. Infatti, si apprezza molto per la precocità di entrata in produzione, la costanza produttiva negli anni e il bassissimo indice di alternanza di produzione.

La cultivar più adeguata per il sistema superintensivo, fra quelle testate dall’Università di Bari, è la spagnola Arbosana. Nella foto in alto si noti il portamento dell’albero; nel cerchio il dettaglio sulla fruttificazione.

Ma l’Arbosana (foto 1) vanta anche ottimi aspetti vegetativi, quali la bassa taglia e il generale portamento contenuto, che, come è stato dimostrato di recente, sono una stretta conseguenza di quelli produttivi. Non è, infatti, l’architettura della pianta a generare il modello produttivo, bensì esattamente il contrario: un olivo che entra in produzione già al terzo anno dall’impianto e subito con una buona produzione, cresce poco; si innesca quindi un circolo virtuoso fra vegetazione contenuta e buona produttività».

Come esempio meritorio della cultivar Arbosana, Camposeo cita il bassissimo indice di alternanza di produzione.

«Questa cultivar, così come l’altra spagnola Arbequina (foto 2) e la greca Koroneiki (foto 3), ha mostrato un indice di alternanza di produzione pari a 0,2 (tabella 1): in pratica l’alternanza, che è insita nel patrimonio genetico dell’olivo e quindi anche di questa cultivar, è ridotta al minimo. Inoltre, è entrata in produzione al terzo anno con livelli produttivi di 5-6 t/ha di olive e dal quarto al dodicesimo anno, cioè dal 2008 al 2017, ha ottenuto rese variabili fra 6 e 10 t/ha; in 10 anni produttivi ha raggiunto una resa totale di 70 t/ha di olive (tabella 2). Anche Arbequina e Koroneiki sono entrate in produzione al terzo anno e hanno registrato rese quasi simili a quelle di Arbosana. Stesse prestazioni mostrano altre due cultivar spagnole, non presenti nel campo di Valenzano: Oliana e Sikitita».

 

Tabella 1 - Alternanza di produzione delle principali varietà testate

Cultivar Indice di alternanza
Arbosana 0,2
Arbequina 0,2
Koroneiki 0,2
Nociara 0,4
Coratina 0,6-0,7
FS-17 0,6-0,7
Leccino 0,6-0,7
Peranzana 0,6-0,7

Tabella 2 - Produzione accumulata nel decennio 2008-2017 (t/ha)

Cultivar Produzione (t/ha)
Arbosana 70
Arbequina 70
Koroneiki 70
Nociara 60
Coratina 40
FS-17 40
Leccino 31
Peranzana 30
La Nociara è risultata la più idonea fra le cultivar italiane di media vigoria: nel campo sperimentale di Valenzano ha prodotto in dieci anni circa 60 t/ha di olive.

Fra le cultivar italiane quella che si avvicina di più al modello di Arbosana, informa Camposeo, «è la Nociara, cultivar pugliese di media vigoria che entra in produzione al terzo anno e, nel campo sperimentale di Valenzano, ha accumulato in dieci anni una produzione di 60 t/ha di olive (foto 4). La seguono altre cultivar di media vigoria, che entrano in produzione tutte al terzo anno: la Coratina, con 40 t/ha nei dieci anni, la Fs-17, con 40 t/ha, la Leccino, con 31 t/ha, la Peranzana, con 30 t/ha. Bisogna però aggiungere che queste varietà hanno un indice di alternanza di produzione più alto rispetto ad Arbosana, Arbequina e Koroneiki: ad esempio, Nociara 0,4, Fs-17 e Leccino 0,6-0,7. Va evidenziato che Fs-17 e Leccino sono, al momento, le cultivar dimostratesi più tolleranti al batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca che ha infettato gli oliveti del Sud della Puglia e quindi le uniche proponibili, per ora, nei reimpianti in zone infette».

Quindi, osserva Camposeo, «per semplificare, in una ipotetica Serie A dell’adattabilità al modello superintensivo possiamo sicuramente inserire Arbosana e Arbequina. Meno la Koroneiki, che, pur producendo un olio di qualità eccellente, presenta alcuni limiti agronomici che portano già oggi gli imprenditori a escluderla dal modello superintensivo: vigoria più elevata delle due spagnole, indice di alternanza più alto, maggiore difficoltà di gestione della chioma, maggiore sensibilità al freddo».

Nella ipotetica Serie B Camposeo pone la Nociara, nella Serie C Fs-17 e, ancora più in basso, altre cultivar di media vigoria, come Coratina (foto 5), Peranzana, Leccino, Maurino.

«Queste cultivar di media vigoria presentano livelli produttivi più bassi e maggiori problemi di gestione della chioma. Sottolineo, poi, che la Fs-17 (foto 6) non manifesta particolari problemi vegetativi, cioè ha un portamento contenuto simile a quello delle cultivar in Serie A, ma produce meno. Naturalmente queste cultivar di media vigoria non sono perfettamente adatte per il modello superintensivo, ma vanno benissimo per gli oliveti intensivi».

Per l’olivicoltura superintensiva, invece, conclude Camposeo, «sono assolutamente controindicate, e quindi da scartare, per parametri sia vegetativi sia produttivi, le cultivar di grande vigoria. Tra queste le varietà pugliesi Ogliarola barese o Cima di Bitonto, Ogliarola garganica, Ogliarola salentina, ma anche Frantoio (che sotto il profilo genetico corrisponde alla Cima di Bitonto), Carolea, Cellina di Nardò».

Come si calcola l’indice di alternanza produttiva

Uno dei criteri più importanti per valutare le prestazioni produttive di una cultivar, oltre alla precoce entrata in produzione, è quello dell’alternanza produttiva.

L’alternanza di produzione, fenomeno riscontrabile nell’olivo e in altre colture da frutto perenni, si definisce come una fruttificazione irregolare o non costante negli anni. In particolare, ad un anno di elevata fruttificazione, detto di carica, ne segue uno, detto di scarica, caratterizzato da una scarsa produzione, e così via con un andamento tipicamente biennale.

Il mantenimento dell’equilibrio vegeto-produttivo della chioma, con una potatura mirata a rinnovare i rami fruttiferi senza provocare un eccessivo rigoglio vegetativo, costituisce un’importante strategia di contenimento dell’alternanza. Tuttavia, in sistemi superintensivi la riduzione della taglia e della chioma dell’albero e la meccanizzazione della potatura, necessariamente meno mirata di un intervento manuale, non sempre consentono di controllare le oscillazioni produttive. Da qui nasce la necessità, in particolare per questo tipo di impianti, di individuare quei genotipi che, oltre a essere caratterizzati da una ridotta vigoria, riescono a mantenere una produzione costante nel tempo.

L’indice di alternanza (IA), utilizzato anche nella valutazione delle varietà testate da Camposeo, misura l’ampiezza media della fluttuazione della produzione dell’albero, sulla base dalla differenza di produzione di ciascuna annata con la precedente, rapportata al totale della produzione del periodo considerato.

La formula per il calcolo dell’indice di alternanza più comunemente utilizzato è la seguente:

dove n = numero degli anni considerati e a1, a2,... , a(n–1), an = produzione in kg/albero di ogni annata. Utilizzando i dati produttivi cumulati, il calcolo dell’indice può essere esteso all’intero oliveto o a una sua porzione.

Facciamo un esempio di calcolo di questo indice considerando un solo biennio produttivo di un albero che produce 5 kg di olive nel primo anno e 1,5 kg di olive nel secondo. La fluttuazione produttiva è pari a 5 kg – 1,5 kg = 3,5 kg, su una produzione totale del biennio di 5 kg +1,5 kg = 6,5 kg. L’indice di alternanza calcolato è pari a 3,5 kg / 6,5 kg = 0,54.

A valori più elevati dell’indice, cioè più vicini a 1, corrisponde una maggiore alternanza di produzione; al contrario, valori prossimi allo 0 indicano un fenomeno di alternanza poco rilevante.

Superintensivo, le cultivar più adatte - Ultima modifica: 2018-03-23T14:15:30+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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