Stiamo prendendo parte a cambiamenti accelerati che investono non solo la sfera dei beni e dei servizi, modificando profondamente gli stili ed i tempi di vita, ma anche la rapidità con la quale si accresce la conoscenza scientifica ad un ritmo mai sperimentato prima.
All’interno di questo mutevole contesto è ipotizzabile ritenere che a breve cambierà profondamente il modo di scegliere gli alimenti, passando da riferimenti di scelta grossolani, come le calorie ed il contenuto di macronutrienti a principi più sofisticati che si poggeranno sulla presenza di molecole funzionali in grado di modulare l’espressione genica influendo l’aspettativa e la qualità di vita degli individui.
È noto da tempo che i diversi nutrienti si comportano da modulatori, inducendo reazioni metaboliche e processi ormonali, come, ad esempio, il glucosio induce il rilascio di insulina.
Solo recentemente la ricerca scientifica ha dimostrato che alcune molecole, oltre ad essere dei modulatori metabolici, modificano il DNA modulando l’espressione genica e, quindi, l’attività delle proteine, degli enzimi, e dei recettori con effetti fenotipici, ovvero la manifestazione delle caratteristiche morfologiche e funzionali dell’organismo. Cercando di semplificare, l’espressione genica dipende sicuramente dal patrimonio genetico (genoma), ma a favorire o inibire l’espressione dei geni concorre una serie di sollecitazioni ambientali a cui gli individui sono quotidianamente esposti (esposoma), incluse molte molecole che assumiamo con gli alimenti, e il complesso di rapporti tra genetica ed ambiente può essere regolato anche dalle scelte alimentari, contribuendo così a determinare l’aspettativa e la qualità di vita di ciascuno (figura 1).
Variabilità fenotipica
La scienza che ci consente di capire come i cibi riescano a controllare l’espressione genica, e quindi il fenotipo è detta nutrigenomica. La nutrigenomica ha consentito di chiarire che i cambiamenti epigenetici del DNA indotti dalle molecole assunte con gli alimenti non riguardano la modifica della sequenza ma esclusivamente l’accessibilità del gene agli enzimi deputati alla trascrizione dell’RNA e quindi all’espressione del gene e alla manifestazione del fenotipo.
Quando una sequenza del DNA è metilata, non è possibile trascriverla, ovvero non è possibile “leggere” quel gene, che rimane quindi silenziato. L’epigenoma è dunque l’insieme dei processi di regolazione che portano ad attivare o a silenziare, attraverso la metilazione, specifici geni in risposta agli stimoli che vengono dall’esterno e anche dall’alimentazione.
Il principale meccanismo epigenetico noto consiste nel legame di un gruppo chimico metile in specifici siti della sequenza del DNA (figura 3). La metilazione è dunque un sistema che silenzia l’espressione dei geni: quando questi meccanismi sono alterati, l’esito può essere l’insorgenza di svariate malattie.
Lesioni epigenetiche
Gli effetti epigenetici sono stati studiati per anni nelle coppie di gemelli monozigoti, che con un identico patrimonio genetico, mostrano un fenotipo, ovvero un aspetto esteriore differente a causa di stili di vita diversi. I gemelli monozigoti, infatti, pur condividendo lo stesso DNA, possono differire nell’aspetto fisico o nella suscettibilità alle malattie (figura 4).
Molti studi hanno dimostrato il ruolo dei fattori ambientali nell’insorgere delle malattie. Gli inquinanti, lo stress, la dieta e altri fattori ambientali possono causare cambiamenti persistenti nella miscela di modificazioni epigenetiche nei cromosomi, e in questo modo possono alterare il comportamento delle cellule e dei tessuti. La brutta notizia è che i cambiamenti acquisiti attraverso la metilazione delle basi del DNA possono essere trasmessi ai discendenti (figura 5).
La metilazione del DNA è un silenziamento che ha effetti transgenerazionali. In teoria, la salute di ogni individuo e quella dei relativi figli può essere condizionata da fattori ambientali a cui sono stati sottoposti i genitori, i nonni o addirittura i bisnonni. L’eredità epigenetica potrebbe avere un ruolo in patologie come l’obesità e il diabete, nonché nell’evoluzione delle specie.
La buona notizia è che le lesioni epigenetiche, a differenza di quelle genetiche (mutazioni: alterazioni della sequenza del DNA), sono reversibili, e quindi è possibile modificare gli schemi di metilazione del DNA attraverso cambiamenti nella dieta inducendo un’inversione di tendenza, cioè, determinando un aumento delle aspettative della vita.
Molti studi stanno dimostrando che tra le molecole più efficaci nella rimozione della metilazione delle basi e nella reversione del silenziamento sono annoverati proprio i polifenoli dell’olio extravergine di oliva.
I polifenoli dell’extravergine
I polifenoli, molecole ad azione antiossidante, sono i naturali conservanti dell’olio extravergine di oliva e conferiscono al prodotto le caratteristiche note di amaro e piccante. Tuttavia, essendo molecole polari è molto complesso trasferire i polifenoli dal frutto all’olio.
La prima variabile che determina la ricchezza di polifenoli di un olio extravergine è certamente la combinazione tra patrimonio genetico della cultivar ed ambiente. Anche in questo caso il contenuto polifenolico è un carattere fenotipico in cui le condizioni pedoclimatiche giocano un ruolo fondamentale. Occorre poi prediligere un periodo di raccolta anticipato delle olive poiché i polifenoli si trovano in concentrazione maggiore nelle olive verdi; con la maturazione la concentrazione si riduce: questa scelta, tuttavia, comporta una drastica perdita di resa ed il conseguente prodotto. Infine, i più alti standard igienici e le tecnologie innovative sono fattori determinanti per assicurare un contenuto fenolico adeguato. I due fattori che concorrono al mantenimento della concentrazione dei polifenoli nell’olio extravergine sono la filtrazione e la protezione dell’olio dalla luce e dall’ossigeno.
La conoscenza sulle virtù salutistiche dell’olio extravergine di oliva cresce di giorno in giorno e a ritmi sempre più rapidi, e chissà se, prima o poi, riusciremo a leggere in etichetta un claim salutistico che assicuri gli effetti epigenetici del prodotto. Un claim futuro potrebbe suonare così: “L’olio extra vergine di oliva ricco di composti fenolici può regolare positivamente l’espressione genica modificando i meccanismi epigenetici che hanno un impatto sulla fisiopatologia umana”.
L’articolo è pubblicato su Olivo e Olio n. 1/2024
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