Con la proclamazione del miele e dell’olio vincitori della terza edizione il premio BIOL novello 2016 ha concluso la parte cruciale della sua tre giorni bolognese. L’iniziativa pugliese ha trovato sotto le due torri l’attenzione delle scuole, dei media, degli esperti e dei cittadini interessati a scoprire un prodotto che molti considerano un semplice condimento ma in realtà è molto più importante nella nostra alimentazione. Un prodotto funzionale, l’olio d’oliva, che nel tempo è stato sottoposto a importanti modifiche di produzione, passando da epoche antiche in cui era importante massimizzare le rese - dunque subordinando la qualità - e che oggi invece ha visto tornare in auge appunto la produzione di eccellenze, attraverso procedimenti molto curati, fin dalla fase di produzione delle olive.
La vocazione di Bologna. “Bologna ci ha attirato e chiamato - dice il presidente della società pugliese BIOL Italia Gaetano Paparella, impegnata ormai da lunghi anni nel promuovere i prodotti di qualità che provengono dall’agricoltura biologica - perché Bologna è una città che consuma moltissimo olio d’oliva”.
E Roberto Roversi, giornalista e scrittore, da sempre impegnato nel tramandare le peculiarità storiche della nostra città, lo conferma. “Bologna ha fin dai tempi antichi una vocazione per l’olio di oliva; il burro, il grasso animale, veniva dalla campagna. La città si cibava di olio d’oliva”.
E se ne ciba tuttora, evidentemente.
Ma di che qualità di olio d’oliva che finisce sulle nostre tavole? E soprattutto: i consumatori se ne curano? E sono in grado di saper riconoscere i prodotti di eccellenza?
Domande cui il premio BIOL novello 2016 ha voluto dare risposte celebrando a Bologna la sua terza edizione, cui hanno partecipato, in qualità di finalisti, un centinaio di produttori di tutto il mondo. Molta strada è stata percorsa da questa manifestazione da quando nel 1996 furono sedici i primi produttori di olio extravergine d’oliva biologico a presentarsi alla prima edizione e il successo andò a un olio argentino, prodotto da Fernando Neves, un giovane produttore di Cordoba, che si era formato studiando proprio all’Ateneo di Bologna.
La giuria degli assaggiatori non ha avuto dubbi nel definire tutti i finalisti in lizza quest’anno degni di vincere il premio: alla fine lo scarto di punteggio è stato davvero minimo. Ecco allora i vincitori:
Primo posto all’ Azienda laziale Quattrociocchi con il suo Olivastro, monocultivar Itrana.
Secondo posto del podio all’azienda siciliana Agrestis con il suo Bell’Omio con varietà prevalente della cultivar tonda iblea.
Terzo classificato lo spagnolo Rincon de la Subbetica – dop “Priego de Cordóba” monovarietale Mojiblanca.