Solo l’attento monitoraggio, dai primi di luglio in poi, di larve e uova vive presenti nelle olive consente di appurare l’eventuale infestazione attiva della mosca delle olive (Bactrocera oleae) e di realizzare un’efficace lotta al dannoso insetto.
Trascurare il monitoraggio sulle olive, attardandosi con altri monitoraggi poco correlati al rischio d’infestazione, consentirà all’insetto, nelle annate miti e piovose, come 2014 e 2016, di esplicare in pieno il proprio potenziale dannoso, con esiti distruttivi prevedibili. È quanto afferma Virgilio Caleca, docente di Entomologia presso l’Università di Palermo, analizzando le ragioni per cui ogni tanto, almeno in alcune aree olivicole, la mosca pare assumere le sembianze di un flagello.
«Premesso che il calo della produzione di olive registrato nel 2016 va imputato in gran parte all’annata di scarica e ai danni da calamità naturali, è vero che a determinarlo hanno contribuito in parte anche gli attacchi della mosca delle olive. Tuttavia sbaglia chi enfatizza l’influenza della mosca, addossandole un peso eccessivo, persino preponderante, ma non rispondente alla realtà, come causa del calo».
È interessante notare, sottolinea Caleca, che la mosca non è stata realmente dannosa dovunque, ma solo in alcune zone, con notevoli differenze anche all’interno di una stessa regione.
«Nelle zone pandacie, in genere quelle litorali o prossime al mare, caratterizzate da clima mite e coincidenti con l’areale di diffusione dell’olivastro, la mosca riesce a superare le soglie d’intervento quasi ogni anno, grazie proprio alla mitezza del clima, con alte temperature medie, bassa escursione termica giorno-notte e maggiore umidità relativa, e alla presenza di una notevole disponibità di olive, di olivo selvatico o coltivato, in molti periodi dell’anno. Invece nelle zone merodacie, interne o di alta collina, l’attività della mosca viene solitamente ostacolata sia dai fattori climatici spesso sfavorevoli sia dalla presenza di olivi piuttosto piccoli. In annate normali, caratterizzate da estati calde e secche, come quella del 2015, dovunque con temperature alte e piovosità scarsa o assente, la mosca non ha causato particolari problemi sia nelle zone pandacie sia nelle merodacie. Ma in annate con estati meno calde e più umide (2014 e 2016) la mosca ha trovato le condizioni ideali per infestare le olive anche nelle zone merodacie».
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