In aumento rispetto alla precedente annata la produzione mondiale di olio della campagna olivicola 2017/18, che si attesta intorno ai 2 milioni e 900mila tonnellate di prodotto. A fare la parte del leone è sempre l’Europa con Spagna, Italia, Grecia e Portogallo che raggiungono in totale 1 milione e 800mila tonnellate di prodotto, seguite da Paesi in crescita come Turchia, Tunisia e Marocco, mentre il principale importatore di olio di oliva rimangono gli Stati Uniti d’America con una quota di mercato del 37%. Sono queste le stime Coi rielaborate da Unaprol in occasione di Sol&Agrifood di Verona, manifestazione organizzata in contemporanea al Vinitaly.
In questo contesto Unaprol ha anche organizzato un focus specifico, ancora una volta in collaborazione con l’Agenzia ICE, sull’esportazione di olio verso i Paesi Scandinavi, un mercato in cui le importazioni dei prodotti agroalimentari, soprattutto europei, hanno evidenziato un netto incremento grazie a una crescente attenzione per il valore nutrizionale e salutistico degli alimenti. Resta forte però la concorrenza del burro, tanto che la quantità di olio di oliva consumata annua pro capite (0,9 kg in Svezia e 1 kg in Danimarca), è ancora lontana dai consumi dei Paesi mediterranei come Grecia (16,5 kg) e Italia (9,2 kg). In particolare in Svezia, dal 2008 al 2017, l’import di olio d’oliva è cresciuto molto facendo registrare una variazione del 58%: su questo mercato l’Italia vanta un solido primato con una quota del 54%, contro il 31% della Spagna e il 15% della Grecia.