Prove pluriennali condotte in Puglia e nelle isole Baleari (Spagna) hanno valutato l’efficacia di antagonisti microbici e sostanze naturali - in particolare il batterio Paraburkholderia phytofirmans PsJN e l’estratto di cipolla - nel ridurre la progressione dei sintomi della malattia causata da Xylella fastidiosa su piante infette. Gli esiti delle prove hanno mostrato che tali trattamenti, pur non eliminando il batterio, sono stati in grado di attenuare lo stress idrico e migliorare la vitalità vegetativa, restituendo alle piante una condizione di equilibrio. È quanto Crescenza Dongiovanni, ricercatrice del Centro di ricerca, sperimentazione e formazione in agricoltura “Basile Caramia” (Crsfa) di Locorotondo (Ba), ha comunicato nel corso della 4ª Biocontrol Conference, organizzata a Napoli da Fruit Communication con la collaborazione di Arptra, Aipp e Antesia, presentando i risultati più recenti del progetto europeo Biovexo, dedicato alla ricerca di soluzioni sostenibili contro Xylella fastidiosa.
Individuare soluzioni per il controllo di X. fastidiosa
«Già dal 2013, dopo l’individuazione dei primi focolai di X. fastidiosa nel Salento, ci si rese conto dell’aggressività di questo batterio. Di conseguenza, della necessità di individuare soluzioni per il controllo sia del batterio sia del suo vettore, la sputacchina. Esigenza ancora più pressante oggi, dopo l’individuazione di nuovi focolai a nord di Bari e presso il lago di Varano, in provincia di Foggia.
In questi anni numerosi studi sono stati condotti per individuare sostanze che possano avere attività specifica contro il batterio. Ma la maggior parte degli studi sono stati condotti in vitro o in ambiente confinato, più rari quelli realizzati direttamente in campo.
Nel 2019 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), esprimendo un parere sulla “Efficacia delle misure di controllo in pianta per Xylella fastidiosa” aveva concluso che, sebbene alcuni esperimenti dimostrassero qualche effetto nella riduzione dei sintomi dello sviluppo della malattia, non esisteva a quel momento alcuna misura di controllo disponibile per eliminare il batterio da una pianta malata in pieno campo».
Biovexo per prove su larga scala in pieno campo
Sulla scorta di queste informazioni nel 2020, nell’ambito del progetto Biovexo, ha informato Dongiovanni, è stato costituito un consorzio di ricerca fra 11 partner - industrie, piccole e medie imprese, centri di ricerca, associazioni di agricoltori - di Austria, Spagna, Belgio, Italia e Slovenia per testare in prove su larga scala in pieno campo l’efficacia di alcune sostanze verso X. fastidiosa.
Risultati del progetto Biovexo
«Prove condotte per più anni in Puglia su olivo e X. fastidiosa subspecie pauca e nelle Baleari su mandorlo e X. fastidiosa subspecie pauca hanno valutato l’efficacia di antagonisti microbici e sostanze naturali - in particolare Paraburkholderia phytofirmans PsJN e l’estratto di cipolla - nel ridurre la progressione dei sintomi sugli olivi infetti.
Paraburkholderia phytofirmans PsJN era già stata valutata contro X. fastidiosa subspecie fastidiosa su vite, dimostrando di riuscire a contenere il batterio sia in pieno campo sia in ambiente controllato. L’estratto di cipolla era già noto perché impiegato per il controllo del Verticillium dahliae.
Sulla scorta di queste informazioni preliminari abbiamo avviato i nostri studi. I dati hanno mostrato che, pur non eliminando il batterio, tali trattamenti sono stati in grado di attenuare lo stress idrico e migliorare la vitalità vegetativa, restituendo alle piante una condizione di equilibrio».
In particolare, ha sottolineato Dongiovanni, il formulato PsJN:
- rallenta i sintomi sulle giovani piante quando le applicazioni sono iniziate nelle fasi precoci dell’infezione
- migliora la conduttanza stomatica
- riduce la popolazione di Xf, ma senza differenze statisticamente significative fra i trattamenti.
L’estratto di cipolla:
- migliora la conduttanza stomatica
- non riduce i sintomi e la concentrazione della popolazione di Xfp.
Sebbene nessuno dei prodotti testati sia ancora disponibile sul mercato, i risultati hanno confermato il valore di un approccio integrato, basato su consorzi microbici e mezzi naturali, come prospettiva concreta per un’olivicoltura mediterranea più resiliente».








