L’andamento stagionale particolarmente piovoso, marzo è risultato il mese più piovoso almeno degli ultimi 60 anni (vedi grafico), può aver favorito lo sviluppo di diverse avversità fungine (occhio di pavone, cercosporiosi e antracnosi). Tali patogeni pur provocando, ad occhi meno esperti, sintomatologie simili soprattutto a carico della vegetazione hanno comunque un’evoluzione differente.
I sintomi di occhio di pavone, ad esempio, tendono ad essere meno evidenti con l’innalzamento delle temperature estive, quelli di cercosporiosi si manifestano in maniera palese proprio durante la stagione calda, quelli di antracnosi raggiungono la massima intensità sulle drupe al termine dell’estate.
La lebbra dell’olivo
Nel caso di presenza di antracnosi o lebbra dell’olivo (agente causale Colletotrichum gloeosporioides) nel mese di giugno si possono osservare i sintomi a carico della vegetazione costituiti da uniformi decolorazioni fogliari più o meno intense a seconda del grado d’infezione.
Nelle situazioni più gravi si possono verificare forti defogliazioni; altri sintomi associati alla malattia sono avvizzimenti e disseccamenti dei rami che diventano particolarmente evidenti nei mesi più caldi, in genere a partire da luglio.
L’organo maggiormente colpito, come già detto, è il frutto sul quale i tipici marciumi provocati dal fungo si osservano solo poco prima dell’invaiatura. La malattia è presente in maniera endemica in alcuni comprensori produttivi calabresi, sporadicamente in Sardegna, Sicilia e altre regioni, mentre in alcune aree olivicole della Puglia si sta manifestando in forma epidemica da alcuni anni.
Infezioni primaverili a carico delle foglie incrementano l’entità dell’inoculo presente nell’oliveto, aumentando il rischio di attacchi autunnali sulle drupe. Recenti sperimentazioni eseguite in areali dove le infezioni di lebbra sono particolarmente virulente hanno dimostrato che interventi fitosanitari nei periodi di prefioritura (maggio) e post allegagione (giugno) possono ridurre l’entità dell'inoculo e quindi il rischio di gravi attacchi a carico delle drupe in autunno.
Per quanto riguarda il tipo di formulati, va segnalato che le uniche sostanze attive autorizzate sono i sali di rame. Per i trattamenti estivi il ministero della Salute negli ultimi anni ha autorizzato contro la lebbra, in situazioni di emergenza e temporaneamente (120 giorni), due formulati: uno a base di trifloxystrobin (25%) e tebuconazolo (50%) e uno a base di pyraclostrobin. In ogni caso, per un loro utilizzo nel 2013 occorrerà attendere le eventuali autorizzazioni eccezionali.
Le cocciniglie
In primavera diverse specie di cocciniglie tra cui la Saissetia oleae (cocciniglia mezzo grano di pepe), nonché psillidi (cotonello dell’olivo), oltre che stress nutrizionali delle piante, possono determinare la presenza di melata sulla vegetazione.
Questa si compone di sostanze ad alto contenuto zuccherino che favoriscono lo sviluppo di fumaggini in forma di croste nerastre che ricoprono la vegetazione. Questi ammassi sono costituiti da micelio di diverse tipologie fungine appartenenti ai generi Capnodium, Cladosporium, Alternaria, e così via, che in condizioni di umidità e temperatura favorevoli si sviluppano utilizzando la melata come substrato nutritivo.
Il danno all’olivo è di tipo indiretto, infatti il micelio dei funghi citati non penetra all’interno dei tessuti della pianta rimanendo all’esterno. Ciononostante il loro proliferare ostacola l’attività fotosintetica delle foglie, indebolendo il vigore vegetativo della pianta.
Una corretta gestione degli apporti nutrizionali e una corretta difesa contro la cocciniglia mezzo grano di pepe, da programmare nel mese di luglio, riducono sensibilmente il problema.
Nel caso di piante fortemente colpite può essere utile un trattamento con sali di rame per devitalizzare l’inoculo e, successivamente, un intervento disincrostante con irrorazione di acqua, eventualmente con aggiunta di bagnante, ad elevata pressione.
La tignola
Per quanto riguarda i fitofagi, nel mese di giugno si possono osservare i caratteristici nidi a carico delle infiorescenze infestate dalla generazione antofaga di tignola (Prays oleae).
Da questi ammassi fuoriescono gli adulti della generazione carpofaga del fitofago che depongono le uova non appena le olivine raggiungono le dimensioni adeguate. L’adulto di P. oleae è una farfalla di piccole dimensioni (13-15 mm di apertura alare), di colore grigio con riflessi argentei e macchiette nere sulle ali anteriori.
Il volo degli adulti può essere monitorato installando in campo trappole a colla innescate con il feromone sessuale della specie, a partire da fine maggio - inizio giugno.
- Le femmine depongono le uova sul calicetto delle olive da poco allegate;
- successivamente le larve penetrano all’interno del frutto dove scavano gallerie larvali che si approfondiscono prima nella polpa e poi nel seme (mandorla);
- prima della fase di indurimento del nocciolo fuoriescono dalle olive in prossimità della zona peduncolare, provocando spesso la cascola dei frutti attaccati.
Sono normalmente sconsigliati interventi fitoiatrici contro la generazione antofaga di tignola in quanto la percentuale di allegagione dell’olivo è piuttosto bassa e si è visto che livelli di infestazione anche del 30% non determinano danni significativi alla produzione.
Gli interventi vanno invece eseguiti nei confronti della generazione che attacca i frutti; a tal fine costituisce una buona pratica fitosanitaria registrare regolarmente le catture di adulti nelle trappole per seguire l’andamento dei voli ed eseguire campionamenti periodici dei frutti per valutare l’entità delle infestazioni. Nelle diverse regioni italiane le soglie d’intervento, proposte su varietà da olio, oscillano tra il 7% ed il 15% di olive attaccate.
L’impiego di insetticidi appartenenti alla categoria degli esteri fosforici, come ad esempio quelli contenenti dimetoato, va limitato ai casi di superamento della soglia. Negli oliveti a conduzione biologica sono sconsigliati interventi fitoiatrici in questa fase in quanto i prodotti a base di Bacillus thuringiensis non vengono ingeriti dalle larve che rapidamente penetrano all’interno delle drupe.
Coleottero notturno
In molte località in giugno inizia lo sfarfallamento degli adulti di oziorrinco (Otiorrhynchus cribricollis). Si tratta di un coleottero appartenente alla famiglia dei curculionidi, di 6-8 mm di lunghezza, di colore bruno nerastro lucente, con rostro corto che durante le ore notturne risale sulla vegetazione per alimentarsi.
I danni consistono in profonde erosioni del lembo fogliare tipicamente semicircolari a partire dal margine; le infestazioni risultano più pericolose nei giovani oliveti. La lotta con prodotti chimici è di norma sconsigliata; sulle piante si possono collocare tra la fine di maggio e l’inizio di giugno barriere per impedire il passaggio degli adulti a livello del tronco.
Si possono realizzare fasce di circa 20 cm di altezza invischiate di materiale collante non siccativo o meglio fasce di fibre sintetiche di consistenza spugnosa (ad esempio resinato di lana) che vanno applicate intorno al tronco, collocate ad un’altezza di circa 50 cm dal suolo per evitare che si sporchino a contatto con il terreno. L’efficacia migliora se le fasce sono legate con lacci elastici nella parte superiore in modo da formare un imbuto rovesciato.
(*) Assam - Servizio fitosanitario regionale, Ancona
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