In ottobre inizia la maturazione delle olive destinate alla produzione di olio e in molti comprensori gli indici di maturazione raggiungono i parametri che consentono di iniziare le operazioni di raccolta. Nel contempo le condizioni ambientali autunnali espongono comunque l’oliveto sia alle infestazioni da parte di fitofagi, sia alle infezioni di agenti patogeni. Quindi siamo in un periodo particolarmente critico perché da un lato gli organismi nocivi possono ancora produrre seri danni alla produzione e dall’altro dobbiamo tenere conto degli effetti che eventuali interventi fitosanitari possono avere sulla qualità, anche sanitaria, delle olive.
L’annata è stata caratterizzata dalla presenza di mosca dell’olivo fin dalle prime settimane di luglio. I livelli di infestazione sono risultati elevati anche nelle olive in accrescimento e le soglie di intervento sono state superate anche nei mesi successivi in quasi tutti gli areali olivicoli. Gli olivicoltori si sono trovati quindi nella difficile condizione di dover affrontare l’infestazione precoce e quelle successive di fine estate in concomitanza con una situazione meteorologica caratterizzata da sbalzi termici e piogge frequenti.
Come intervenire
Gli interventi larvicidi, se correttamente posizionati, riescono a contenere bene i danni alla produzione mentre gli interventi adulticidi richiedono maggiore attenzione e in caso di piogge dilavanti è sempre necessario ripetere il trattamento insetticida. Nel mese di ottobre purtroppo il rischio dacico persiste ancora, le temperature miti e la ricettività delle drupe favoriscono infatti il protrarsi della deposizione da parte dell’insetto. L’olivicoltore deve quindi continuare a verificare sulle drupe il livello di infestazione attiva (uova e larve di 1a e 2a età).
I danni provocati in questo periodo, spesso sottovalutati, possono essere piuttosto gravi soprattutto se sommati a quelli prodotti dall’infestazione precoce di luglio e possono persino compromettere l’intera produzione. La decisione del momento più opportuno per effettuare un ulteriore trattamento dipende dalla tecnica adottata: nellalotta larvicida la soglia economica da prendere in considerazione è quella del 10-15% di uova e larve di prima e seconda età; in quella adulticida l’intervento si deve effettuare in presenza di femmine catturate sulle trappole installate per il monitoraggio e al superamento della soglia dell’1% di uova o larve di prima o seconda età sul campione di olive.
Nella lotta larvicida si impiegano prodotti fitosanitari insetticidi a base di organofosforici avendo cura di bagnare bene tutta la vegetazione; mentre in quella adulticida si interviene con una miscela di insetticida e esca proteica bagnando una parte limitata della chioma. Per quanto riguarda la lotta adulticida, occorre ribadire, come già ricordato, che le piogge intense (>20 mm), cadute nelle ore e nei giorni immediatamente successivi al trattamento, ne diminuiscono notevolmente l’efficacia tanto da rendere necessaria la ripetizione dell’intervento.
Intervallo di sicurezza
Nel programmare i trattamenti contro la mosca, poiché si è prossimi alla raccolta, occorre tenere conto dell’intervallo di sicurezza dei prodotti impiegati: non rispettare tale intervallo può compromettere, dal punto di vista igienico sanitario, la produzione con seri rischi di superamento dei limiti di residui massimi ammessi (rma). In linea generale è preferibile evitare il trattamento fitoiatrico e anticipare sempre la raccolta quando le condizioni di maturazione dei frutti lo consentono. Tale operazione, associata ad una rapida estrazione dell’olio, consente infatti di ottenere produzioni di buona qualità anche in presenza di infestazioni elevate poiché le olive non hanno ancora subito serie alterazioni chimico-fisiche. La raccolta anticipata rappresenta anche un valido mezzo agronomico per le aziende a conduzione biologica.
L’andamento meteorologico primaverile e dell’estate può aver favorito in molti ambienti lo sviluppo di patogeni fungini sulla vegetazione in particolare Mycocentrospora cladosporioides, agente della cercosporiosi, i cui sintomi sono evidenti già in piena estate con forti ingiallimenti fogliari che compaiono a partire dalla porzione basale della chioma.
Le foglie infette possono cadere a terra precocemente causando defogliazioni, a volte intense. L’epoca di massima diffusione degli organi di propagazione del fungo è in genere a fine settembre inizio ottobre: pertanto è consigliabile effettuare un secondo intervento, dopo quello già consigliato in luglio, con prodotti a base di sali di rame per contenere efficacemente la malattia.
Occhio di pavone
Un altro patogeno da tenere sotto osservazione è il fungo Spilocaea oleagina, agente dell’occhio di pavone. Anche per il mese di ottobre, come già consigliato a settembre, è opportuno eseguire dei campionamenti per verificare la percentuale di foglie infette; al superamento della soglia del 30-40% occorre intervenire con prodotti a base di sali di rame o in presenza di infezioni molto elevate con formulati contenenti il principio attivo dodina (non ammesso in regime di agricoltura biologica). In questi casi un unico intervento è sufficiente per contenere le infezioni.
Sulle drupe possono svilupparsi marciumi provocati da Colletotrichum gloeosporioides. L’inoculo può essere già presente nell’oliveto sui rametti e sulle foglie che vengono attaccati nel periodo primaverile. La malattia, conosciuta come lebbra, si diffonde in presenza di temperature miti e condizioni di elevata umidità; le drupe attaccate manifestano inizialmente tacche rotondeggianti di colore bruno ed in seguito la polpa assume consistenza marcescente.
La lebbra
La gran parte delle olive colpite da lebbra cade precocemente a terra mentre alcune drupe rimangono sui rami fino all’annata successiva disidratandosi e assumendo aspetto raggrinzito e colore violaceo (“mummia”).
In situazioni climatiche favorevoli e su varietà suscettibili la lebbra può causare notevoli danni con cascola anche del 50% della produzione. Gli attacchi autunnali possono essere contenuti con interventi fitoiatrici, mentre potature di rimonda e trattamenti primaverili sulla vegetazione riducono fortemente l’incidenza della malattia.
Alcuni autori ritengono che le “mummie” costituiscano la principale sorgente di infezione per gli attacchi nell’annata successiva; studi più recenti hanno però evidenziato lo stretto rapporto tra le infezioni primaverili sulla vegetazione e gli attacchi autunnali alle drupe. Di norma i trattamenti eseguiti con prodotti rameici contro l’occhio di pavone o la cercosporiosi sono efficaci anche contro la lebbra.
Occorre infine tenere presente che i prodotti a base di rame devono generalmente rispettare un periodo di carenza piuttosto lungo pertanto anche nel caso di trattamenti fungicidi occorre pianificare attentamente l’epoca di raccolta (cfr. tabella) o in caso di raccolta precoce è preferibile effettuare l’intervento successivamente a tale operazione.
(*) Assam – Servizio fitosanitario regionale, Ancona
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