La zeolite per il controllo della cercosporiosi dell’olivo

cercosporiosi olivo
1- Tipici sintomi di cercosporiosi su foglie (a) e su frutto (b) di olivo.
Al vaglio nuovi prodotti per la difesa dalle malattie fungine dell’olivo, in vista di ulteriori restrizioni sull’impiego del rame. Positivi i primi risultati sull’uso del minerale contro Cercospora cladosporioides

Tra le varie malattie che interessano l’apparato fogliare dell’olivo, la cercosporiosi, causata dell’agente fungino Pseudocercospora cladosporioides (Sacc.) U. Braun (syn. Cercospora cladosporioides Sacc.), in alcuni anni può risultare particolarmente dannosa, determinando la prematura caduta delle foglie e un indebolimento generale delle piante colpite. I sintomi su foglia che si associano all’infezione sono, sulla pagina superiore, la comparsa di aree clorotiche, presto necrotiche, mentre su quella inferiore si osservano tipiche macchie di tonalità grigiastra, dovute all’abbondante evasione per via stomatica delle strutture riproduttive del patogeno (foto 1 a, in alto).

In genere, la maggior parte delle foglie è destinata a cadere precocemente, ma il patogeno sopravvive in quelle colonizzate che permangono sulla pianta. Su tali foglie, in autunno, si registra la maggiore produzione di propaguli e le nuove infezioni si diffondono grazie alla liberazione delle spore a seguito delle piogge. Una volta avvenuta la penetrazione per via stomatica o per microlesioni, la colonizzazione procede più o meno lentamente e in estate si possono manifestare defogliazioni di varia intensità.

Anche i frutti, talvolta, possono risultare sintomatici, mostrando alterazioni differenti, in funzione dello stadio di maturazione. Sulle olive verdi l’infezione è caratterizzata da aree più o meno circolari, marroni, infossate, di circa 7 mm di diametro, mentre su quelle mature le lesioni si presentano sottoforma di aloni di colore giallo chiaro (foto 1 b, in apertura). Sintomi accentuati possono causare il deprezzamento qualitativo dell’olio prodotto. Un’elevata pressione della malattia causa una scarsa produzione, la diminuzione della formazione delle gemme a fiore negli anni successivi e un ritardo della maturazione.

A tutt’oggi poco è noto sulla suscettibilità delle differenti cultivar di olivo alla cercosporiosi; Vatrano (2019), rilevando la percentuale di foglie con sintomi di cercosporiosi in tre differenti cultivar di olivo, ha proposto una scala di suscettibilità con la cv. Cassanese al primo posto, seguita dalla cv. Leccino e, quindi, dalla cv. Carolea, la più tollerante. Tuttavia, la raccomandazione dell’uso di cultivar resistenti/tolleranti è difficile da seguire da parte dei produttori che rimangono tradizionalmente legati ai caratteri quali-quantitativi di determinate cultivar.

Gli attuali mezzi di controllo della cercosporiosi dell’olivo

Negli ultimi decenni, la cercosporiosi dell’olivo è diventata molto più presente negli uliveti rispetto a tempi in cui era considerata una malattia secondaria, tale da essere controllata, per via indiretta, con gli stessi interventi rameici effettuati contro l’occhio di pavone (Venturia oleagina), soprattutto a fine inverno o alla ripresa vegetativa (Nigro 2002, 2011, Nigro et al., 2018; Vatrano 2019). D’altro canto, le sempre maggiori restrizioni che normano l’impiego di tale metallo in ambito agricolo, dovute a noti fenomeni di accumulo e all’attività biocida, inducono alla definizione di strategie alternative per il controllo della malattia.

Recentemente, Nigro et al. (2018) hanno evidenziato che l’applicazione di mancozeb e tebuconazolo+trifloxystrobin con zolfo è in grado di fornire efficaci risultati nella riduzione della cercosporiosi. Gli effetti di differenti principi attivi sono stati valutati anche da Romero et al. (2020), i quali hanno osservato che taluni di essi inibiscono la crescita del micelio del patogeno, già a dosi molto basse.

In una più ampia ottica di gestione ecocompatibile delle strategie di controllo dei fitopatogeni in ambito agricolo, nuovi formulati a basso o nullo impatto ambientale sono attualmente oggetto di ampia considerazione e sperimentazione. Recentemente, infatti, si assiste alla immissione sul mercato di mezzi tecnici alternativi ai classici fitofarmaci di sintesi, spesso annoverati tra i corroboranti, prodotti di origine naturale, non ascrivibili alla categoria dei fertilizzanti, che migliorano la resistenza delle piante nei confronti degli organismi nocivi.

Tra tutti i mezzi alternativi saggiati, le zeoliti, alluminosilicati con differente composizione chimica in grado, tra l’altro, di assorbire notevoli volumi di umidità, trovano impiego in vari settori agricoli e, come recentemente dimostrato, anche in ambito fitopatologico (tab. 1).

Tab. 1 - Possibili applicazioni della zeolite in agricoltura
Miglioramento delle proprietà di bilanciamento dell’acqua nel suolo per elevata capacità di ritenzione idrica
Rilascio graduale dei nutrienti
Neutralizzazione di metalli pesanti, ammonio, molecole organiche e riduzione della lisciviazione dei nitriti
Bonifica e decontaminazione dei suoli inquinati da sostanze radioattive
Ammendante nei terreni e terricci per orticoltura e miglioramento delle proprietà fisiche e chimiche del suolo
Essicante per la conservazione dei semi
Additivo nei mangimi per il miglioramento della salute e della performance degli animali e controllo delle micotossine nei mangimi
Assorbimento di gas maleodoranti da stalle o altre origini
Carrier per il rilascio bilanciato di insetticidi, fungicidi e erbicidi
Implemento della resistenza delle piante nei confronti di agenti biotici e abiotici
Controllo degli insetti
Fonte: Eroglu et al., 2016.

Polat et al. (2018), infatti, hanno dimostrato l’efficacia della zeolite contro la peronospora della vite (Plasmopara viticola), tanto da suggerirne l’impiego come nuovo fungicida in grado di ridurre gli effetti del patogeno su uva da tavola, sia pure congiuntamente a sali di rame. La somministrazione di zeolite al terreno ha ridotto le infezioni da Verticillium dahliae su melanzana (Kefalogianni et al., 2017) Fusarium oxysporum f.sp. melonis su melone (Kefalogianni et al., 2017) e Scerotinia sclerotiorum su lattuga (Poulaki et al., 2019), grazie a un meccanismo di attivazione delle difese della pianta.

Un ulteriore impiego è stato suggerito, in post raccolta, per ritardare la maturazione delle banane, poiché tali minerali contribuiscono all’adsorbimento dell’etilene prodotto dai frutti (Tzeng et al. 2019). Sempre in post raccolta, differenti zeoliti impiegate anche per il controllo di Aspergillus flavus e della relativa micotossina aflatossina B1, hanno mostrato un’efficacia, correlata al contenuto di Li+ e Cu2+ (Savi et al., 2017). Anche Penicillium digitatum, agente della muffa verde degli agrumi, è stato inibito tramite l’impiego di zeolite contenete ioni d’argento, applicata durante la fase di ceratura degli agrumi (Cerillo et al., 2017).

Sulla base di tali considerazioni si è ritenuto opportuno valutare l’efficacia di una zeolite commerciale nel contenimento della cercosporiosi sulla cv Leccino, mediamente suscettibile a tale malattia.

Prove di utilizzo della zeolite

Le prove sperimentali sono state condotte presso l’azienda agricola Ergabio in agro di Badolato (Catanzaro) su un uliveto cv. Leccino con piante coetanee di circa 25 anni di età ed un sesto di impianto di 5x5 m. I trattamenti a base di zeolite per il controllo della cercosporiosi sono stati effettuati secondo tre differenti modalità:

  • polverulento;
  • in sospensione acquosa con un bagnante;
  • in sospensione acquosa con un bagnante e ossicloruro di rame.

Inoltre, è stata valutata l’efficacia di un trattamento a base di solo ossicloruro di rame ed è stato considerato anche un testimone, in assenza di trattamento (tab. 2).

Tab. 2 - Tesi a confronto, principi attivi, modalità di somministrazione e dose di impiego della zeolite
Tesi Trattamento Somministrazione Dose
1 Testimone - -
2 Polvere di roccia
Zeolite 95 Serbios
Polverulenta 8 kg/ha
3 Polvere di roccia
Zeolite 95 Serbios
+ Ossicloruro di rame
Sospensione (Atomizzatore) "5 kg/ha
+ 350 g/hl"
4 Ossicloruro di rame Sospensione (Atomizzatore) 350 g/hl
5 Polvere di roccia
Zeolite 95 Serbios
Sospensione (Atomizzatore) 5 kg/ha

Lo schema sperimentale ha previsto tre blocchi costituiti da cinque piante, ciascuna trattata secondo una delle suddette modalità. Tutti i prodotti sono stati somministrati nella fase fenologica del risposo vegetativo, da febbraio fino ad aprile, periodo in cui, in genere, si interviene anche contro V. oleagina. Allo scopo di consentire la permanenza sul filloplano della zeolite in polvere, tali trattamenti sono stati effettuati al mattino presto in presenza di condensa (foto. 2). Nell’intento di limitare il più possibile l’impiego del rame, i formulati cuprici (tal quali o in aggiunta alla zeolite) sono stati somministrati una sola volta a inizio febbraio 2019, mentre la zeolite è stata somministrata a cadenza quindicinale, nell’arco di 60 giorni (febbraio-marzo 2019).

trattamento con zeolite su foglie di olivo contro cercosporiosi
2 - Trattamento con zeolite su foglie di olivo: polverulento (a); in sospensione mediante atomizzatore (b).

L’efficacia di ciascun trattamento è stata valutata su 50 foglie raccolte in maniera casuale da ogni pianta, per un totale di 150 foglie per tesi. L’analisi visiva della presenza di sintomi di cercospora sulla pagina inferiore delle foglie ha consentito di determinare la percentuale di foglie sintomatiche (incidenza della malattia). La gravità della malattia è stata calcolata utilizzando una scala a 4 classi indicanti la percentuale di area di pagina fogliare inferiore ricoperta dal patogeno (Nigro et al., 2002) (foto 3):

  • 0, nessun sintomo;
  • 1, 1-10%;
  • 2, 11-30 %;
  • 3, 31-50%;
  • 4, più del 50%.
cercosporiosi olivo classi di malattia
3 – Classi di malattia: 0, nessun sintomo di cercosporiosi; 1, 1-10% della lamina fogliare sintomatica; 3, 31-50%; 4, più del 50%.

L’indice di malattia (indice di McKinney) è stata calcolato con la seguente formula IM = [Σ (c x n)] * 100 / N x C dove c è il valore della classe, n il numero di fogli per ciascuna classe, N il numero totale di foglie osservate e C il valore massimo della classe. Il grado di protezione dei differenti formulati (% efficacia) è stato calcolato utilizzando la formula di Abbott (IM testimone –IM trattato/IM testimone × 100).  I dati sono stati sottoposti all’analisi della varianza (ANOVA) e le medie confrontate mediante il test di Student-Neuman-Keuls (p=0,05).

Risultati preliminari

Dall’analisi dei risultati, riportati nella tabella 3, si nota come nelle piante non trattate circa il 60% delle foglie analizzate presentava i sintomi della malattia con una gravità pari al 34%. In queste condizioni, tutti i trattamenti con zeolite, applicata in sospensione in miscela con rame o additivata con un bagnante, hanno limitato lo sviluppo della malattia, come attestato dai valori di incidenza e di gravità, statisticamente inferiori a quelli del testimone non trattato e dalla buona percentuale di efficacia (50-75%). Ugualmente efficace è apparso il trattamento con ossicloruro di rame che ha garantito una percentuale di efficacia pari al 42%.

La zeolite polverulenta, invece, ha mostrato un’efficacia inferiore (circa 22%) e i valori di incidenza e gravità della malattia non sono risultati statisticamente differenti dal testimone non trattato. La mancata attività di tale trattamento potrebbe essere attribuita alla rimozione dello strato di prodotto a causa del vento, nelle ore successive alla somministrazione.

Tab. 3 - Incidenza, gravità della malattia e percentuale di efficacia dei trattamenti sperimentali contro la cercosporiosi dell'olivo
Tesi Trattamento % foglie
infette
Indice
di McKinney
% efficacia 
1 Testimone 60,67 C 34,44 c
2 Polvere di roccia
Zeolite 95 Serbios
56,00 C 26,89 bc 21,92
3 Polvere di roccia
Zeolite 95 Serbios
+ Ossicloruro di rame
39,33 B 15,78 a 54,18
4 Ossicloruro di rame 33,33 B 19,78 ab 42,57
5 Polvere di roccia
Zeolite 95 Serbios
20,00 A 9,78 a 71,60
I valori in colonna seguiti dalla stessa lettera non differiscono statisticamente con il test di Student-Newman-Keuls  (p< 0,05).

Potenziale alleato per ridurre l’impiego di rame

Sebbene i risultati ottenuti inducano a ritenere la zeolite un potenziale valido mezzo di controllo della cercosporiosi dell’olivo, studi più approfonditi vanno condotti sulle differenti tipologie di minerale, sulla loro più corretta metodologia di applicazione e sul migliore periodo stagionale per effettuare i trattamenti, mirando, in ogni caso, alla convenienza economica.

Nella previsione di una prossima eliminazione dal mercato dei prodotti rameici per la difesa fitosanitaria e di una sempre maggiore ecosostenibilità dei regimi colturali, l’impiego di formulati a base di zeolite potrebbe trovare, quindi, un campo d’impiego sempre più esteso, anche su altre colture e contro differenti agenti patogeni. Va rilevato, comunque che, pur non essendo attualmente noti effetti dannosi sull’ecosistema, la polvere di quarzo in tali matrici, se inalata a lungo e in elevate concentrazioni, può causare seri danni all’apparato respiratorio e rappresenta, quindi, un parametro di rischio, soprattutto per l’operatore. Anche tali aspetti vanno opportunamente ponderati, soprattutto in fase di produzione e commercializzazione di nuovi eventuali formulati ad uso fitoiatrico.


L’articolo è pubblicato sulla rivista di Olivo e Olio n. 2/2021.

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Thomas Vatrano, Agronomo libero professionista
Patrizia Bella, Giulia Mirabile, Gaetano Conigliaro e Livio Torta del Dipartimento di Scienze Agrarie, Università degli Studi di Palermo

La zeolite per il controllo della cercosporiosi dell’olivo - Ultima modifica: 2021-03-03T11:55:29+01:00 da Barbara Gamberini

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