La primavera 2013 è iniziata con copiose precipitazioni e basse temperature che, nel mese di marzo non hanno favorito una rapida ripresa vegetativa. Ad ogni modo con l’arrivo di maggio ha inizio la fase di mignolatura e la successiva fioritura delle piante di olivo.
Il perdurare di condizioni di elevata umidità nel corso della stagione potrebbe favorire lo sviluppo di patogeni a carico della vegetazione. La lebbra o antracnosi causata dal fungo Colletotrichum gloeosporioides già a partire dalla fine dell’inverno è in grado di infettare i nuovi germogli, provocando ingiallimenti fogliari. I sintomi si manifestano con macchie clorotiche indefinite, in seguito i tessuti colpiti imbruniscono e le foglie cadono a terra.
Nell’epidemiologia di queste avversità appaiono sempre più importanti le infezioni primaverili, tuttavia avvizzimenti e disseccamenti a carico dei rami e comparsa dei tipici marciumi sui frutti si evidenziano solo più avanti nella stagione soprattutto nel periodo autunnale, con l’avvicinarsi della maturazione delle drupe.
Anche se le infezioni a carico delle foglie aumentano l’entità dell’inoculo patogeno presente nell’oliveto, in primavera non sono consigliati interventi fitoiatrici contro la lebbra delle olive. In questo periodo, inoltre, si rendono manifesti i sintomi causati sulla vegetazione da Spilocaea oleagina, agente causale dell’occhio di pavone (foto 1).
Sali di rame
L’impiego di sali di rame nel mese di marzo o aprile costituisce una pratica efficace nel controllo di entrambe le avversità; qualora non sia stata condotta un’attenta difesa fitoiatrica i danni sulle varietà più suscettibili possono essere consistenti. Nei casi più gravi si può ancora intervenire in maggio con prodotti fitosanitari a base di dodina, fungicida che esplica azione curativa e limita il fenomeno del distacco delle foglie colpite.
In questo periodo è inoltre possibile osservare i primi sintomi di verticilliosi, malattia provocata da Verticillium dahliae, micete estremamente polifago, capace di conservarsi a lungo nel terreno. Le giovani piante di olivo in accrescimento mostrano ingiallimenti fogliari e presenza di rametti con foglie secche che restano a lungo attaccate ai rami; anche le infiorescenze possono disseccare.
Il tessuto legnoso dei rami di uno o due anni è soggetto a imbrunimenti vascolari. La malattia evolve con decorso acuto in soggetti giovani che manifestano il deperimento di intere branche e nei casi più gravi la morte del soggetto attaccato, mentre l’andamento nelle piante adulte è in genere di tipo cronico con alternanza di presenza di sintomi e periodi di remissione degli stessi. La lotta alla verticilliosi, a causa della mancanza di prodotti fitosanitari di sicura efficacia, si basa prevalentemente su misure di prevenzione quali: impianto di oliveti in terreni non infetti; impiego di materiale vivaistico sano; scelta di varietà poco o nulla suscettibili; equilibrata gestione delle concimazioni.
Con il clima primaverile si assiste al risveglio di numerosi fitofagi dal riposo invernale; all’inizio della fase di emissione delle mignole è possibile osservare lo sviluppo delle popolazioni di cotonello dell’olivo (Euphyllura olivina), una psilla che infesta gli apici dei rametti e delle infiorescenze di olivo ed olivastro (foto 2).
L’insetto sverna allo stadio di adulto e inizia a riprodursi in corrispondenza della ripresa vegetativa compiendo una prima generazione prevalentemente a carico dei germogli, una seconda maggiormente rivolta alle infiorescenze cui seguono altre generazioni per un totale di 5-6/anno nell’Italia meridionale. I danni maggiori, causati dalle colonie che si sviluppano a carico dei racemi fiorali, consistono nell’aborto dei fiori, nell’avvizzimento dei frutticini appena allegati che cadono a terra (manifestazione osservata fino al mese di luglio). Le punture della psilla possono causare inoltre il deperimento e il disseccamento di germogli ed indurre lo sviluppo di fumaggini a seguito dell’emissione di melata. La presenza del cotonello è frequente negli oliveti, tuttavia l’entità degli attacchi non richiede di norma interventi specifici, anche grazie all’azione di parassitoidi e predatori naturali.
Eccezionalmente in presenza di gravi infestazioni può essere necessario intervenire contro le neanidi con oli minerali bianchi, con aggiunta di bagnante, irrorati ad elevata pressione.
Le cocciniglie
Anche le popolazioni delle diverse specie di cocciniglie che infestano gli oliveti riprendono in primavera la loto attività.
La cocciniglia cotonosa dell’olivo (Lichtensia viburnii) e la cocciniglia cotonosa carenata (Filippia follicularis) sono ben visibili sulla vegetazione in primavera per la presenza di femmine ricoperte da un ovisacco ceroso biancastro nel quale sono deposte le uova (foto 3).
In entrambe le specie le neanidi schiudono in maggio-giugno, tuttavia la cocciniglia cotonosa dell’olivo compie due generazioni in un anno (la seconda schiusa delle neanidi si ha in agosto-settembre), mentre la cocciniglia cotonosa carenata compie un’unica generazione annua. L’elevata fittezza della chioma, determinata da un sesto di impianto troppo stretto o da operazioni di potatura non corrette, è un fattore agronomico che può favorire lo sviluppo delle infestazioni; in impianti olivicoli razionalmente condotti la presenza di questi fitofagi non raggiunge di norma livelli di dannosità ed in questi casi non si ravvisa la necessità di interventi specifici nei confronti delle cocciniglie cotonose. La cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae) sverna allo stadio di neanide (foto 4); dal mese di marzo-aprile le forme giovanili svernanti, entrano in attività, posizionandosi sulla pagina inferiore delle foglie e migrando verso i rametti (foto 1).
Nel mese di maggio, le neanidi si sono fissate al tessuto vegetale e sono nel pieno dell'attività trofica; la fase successiva è quella di maturazione con lo sviluppo delle prime femmine adulte. Compie una generazione all’anno, in alcune zone può effettuarne due. Le popolazioni di cocciniglia mezzo grano di pepe sono spesso contenute dall’azione di antagonisti naturali, predatori e parassitoidi, tuttavia questa specie è la più pericolosa sia per diffusione sia per gravità degli attacchi. Il campionamento per stabilire l’entità delle infestazioni, qualora non sia ancora stato effettuato, va eseguito tempestivamente e comunque prima della comparsa degli adulti. Si prelevano dal 5% delle piante quattro rametti in corrispondenza dei quattro punti cardinali suddividendoli in segmenti di 10 cm di lunghezza. Si controlla la presenza di neanidi vive considerando il valore soglia di una neanide per cm di rametto oppure di 2-5 neanidi per foglia. La lotta va effettuata, se necessario, durante la stagione estiva (luglio-agosto), in corrispondenza della schiusura delle uova, è quindi importante posticipare l’intervento fitoiatrico alla generazione successiva.
Entro la metà del mese di maggio vanno eliminate dall’oliveto le fascine “esca” lasciate in campo per la lotta agli scolitidi. Alla distruzione dell’infestazione nel materiale asportato, laddove le norme vigenti non consentano la bruciatura, si può provvedere irrorandolo più volte con prodotti fitosanitari ad attività insetticida di contatto.
(*) Assam - Servizio fitosanitario regionale, Ancona
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