Sotto la spinta salutistica determinata dall’emergenza Covid-19 i consumi di olio extravergine di oliva sono cresciuti del 9,5%. Ma, proprio in coincidenza di tale crescita, si è avuta anche una impennata delle speculazioni che deprimono i prezzi dell’olio extravergine pugliese. È quanto denuncia Coldiretti Puglia, che richiama la necessità di vigilare sugli acquisti per evitare che venga spacciato come italiano, e in particolare pugliese, prodotto importato di minore qualità. Un pericolo fondato sul fatto, sostiene il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, che «i magazzini in Puglia sono pieni di olio straniero, con un aumento del 45% rispetto all’anno scorso, secondo i dati del report Frantoio Italia redatto dall’organismo di controllo ICQRF del Ministero delle politiche agricole».
Coldiretti Puglia vigilerà contro speculazioni su olio d’oliva
Coldiretti Puglia teme «pesanti ripercussioni sugli operatori seri della filiera, frantoi e produttori, che rischiano di vedere non remunerato il valore del nostro pregiato olio extravergine di oliva di qualità, anche in vista della prossima campagna olearia. Coldiretti Puglia vigilerà affinché vengano stanate e perseguite eventuali speculazioni, sostenendo tutte le necessarie azioni di contrasto messe in campo dagli organismi di controllo e dalle forze dell’ordine».
In queste condizioni, consiglia Muraglia, «è importante verificare attentamente l’etichetta, anche se sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive di produzione straniera in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta, infatti, è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.
Il consiglio è diffidare dei prezzi troppo bassi, acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane, o comperare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio extravergine di oliva prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive».
Necessarie azioni per promuovere prodotto italiano
A livello regionale e nazionale vanno programmate e realizzate campagne quinquennali di comunicazione, strutturali e adeguatamente finanziate, che promuovano in maniera strategica e coordinata il prodotto simbolo della Puglia, l’olio extravergine di oliva, suggerisce Muraglia.
«Serve, inoltre, una ulteriore stretta sui controlli, per stoppare le pratiche sleali, un intervento normativo fortemente sollecitato da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali di una parte della Gdo venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato. Accanto alla formula tradizionale del 3×2 e ai punti premio si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto, che devono seguire regole precise, ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva».
Intensificare l’attività di controllo e vigilanza
Occorre perciò intensificare l’attività di controllo e vigilanza, anche per evitare che vengano spacciati come nazionali prodotti importati, aggiunge Muraglia. «Ma è anche necessario al più presto il recepimento della Direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 per ristabilire condizioni contrattuali più eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori. Bisogna, inoltre, approvare la proposta di riforma dei reati alimentari presentata dall’apposita commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, perché i contratti tra gli attori che operano lungo le filiere del cibo sono presupposto di valore per le produzioni locali, di remunerazione dignitosa per gli imprenditori agricoli e di qualità per i consumatori».
Diffondere cultura olio extravergine di oliva fra i consumatori
Diffondere la cultura dell’olio extravergine di oliva fra i consumatori e supportare la crescita continua della filiera dell’olio è il nostro obiettivo, conclude il presidente Muraglia, perché i consumatori sono affamati di informazioni e conoscenza sul mondo dell’olio d’oliva.
«In Puglia aziende agricole e frantoi hanno saputo cogliere gli spunti positivi offerti dal mondo del vino, abile nell’attività di marketing e di grande promozione delle etichette pugliesi a livello nazionale e internazionale. Da qui stanno nascendo sale di degustazione all’interno delle aziende olivicole e dei frantoi, il packaging sta divenendo sempre più ammiccante, sale il livello qualitativo degli oli.
La Puglia detiene un patrimonio di 60 milioni di olivi su una superficie di 383.650 ettari, con una Plv (Produzione lorda vendibile) del comparto olivicolo-oleario pari al 20% della Plv totale del settore agricolo. In Italia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative. L’Italia è il primo consumatore mondiale di olio di oliva con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili e dagli Stati Uniti con 320 milioni di chili.
A sostenere la domanda mondiale sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva, provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione, soprattutto in tempi di pandemia da Covid-19».