Il primo punto del Manifesto della FIOI, Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti, fa immediatamente intuire quali sono i punti cruciali della federazione che riunisce molte eccellenze del mondo olivicolo italiano: qualità, territorio e tipicità.
“L’olivo è presenza costitutiva del paesaggio italiano, un bene inestimabile in stretta relazione con il patrimonio storico artistico del nostro Paese ed è il fondamento di una civiltà alimentare antica, ammirata in ogni parte del mondo. Il nostro impegno è di salvaguardarlo rivolgendogli le stesse incessanti e amorevoli cure che nei millenni hanno generato un ambiente unico e ospitale”.
Chi è FIOI?
«FIOI è stata costituita nel 2021, dopo un lungo processo di dialogo e confronto in cui i primi soci e consiglieri, inizialmente solo in 10, hanno creato un regolamento e un manifesto con cui trasmettere i loro intenti e valori» - ci spiega Pietro Intini, olivicoltore e presidente della federazione, presso il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti a Bologna.
«FIOI nasce su forte ispirazione dei cugini del vino della FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), di cui ne condivide valori quali la terra, la biodiversità, la ricchezza varietale e il mondo della trasformazione che negli ultimi 20 anni ha fatto passi da gigante sia in ambito di ricerca che in ambito tecnologico.
La federazione riunisce, infatti, piccoli e medi produttori artigianali di olio che vogliono dare valore al territorio in cui operano attraverso la creazione di oli extravergini di alta qualità che siano anche rappresentativi delle cultivar locali e regionali garantendo l’origine e la tipicità del prodotto».
Olivicoltori Indipendenti
Caterina Mazzocolin, segretario generale della federazione e una delle fondatrici, ha specificato il significato del termine “indipendenti”. La federazione è gestita interamente da olivicoltori, aziende agricole e frantoi artigiani che con la loro presenza sul territorio vogliono trovare anche il loro spazio sul mercato.
«Questi oli prodotti con olive e varietà locali, con sentori predominanti di varietà tipiche rappresentano solo una piccola parte della produzione italiana. La FIOI lavora affinché questo bacino di produzione di qualità aumenti. Olivicoltori indipendenti vuol dire che i soci sono incoraggiati a valorizzare i propri oli, a imbottigliarli, invece che lasciare le proprie olive al frantoio, a valorizzare la propria bottiglia e, allo stesso tempo, riuscire a posizionarla sul mercato al prezzo giusto», continua Mazzocolin.
Tipicità e qualità come requisito
Coloro che vogliono entrare a far parte della federazione devono dimostrare di avere i valori di attaccamento al proprio territorio. Possono dunque entrare a far parte olivicoltori, frantoi artigiani, ma anche coloro che sono interessati alla creazione di un gruppo che lavori unitamente per la diffusione dell’extra vergine di qualità.
Ci racconta Pietro Intini: «I nostri soci rappresentano una filiera corta, quasi cortissima, non entrano imbottigliatori e commercianti, entra semplicemente colui che alleva una pianta, la cura e la trasforma. L’olio artigianale deve potersi distinguere da quello che spesso si trova al prezzo più basso sugli scaffali dei supermercati».
Tutte le fasi produttive sono ugualmente importanti: la parte di trasformazione è fondamentale quanto quella sul campo, il settore ha raggiunto ormai un livello tecnologico avanzato, ma spesso l’applicazione delle tecnologie e delle innovazioni non sono utilizzate in maniera appropriata, così come l’ambito agronomico è spesso poco curato. Entra solo chi lavora le olive del proprio territorio, ad eccezione di piccole deroghe che possono essere concesse in casi eccezionali come calamità naturali. L’olivicoltore deve operare nel proprio territorio e con cultivar locali.
«Per l’attaccamento ai valori della territorialità la qualità è imprescindibile, infatti si diventa soci, ma non si può esporre il marchio FIOI se non si è superato un certo standard qualitativo. L’obiettivo è quello di ispirare i nuovi olivicoltori a produrre degli extravergini puliti, attinenti al terroir e alla varietà di appartenenza, questo è il nostro minimum. Per farlo si deve seguire un protocollo di lavorazione: olive verdi, raccolte in giornata, frante nelle 12 ore, olio filtrato», afferma il presidente.
“Vogliamo essere una avanguardia, vogliamo essere il rinascimento dell’olio”
Negli ultimi anni il problema degli olivicoltori è stato quello di trovare il modo di comunicare il prodotto al consumatore. L’olivicoltura italiana è un tipo di agricoltura eroica, non solo in termini di coltivazioni, ma anche dal punto di vista di ciò che viene prodotto. Valorizzare varietà locali producendo oli con sapori, gusti e aromi rappresenta un patrimonio che necessita sempre più di tutela.
Risulta dunque necessario cercare di creare un gruppo, un movimento, che rappresenti le produzioni olivicole artigiane molto diffuse sul territorio italiano. Secondo FIOI, infatti, il settore si cambia attraverso la formazione, facendo “movimento”. Il settore olivicolo oleario è un mondo complesso in cui devono coesistere vari sistemi in cui FIOI intende distinguersi. L’Italia, con microclimi e realtà diverse tra loro, ha la capacità di produrre massime espressioni gustative olfattive anche in termini di abbinamenti gastronomici che devono riuscire a inserirsi per creare quel tipo di immagine sul mercato, così come lo è stato con il vino. La partecipazione all’evento organizzato dai Vignaioli FIVI a Bologna Fiere ha rappresentato infatti un importante trampolino di lancio per l’olio di qualità in un contesto di settore in cui l’interesse è risultato molto alto.
L’imprescindibile sguardo al futuro
«A distanza di poco più di un anno dai 10 consiglieri, si sono raggiunti i 100 iscritti. Questa è la chiara dimostrazione che la necessità e la volontà di creare un gruppo esiste. È una associazione che parte dal basso, tra di noi ci sono solo persone che si sporcano le mani», afferma Intini.
I soci sono distribuiti su tutto il territorio italiano, sono principalmente aziende piccole molte delle quali con superfici che non superano i 5 ettari. Le dimensioni non troppo estese di queste realtà e l’attenzione a un modello produttivo sostenibile e anche rappresentato dal fatto che 80 aziende su 100 siano certificate biologiche.
I motivi che hanno spinto nuovi e giovani olivicoltori ad associarsi è stata la necessità di avere una guida, qualcuno che li indirizzasse verso le giuste pratiche e le giuste attenzioni per produrre qualità, come ci hanno spiegato Marco Ferretti, olivicoltore marchigiano e Micol Carraro, produttore toscano.
Lo spirito che contraddistingue la federazione non è infatti quello di competizione, caratteristica che spesso caratterizza i produttori di olio, ma di condivisione di informazioni e conoscenze, come ci spiega Caterina Mazzocolin. FIOI è in grado di mettere in contatto olivicoltori e frantoi sul territorio Italiano sempre con l’obiettivo di creare una rete che unisca chi ha lo stesso intento di produrre qualità.
Ciò che vuole rappresentare FIOI, Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti, sono tutte quelle realtà produttive estremamente diffuse sul territorio italiano le quali mantengono e salvaguardano il patrimonio olivicolo del nostro paese valorizzando la tipicità locale così come il suo valore ambientale e paesaggistico.
Le foto sono di Barbara Gamberini