Assitol: dazi su olio d’oliva ancora sostenibili, ma con tante incognite

Secondo l’Associazione italiana dell’industria olearia l’accordo raggiunto tra Usa e Ue consentirebbe all’export di comparto di mantenersi competitivo. Restano però i timori su dollaro debole e inflazione

I dazi sull’olio di oliva al 15% sono ancora sostenibili, ma preoccupano i rischi legati alla debolezza del dollaro e all’inflazione. È questa, in sintesi, la valutazione di Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia aderente a Federalimentare e Confindustria, dell’accordo tariffario sui dazi raggiunto tra Usa e Ue.

«I dazi non piacciono a nessuno – afferma Anna Cane, presidente del gruppo olio d’oliva di Assitol –. Tuttavia questa percentuale, che vale per tutti i produttori europei, consente al nostro export di lottare ad armi pari con gli altri competitor europei ed extra Ue. Un dato rilevante è che la tariffa al 15% mette alla pari tutti i produttori europei, mentre nel Mediterraneo altri competitor affrontano dazi molto superiori».

Assitol: «Dazi entro il 15% consentono di lavorare»

anna cane
Anna Cane

Negli ultimi anni il comparto olivicolo-oleario ha vissuto difficili campagne di produzione, a causa del cambiamento climatico e delle tensioni internazionali, che hanno provocato aumenti dei costi e quotazioni in crescita.

«Questo periodo complesso ci ha insegnato a resistere – osserva Cane –. Se i dazi non superano la soglia del 15% le aziende possono continuare a lavorare, confermando la nostra storica propensione all’export.

A pesare, però, saranno anche il valore del dollaro, oggi più debole rispetto all’euro, e il rischio inflazione proprio a causa dei dazi. Per questa ragione auspichiamo l’intervento dell’Ue sui principali nodi della competitività delle imprese, come burocrazia, energia e accesso al credito».

Usa, mercato fondamentale per l’olio d’oliva italiano

Per l’Italia gli Stati Uniti costituiscono un mercato fondamentale. A livello mondiale, infatti, rappresentano il maggior acquirente di olio d’oliva: per rispondere alla domanda dei consumatori americani, sempre più attenti alla salute, sono obbligati a importare il 95% dell’olio d’oliva di cui hanno bisogno.

«Gli Usa sono un caso da manuale – spiega Cane –. Utilizzano un claim salutistico per indicare che questo prodotto è un’alternativa salutare per il cuore rispetto ai grassi di origine animale. Sono anche il secondo consumatore al mondo di olio d’oliva, con una media di circa 370mila tonnellate l’anno: entro il 2030 potrebbero superare addirittura i consumi dell’Italia. In pratica questo alimento, capace di regalare gusto e benessere al nostro organismo, è scelto per le sue qualità salutistiche e nutrizionali.

In virtù di queste caratteristiche gli americani sono disposti a pagare un costo non proprio economico per il nostro olio extra vergine d’oliva, accettando quindi anche i dazi, se sono ragionevoli. Il nostro augurio è che proprio le qualità salutistiche dell’olio d’oliva siano riconosciute, inserendolo nella lista dei prodotti esenti da questa tassa».

Promozione all’estero come investimento sulla salute

Grazie anche all’olio extra vergine d’oliva l’Italia è al decimo posto nella classifica dell’export alimentare. Secondo Assitol sono ormai decine gli studi che dimostrano come questo olio sia un ottimo investimento sulla nostra salute.

«In futuro la nostra promozione all’estero dovrà puntare soprattutto su questo aspetto, sempre più rilevante per i consumatori».

Costruire autentica conoscenza di questo alimento

Secondo il Consiglio oleicolo internazionale l’olio d’oliva rappresenta appena il 4% del consumo totale di grassi alimentari nel mondo.

«C’è ancora molto da lavorare per il nostro extra vergine – conclude la presidente del gruppo olio di oliva dell’Associazione -. L’auspicio è che, con l’aiuto delle istituzioni e di concerto con la filiera, si possa costruire un’autentica conoscenza dell’alimento, attraverso campagne di promozione e divulgazione internazionale. Più si conosce l’olio extra vergine d’oliva, più lo si consuma».

Assitol: dazi su olio d’oliva ancora sostenibili, ma con tante incognite - Ultima modifica: 2025-08-12T10:59:09+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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