L’olio d’oliva si conferma protagonista indiscusso del commercio agroalimentare internazionale, ma con traiettorie molto diverse sulle due sponde del Mediterraneo. Se la Spagna registra una campagna commerciale brillante, con esportazioni che superano per volume il mercato interno, in Tunisia lo scenario è più incerto: all’orizzonte si intravedono ombre che potrebbero minacciare l’equilibrio di una filiera strategica, tra pressioni internazionali, dipendenza da pochi mercati e rischi geopolitici.
Spagna, export da record e scorte in crescita
In Spagna, i dati diffusi dal Ministero dell’Agricoltura fotografano una stagione straordinaria. Tra ottobre 2024 e maggio 2025 sono state esportate 627.800 tonnellate di olio d’oliva, con un’accelerazione significativa nei mesi primaverili: solo a maggio sono partite 91.000 tonnellate, ben oltre la soglia degli 80.000 t/mese già superata nei mesi precedenti. Il mercato interno, pur vivace, resta staccato: 373.000 tonnellate, con il picco di consumo a dicembre (55.000 tonnellate). Le esportazioni verso l’Italia, primo acquirente, ammontano a 175.300 tonnellate, seguite da 224.200 tonnellate verso Paesi terzi e 137.400 verso altri mercati.
Ma è sul fronte delle scorte che il dato assume particolare rilievo: ad aprile, gli stock ammontavano a 762.800 tonnellate, con una crescita del 23% rispetto alla media delle ultime quattro stagioni. Una disponibilità che conferma la capacità del settore spagnolo di pianificare con anticipo e rispondere in modo competitivo alla domanda globale.
Tunisia, un export solido ma sempre più fragile
Tutt’altra la situazione in Tunisia, dove iniziano a emergere segnali di fragilità strutturale. Pur avendo chiuso il 2024 con numeri importanti – 211.525 tonnellate esportate per un valore di 1,67 miliardi di dollari – la filiera tunisina appare vulnerabile. Gli Stati Uniti restano il principale sbocco commerciale, con 58.234 tonnellate destinate a quel mercato (pari al 28% del volume totale e al 29% del valore). Ma il contesto globale in rapida evoluzione lascia presagire rischi.
Allarme dazi e dipendenza da pochi mercati
Il timore più immediato riguarda l’eventuale reintroduzione dei dazi doganali americani, sospesi temporaneamente fino a luglio. Secondo alcune proiezioni, la Tunisia potrebbe essere colpita da un’aliquota del 28%, a fronte del 20% previsto per i Paesi dell’Unione Europea (come Spagna e Italia) e del 10% per esportatori emergenti come Turchia, Marocco e Argentina. Tuttavia, le tariffe – ancora in fase di valutazione – non sono l’unica minaccia all’orizzonte.
Il vero nodo sembra essere la forte dipendenza da pochi mercati: Italia e Spagna da sole assorbono oltre la metà dell’olio tunisino, spesso importato sfuso per essere confezionato e riesportato. Se le esportazioni europee verso gli Stati Uniti dovessero rallentare – come temuto – i due Paesi potrebbero rivedere anche i propri approvvigionamenti da Tunisi, riducendo l’acquisto di prodotto grezzo.
A preoccupare, inoltre, è la debolezza dell’industria locale nel creare valore aggiunto. La prevalenza del commercio di olio sfuso rende il settore esposto a oscillazioni dei prezzi, pressioni internazionali e strategie altrui. In assenza di investimenti in modernizzazione, tracciabilità e branding, la Tunisia rischia di restare un semplice fornitore di materia prima, poco protetto dalle turbolenze del mercato.
Olio d’oliva tra commercio e geopolitica
Sebbene al momento non ci siano provvedimenti ufficiali da parte di Washington, il solo timore di una stretta protezionistica ha riacceso l’allerta. In gioco non c’è solo l’equilibrio di bilancia commerciale, ma la tenuta sociale ed economica di un comparto che impiega migliaia di famiglie e costituisce un pilastro per le zone rurali del Paese.
Nel frattempo, la Spagna consolida la propria leadership internazionale, mentre l’Italia – pur coinvolta indirettamente – continua a svolgere il doppio ruolo di grande consumatore e intermediario commerciale. In questo scenario a geometrie variabili, sarà sempre più cruciale leggere i segnali geopolitici, riequilibrare le filiere e rafforzare la resilienza dei produttori lungo tutta la sponda sud del Mediterraneo. L’olio d’oliva, oggi più che mai, è anche una questione di politica estera.
Olio d’oliva: i numeri della sfida mediterranea
Spagna – Campagna ottobre 2024 / maggio 2025
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Esportazioni totali: 627.800 tonnellate
- Di cui verso l’Italia: 175.300 tonnellate
- Paesi terzi: 224.200 tonnellate
- Resto del mondo: 137.400 tonnellate
- Record mensile: 91.000 tonnellate esportate a maggio
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Consumo interno: 373.000 tonnellate
- Dicembre 2024 mese con domanda più alta (55.000 t)
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Scorte ad aprile: 762.800 tonnellate
- +23% rispetto alla media delle ultime 4 stagioni
Tunisia – Anno 2024
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Esportazioni totali: 211.525 tonnellate
- Valore: 1,67 miliardi di dollari
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Esportazioni verso USA: 58.234 tonnellate
- Valore: 480 milioni di dollari
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Dazi in arrivo (ipotizzati da luglio):
- Tunisia: 28%
- UE (Spagna, Italia, Grecia, Portogallo): 20%
- Paesi emergenti (Turchia, Argentina, Marocco): 10%
- Esportazioni verso Italia e Spagna: 111.750 tonnellate (53% del totale)