Gli ultimi mesi del 2024 hanno confermato, di fatto, i timori degli operatori. Non ci sono, infatti, sorprese nell’andamento dei prezzi attuali. Con la Spagna che si conferma, almeno secondo le stime, con una produzione abbondantemente sopra il milione di tonnellate e con gli altri importanti Paesi produttori in crescita, Italia esclusa, la riduzione dei listini appariva fisiologica.
In Italia, verrebbe da dire, oltre il danno la beffa perché con volumi in calo si assiste anche ad una flessione dei prezzi alla produzione anche se tale riduzione è decisamente meno importante rispetto agli altri Paesi competitori.
Le dinamiche dei prezzi
Da sottolineare peraltro che la fase di raccolta è stata decisamente accelerata e forse già dalle prossime settimane si può delineare con più precisione la reale consistenza della produzione 2024/2025.
Puglia
A cedere per prime sui prezzi sono state, come era prevedibile, le piazze pugliesi perché rappresentano i volumi più importanti nel mercato italiano. Nel Barese si è passati in poche settimane da un prezzo medio di 8,90 euro al chilo a 8,60 della fine di novembre con una forbice che oscillava tra gli 8,40 e gli 8,80 euro al chilo. A dicembre, comunque, i listini sono tornati sopra i 9,00 euro soprattutto nella ricerca delle partite migliori sul fronte qualitativo.
Calabria
Situazione analoga anche in Calabria dove a fronte dei nove euro che si registravano ancora a fine ottobre a novembre si è scesi a prezzi medi poco sopra gli 8 euro al chilo ma con punte minime che scese sotto tale soglia. Dicembre anche in Calabria ha visto i listini riprendere un po’ di terreno.
Mercato internazionale
Si parlava di flessione inevitabile perché, nel frattempo, la Spagna ha rapidamente innescato una fase di discesa delle quotazioni portandole a fine novembre già sotto i 6 euro al chilo e a dicembre sotto i 5 riconducendole, quindi, in un intervallo quasi normale per il mercato iberico. Stessa situazione in Grecia e Tunisia. Nel primo, infatti, l’extravergine è sceso a 5,62 euro al chilo, mentre quello tunisino è addirittura sotto i 5 euro al chilo.
Un segno di distinzione tra i listini italiani e quelli dei Paesi competitori, comunque, c’è. Il confronto tra i prezzi medi di luglio-settembre e ottobre-dicembre, quindi ultimo trimestre della campagna 2023/24 e primo della campagna 2024/2025. Il calo italiano, infatti, è stato dell’1% mentre quello degli altri Paesi è risultato superiore al 20%.
Olio evo, confronto con i Paesi competitori
Questo andamento ha condizionato anche il confronto per anno solare. Nel 2024, infatti, l’Evo
- italiano è cresciuto del 23%
- a fronte del 12% di quello spagnolo,
- del 15% di quello greco
- e del 9% del tunisino.
La cosa interessante è che, se sommiamo gli aumenti del 2024 e del 2023, si osserva che in appena due anni i listini dell’Evo sono raddoppiati ovunque.
Sarà quindi molto interessante seguire l’evoluzione del mercato nei prossimi mesi e vedere quale nuovo equilibrio troverà il mercato alla produzione e di conseguenza quello al consumo.
Prezzi alla produzione, franco frantoio, Iva esclusa, prodotto in cisterne; Ismea
Prezzi alla produzione, franco frantoio, Iva esclusa, prodotto in cisterne; Ismea
Olio lampante, confronto tra Italia e competitori
Cambio di passo consistente anche nel segmento del lampante spagnolo che ha condizionato anche le produzioni degli altri competitor, Italia compresa.
Sono lontani ormai, infatti, gli 8 euro al chilo toccati dal prodotto iberico nell’inverno 2024 mentre a dicembre, dopo una rapida flessione sfiorano i 4 euro. Già al di sotto di tale limite il prezzo degli altri Paesi.
Le riduzioni dei listini alla produzione hanno effetti simili, chiaramente, anche nei mercati all’ingrosso.
Prezzi alla produzione, franco frantoio, Iva esclusa, prodotto in cisterne; Ismea
Olio IG, confronto tra Italia e competitori
Spostandoci nel segmento degli oli ad Indicazione Geografica (Ig) si evidenzia come il 2024 abbia mostrato un generale incremento dei prezzi alla produzione, sebbene con tassi di crescita inferiori rispetto agli oli Evo non Ig soprattutto laddove i livelli erano già relativamente alti.
E questa è una caratteristica che si è osservata sia alla produzione sia nelle successive fasi della filiera fino al consumo.
C’è stato quindi un ridimensionamento del divario tra il prodotto non Ig e quello con riconoscimento comunitario.
I prezzi alla produzione dell’olio IG italiano (euro/chilo)
2023 | 2024 | Var. (%) | |
Aprutino pescarese | 9,37 | 11,21 | 19,7 |
Brisighella | 22,99 | 24,37 | 6,0 |
Bruzio | 7,80 | 9,40 | 20,6 |
Canino | 8,31 | 9,76 | 17,4 |
Chianti classico | 13,91 | 15,17 | 9,1 |
Colline teatine | 9,50 | 11,21 | 18,0 |
Dauno | 7,06 | 9,36 | 32,7 |
Garda | 13,85 | 16,70 | 20,6 |
Lametia | 8,0 | 9,52 | 19,2 |
Monte Etna | 10,0 | 12,37 | 24,1 |
Monti Iblei | 10,7 | 11,67 | 9,4 |
Riviera ligure | 12,71 | 14,79 | 16,4 |
Terre di Bari | 7,60 | 9,43 | 24,0 |
Umbria | 9,50 | 11,22 | 18,1 |
Val di Mazara | 7,68 | 9,52 | 23,8 |
Valli trapanesi | 7,59 | 9,37 | 23,5 |
Toscano Igp | 9,35 | 11,27 | 20,5 |
Sicilia Igp | 7,58 | 9,39 | 23,9 |
Prezzi alla produzione, franco frantoio, Iva esclusa, prodotto in cisterne; Ismea
Passando dall’offerta alla domanda si evidenzia ancora una flessione delle vendite in volume nella Gdo, -2%, accompagnata da un incremento, anche questo inevitabile, dei valori.
Il commercio estero
Diversa la situazione sul fronte del commercio estero deve l’effetto prezzi è di assoluta rilevanza. I dati Istat, elaborati da Ismea, relativi ai primi nove mesi del 2024 indicano un import pari a 311 mila tonnellate, l’11% in meno rispetto ai primi nove mesi del 2023 per un corrispettivo di 2,34 milioni di euro in crescita del 27%.
Nella sezione attiva della bilancia commerciale si evidenzia un incremento delle consegne oltre frontiera del 6% che permette di raggiungere le 260 mila tonnellate per un introito pari a 2,39 miliardi di euro (+54%) che permettono alla bilancia commerciale di tornare, almeno al momento in attivo. Cosa questa non certo frequente nel settore oleario italiano. È evidente che con l’inizio della nuova campagna la situazione potrebbe volgere più in favore delle importazioni ma anche in questo caso sarà molto interessante seguire l’evolversi delle dinamiche si in termini di volumi che di prezzi.
Scendendo nel dettaglio dei Paesi fornitori si evidenzia la decisa progressione della Spagna, +38% in volume e +89% in valore, che si conferma prima meta per gli approvvigionamenti italiani con il 60% del totale. Di contro, complice l’annata 2023/2024 non certo abbondante, la Grecia fa un passo indietro del 65% in volume rispetto ai primi nove mesi del 2023.
Quasi tutti segni positivi, invece, tra i Paesi clienti a partire dai primi due della graduatoria. Molto bene sia negli Usa che in Germania. Nel primo le esportazioni sono aumentate del 9 e del 62 per cento, rispettivamente in volume e valore, mentre nel secondo gli incrementi sono nell’ordine del 21 e 79%.
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