Si è parlato di olivo e cambiamenti climatici durante il IX Simposio Internazionale sull’Irrigazione delle Colture Ortofrutticole (International Symposium on Irrigation of Horticultural Crops) organizzato dai proff. Bartolomeo Dichio e Cristos Xiloyannis, nell’ambito della Società Internazionale di Scienze dell’Ortofrutticoltura (ISHS), a Matera dal 17 al 20 giugno 2019.
Le sfide che attendono in futuro l’agricoltura mondiale sono molteplici ed impegnative per poter dare cibo sufficiente ad una popolazione in continua crescita (si stima che nel 2050 si raggiungeranno quasi 10 miliardi di persone), nonostante la diminuzione delle risorse naturali e i cambiamenti climatici in corso.
Le maggiori preoccupazioni riguardano l’innalzamento delle temperature, l’aumento della frequenza di eventi estremi (alluvioni, siccità, massimi o minimi termici), e il progressivo inquinamento dell’atmosfera, delle acque e dei suoli. Simulazioni recenti indicano un ulteriore aumento dei valori di temperatura rispetto a stime forniti da modelli precedenti, con possibili aumenti fino a 5 °C entro la fine del secolo.
In tale scenario vi è grande interesse per l’olivo visto che è la più diffusa coltura perenne al mondo ed è molto resistente sia alle alte temperature che alla siccità. Inoltre, l’olivicoltura fornisce materia grassa di origine vegetale con prerogative di pregio dal punto di vista salutistico ed è sicuramente una valida alternativa per contrastare la desertificazione in aree marginali e contribuire alla nutrizione dell’umanità.
Tra le relazioni riguardanti l’olivo particolarmente interessante è stato il contributo, presentato dal Dr. Arnon Dag dell’Agricultural Research Organization, sull’impiego di acque non convenzionali per la produzione di olio in Israele.
La ricerca, durata 8 anni, ha evidenziato un miglioramento della nutrizione minerale, e in particolare del contenuto in fosforo, con conseguente risparmio di concimi, senza effetti negativi né sulla produzione, né sulla qualità (acidità libera, fenoli, acidi grassi) dell’olio per la varietà Barnea rispetto ad olivi irrigati con acque di buona qualità.
L’impiego di acque reflue è un obiettivo anche per l’olivicoltura italiana data la crescente scarsità della risorsa idrica, ma affinché si diffonda bisogna che venga adeguata la corrente legislazione, che prevede tre diversi livelli di trattamento delle acque prima di poterle utilizzare.
Infine, molto apprezzata la formula del simposio che, oltre ad accogliere 190 ricercatori provenienti da tutti i continenti, che hanno presentato i risultati di recenti ricerche e animato il dibattito sull’irrigazione delle colture di interesse ortofrutticolo, ha ospitato il Festival dell’Innovazione sull’Acqua e sull’Irrigazione presso la sede di Matera dell’Università della Basilicata. A tale evento hanno partecipato studenti, le più importanti aziende produttrici di materiali e sensori per l’irrigazione, produttori e professionisti del settore.
Leggi l’articolo su Olivo e Olio n. 4/2019
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