Le contraffazioni dell'olio di oliva rischiano di non essere rilevate dai tradizionali strumenti di indagine scientifica, da qui la necessità di rivedere la normativa sui metodi di analisi. Lo denuncia Mario Catania, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione: «Le testimonianze dei magistrati e degli esponenti delle forze dell'ordine confermano la necessità di una revisione della normativa, tenendo conto delle condotte illecite di alcune aziende, che sistematicamente miscelano partite di oli di qualità non equivalenti, spacciandoli come prodotti ottenuti da materie prime italiane».
Tra le lacune normative, quella sulle procedure di prelievo e campionamento, ampiamente insufficienti per individuare frodi e contraffazioni. Secondo Colomba Mongiello, vice presidente della Commissione, «per paradosso, corre più rischi un amministratore di condominio che dichiari il falso nel verbale d'assemblea che un imprenditore che indichi nel portale del Mipaaf una falsa movimentazione d'olio». La legge “Salva olio”, ha ricordato, infine, Mongiello, ha dotato gli apparati dello Stato di strumenti, a partire dalle intercettazioni telefoniche, che hanno migliorato la capacità di prevenzione e repressione delle frodi alimentari.