Olio extravergine made in Italy, non c’è tregua. Dopo l’inchiesta della procura di Bari che ha portato alla luce oltre 7mila tonnellate di falso extravergine italiano (proveniente in realtà da Siria, Marocco, Tunisia e Turchia) e dopo lo scandalo che ha coinvolto alcuni dei più noti marchi italiani, è scoppiata la bufera sullo schema di decreto legislativo che depenalizzerebbe il reato di contraffazione.
In sostanza, tale frode rischia di passare (grazie all’atto 248 relativo al Reg. Ue n. 29/2012 sulla commercializzazione degli oli di oliva) da reato di rilevanza penale - frode in commercio - a semplice sanzione amministrativa. E chi vende miscele di extravergini fatte con oli provenienti dall’estero indicando in etichetta “100% italiano” non rischierebbe più fino a due anni di carcere, ma se la caverebbe con una multa dai 1.600 ai 9.500 euro.
«Dall’entrata in vigore della legge salva olio - ha commentato il presidente di Unaprol David Granieri - i controlli nel settore oleario italiano funzionano meglio perché vengono individuate e colpite condotte definite criminali per le quali si può procedere con gli articoli 81, 110, 515 e 517 bis del codice penale; ora che la centralità investigativa ha permesso di scoprire questo tipo di condotte, emerge il tentativo di depenalizzare riparando l’illecito con la logica del pagamento di una sanzione».
«In un momento in cui la filiera dell’olio extravergine si dimostra tra le più sensibili e appetibili per le frodi alimentari - ha affermato Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia - riteniamo sia un grave errore allentare la morsa depenalizzando i reati connessi alla falsa etichettatura. La sola sanzione amministrativa per le truffe connesse rischia di diventare una sorta di tassa con cui i soggetti intenzionati a delinquere si affrancano da questo grave reato».
«Con l’invasione storica di olio di oliva tunisino che ha visto aumentare del 734% le importazioni nel 2015 - è il parere di Coldiretti - aumenta il rischio di frodi che allontanano i consumatori italiani e sporcano l’immagine del made in Italy sui mercati internazionali. Bisogna dare completa applicazione alle norme già varate con la legge salva olio».
«La legge salva olio approvata due anni fa - ha detto la firmataria e vicepresidente della commissione Agricoltura della Camera, Colomba Mongiello - è tuttora operativa ed è molto utilizzata da parte dei magistrati. Ma nonostante ciò ora scopriamo che le sanzioni penali rischiano di diventare amministrative. Una riduzione che difficilmente potrebbe scoraggiare i falsari».
Puntuale è arrivata la smentita del Governo. In una nota congiunta, infatti, i ministeri dell’Agricoltura e della Giustizia hanno affermato di non voler assolutamente depenalizzare, bensì di avere intenzione di rafforzare la tutela contro le frodi.
«Lo schema del decreto - si legge nella nota - non prevede alcuna depenalizzazione in materia di etichettatura e indicazione dell’origine; al contrario, aumenta fortemente le sanzioni amministrative e prevede ulteriori sanzioni per fattispecie nuove, oggi non punite. La prevalenza della norma penale verrà assicurata, in ogni caso e senza dubbi, anche chiarendo ulteriormente che, nel caso di individuazione di illeciti penali, le sanzioni amministrative non verranno applicate, in attesa degli esiti delle indagini penali. Sarà impegno del Governo specificare e rafforzare la prevalenza delle fattispecie penali e il quadro sanzionatorio del decreto, affinché possa adempiere alla sua finalità di integrare e irrobustire la “legge Mongiello” e le vigenti norme del codice penale e per continuare ad assicurare la coerenza con i lavori della commissione Caselli».