Inerbimento dell’oliveto FAQ: le risposte ad alcune domande frequenti

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La gestione del suolo è una importante pratica che influenza lo stato vegetativo della pianta e anche l’accrescimento delle olive. Considerazioni sugli effetti dell’inerbimento e della lavorazione

Inerbire o lavorare il terreno? È ormai chiaro che l’obiettivo è adottare pratiche che risultino sostenibili sia a livello economico che ambientale. Una gestione conservativa del suolo aiuta a migliorare il suo stato fisico-chimico e la sua stabilità di fronte a eventi meteorici estremi. È importante considerare le tecniche di gestione del terreno dell’oliveto in relazione alle sue proprietà e all’areale in cui si opera.

A cosa serve l’inerbimento dell’oliveto?

L’inerbimento in olivicoltura, ossia la pratica di mantenere una copertura vegetale erbacea naturale o seminata offre una serie di vantaggi che vale la pena considerare in relazione alla produttività dell’oliveto. 

Quali sono i vantaggi?

La presenza di un cotico erboso riduce l’erosione del suolo causata dall’acqua e dal vento, migliorando la stabilità del terreno e le sue proprietà fisiche (porosità e stabilità degli aggregati).

Il miglioramento della struttura del suolo è dovuto anche all’apparato radicale delle piante erbacee che favoriscono l’aggregazione del suolo, aumentando

  • la porosità,
  • la capacità di infiltrazione dell’acqua
  • e, nel lungo periodo, della sostanza organica che avrà un processo di mineralizzazione più lento rispetto a un terreno lavorato.

Un suolo coperto da vegetazione erbacea può inoltre ospitare una maggiore varietà di insetti e microrganismi, contribuendo a un ecosistema più equilibrato.

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Come inerbire un oliveto?

L’inerbimento si adatta a tutti i sistemi di coltivazione dell’olivo, tradizionali e intensivi. L’inerbimento può essere limitato al periodo autunnale-primaverile o mantenuto tutto l’anno.

Per una corretta gestione dell’oliveto inerbito, dobbiamo però considerare alcuni aspetti che riguardano la competizione idrica e nutrizionale tra l’albero con il cotico erboso.

In particolare, per quanto riguarda la risorsa idrica, va tenuto conto dell’areale in cui si opera e se abbiamo a disposizione o meno un impianto di irrigazione in modo da garantire una sufficiente disponibilità di acqua in alcune fasi critiche come fioritura e allegagione.

  • In areali in cui si ha una distribuzione delle piogge elevata e ben distribuita nella stagione, l’oliveto può essere mantenuto con un inerbimento permanente con sfalci periodici.
  • In areali più aridi con limitate disponibilità idriche è preferibile utilizzare l’inerbimento solo sull’interfila.

Come si gestisce l’inerbimento in un oliveto giovane?

In oliveti giovani (fino a 3-4 anni), con apparati radicali non ancora molto sviluppati è particolarmente importante evitare fenomeni di competizione per acqua a nutrienti. Per questo motivo è consigliabile effettuare lavorazioni localizzate per la rimozione delle infestanti in particolare nel sottofila, lasciano solo l’interfilare inerbito (dal terzo anno in poi). In alternativa è anche possibile utilizzare sei sistemi di pacciamatura artificiale o naturale, sistemi molto efficaci ma allo stesso tempo costosi.

Cosa si semina nell’oliveto?

Nel caso in cui la scelta dell’inerbimento ricada su specie seminate, anche la scelta delle essenze risulta importante. Ad esempio, in ambienti aridi e siccitosi, si possono effettuare inerbimenti con Trifolium subterraneum, leguminosa azotofissatrice che garantisce una copertura del suolo nel periodo autunnale e primaverile, con vantaggi anche per l’accessibilità al campo, per poi andare a disseccare nel periodo estivo riducendo la competizione con l’olivo. Tale specie è anche autodisseminante, dunque in grado di ricrescere non appena le condizioni climatiche lo consentono.

È essenziale considerare attentamente le condizioni locali e gestire la pratica in modo appropriato per minimizzare i potenziali limiti. Un approccio ben pianificato e gestito può massimizzare i benefici, migliorando la sostenibilità e la produttività degli oliveti.

Una gestione equilibrata che consideri le specificità del suolo, il clima e le esigenze della coltura può aiutare a massimizzare i benefici e minimizzare gli svantaggi. Alternare la lavorazione del terreno con pratiche conservative, come l’inerbimento parziale o la pacciamatura, può rappresentare un approccio sostenibile per la gestione degli oliveti.

Quali sono i vantaggi di una lavorazione periodica del terreno?

La pratica di lavorazione periodica nell’olivicoltura italiana e Mediterranea è ancora molto diffusa. Le lavorazioni superficiali, come le erpicature, offrono una serie di vantaggi come

  • un miglior controllo delle infestanti nel periodo primaverile e estivo, con riduzione della competizione per acqua e nutrienti,
  • e una migliore areazione del suolo;
  • favorisce l’attività di mineralizzazione della sostanza organica nel terreno rendendo alcuni elementi nutritivi prontamente assimilabili dall’olivo soprattutto nelle fasi fenologiche con maggiore richiesta.

Nei climi con scarse precipitazioni, una lavorazione che non superi i 10-15 cm di profondità effettuata nel periodo primaverile hanno il vantaggio di interrompere la risalita capillare favorendo l’infiltrazione delle acque meteoriche.

La lavorazione del terreno si rivela utile anche per l’interramento di concimi e per il controllo di alcuni patogeni che svolgono il loro ciclo sulla vegetazione erbacea.

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Cosa va evitato?

La lavorazione continua del terreno presenta anche alcuni svantaggi nel suo utilizzo a medio e lungo termine. Tra i principali rischi si sottolinea quello legata all’erosione del suolo, specialmente in terreni collinari o in caso di piogge intense, sempre più frequenti.

In climi caldi, i processi di mineralizzazione della sostanza organica sono più rapidi e, nel lungo periodo, determinano un impoverimento generale dell’oliveto con conseguente peggioramento delle condizioni strutturali del terreno.

Inerbimento dell’oliveto FAQ: le risposte ad alcune domande frequenti - Ultima modifica: 2024-07-30T16:47:05+02:00 da Barbara Gamberini

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