Dalla 17ª edizione del Campionato nazionale di potatura a vaso policonico “Forbici d’Oro”, tenuta nell’aprile 2019 a Corato (Bari) nello stile di Nova Agricoltura in Oliveto, all’edizione 2021 online il salto è pressoché epocale, segnato da un anno di pausa imposta dalla pandemia da Covid-19.
Ma non è venuta meno la voglia di olivicoltori e tecnici agricoli di partecipare e apprendere, come ha testimoniato il seguitissimo webinar “La gestione dell’oliveto nell’epoca della sostenibilità” organizzato da Edagricole con la rivista Olivo e Olio e da Assam Marche in sostituzione dell’evento in campo.
Il webinar, moderato da Francesco Bartolozzi, giornalista Edagricole, e introdotto dai saluti di Andrea Bordoni, direttore Assam, e Riccardo Gucci, direttore scientifico della rivista “Olivo e Olio”, ha infatti voluto dare continuità ai contenuti espressi dal Campionato e da Nova Agricoltura: l’importanza della potatura e della gestione della chioma e l’attenzione a tutte le innovazioni che rendono sostenibile un oliveto il quale, pur mantenendo il legame con la tradizione, aspira a essere “moderno”, cioè sostenibile e redditizio.
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L’olivo come alleato, la potatura alla base di tutto
Come nel 2020, anche quest’anno non è stato possibile assistere di persona alle performance in oliveto dei migliori potatori d’Italia, ma durante il webinar la potatura è stata un’importante protagonista, con la presenza di Giorgio Pannelli della Scuola Potatura Olivo.
«Motto della Scuola è “il vaso policonico senza se e senza ma”, sia per i vecchi sia per i nuovi impianti. Infatti, con il supporto della scienza e dell’esperienza, possiamo definitivamente affermare che il vaso policonico semplificato è l’unica proposta di allevamento e potatura dell’olivo capace di rispettare contemporaneamente le esigenze economiche dei produttori, quelle fisiologiche della pianta e quelle ecologiche dell’ambiente».
Tale forma di allevamento è basata sui principi della sostenibilità economica e ambientale, perciò, ha sostenuto Pannelli, è proponibile sia per riformare oliveti tradizionali sia per impostare nuovi oliveti intensivi.
«La sua validità poggia su precisi criteri scientifici: rispetto del naturale modello di sviluppo dell’olivo (basitonia, dicotomia, polimorfismo vegetativo, ecc.); rispetto del naturale rapporto chioma/radici; salvaguardia dell’esercizio della dominanza apicale; elevata intercettazione di energia radiante anche nella porzione inferiore di chioma dove sono concentrati i rami a frutto; rispetto delle relazioni settoriali per cui ogni settore dello spazio è interessato dalla presenza di una porzione di chioma, di tronco e di apparato radicale; salvaguardia della sanità degli alberi per l’assenza di grossi tagli in piante strutturalmente semplici; limitato ricorso alla costosa (per l’albero) compartimentazione dei tessuti, in piante dove vengono praticati tagli solo su rami di diametro inferiore ai 10 cm; rapide operazioni annuali di potatura della chioma eseguite con modalità semplici e sicure; semplificazione delle operazioni di raccolta grazie al posizionamento dei frutti principalmente nella porzione medio-bassa e periferica della chioma; riduzione della sensibilità a patogeni che godono di zone d’ombra e ristagni di umidità atmosferica».
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Nuova olivicoltura, biodiversa e sostenibile
La costruzione nel comparto olivicolo di un “progetto” volto alla sostenibilità economica e ambientale deve poggiare, per Barbara Alfei di Assam, su precise parole chiave:
- biodiversità,
- varietà autoctone (non cultivar),
- compatibilità ambientale,
- vaso policonico,
- oli monovarietali (non monocultivar),
- qualità, identità, terroir (non territorio).
«Mi riferisco perciò a un modello di olivicoltura semplice, efficace, collaudato, duraturo, che passa sia per il recupero di vecchi oliveti, anima di paesaggi olivicoli identitari che caratterizzano le mille olivicolture biodiverse dell’Italia, sia per la realizzazione di nuovi impianti razionali, basati su sesto 6 x 6 m, varietà autoctone in filari separati, forma di allevamento a vaso policonico semplificato, raccolta meccanica con scuotitore e ombrello rovescio. È il modello al quale l’Assam si è ispirata per dare vita al Campionato nazionale di potatura olivo “Forbici d’oro” e alla Rassegna nazionale oli monovarietali».
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realizzato da Edagricole con il contributo di Barbara Alfei e Giorgio Pannelli
L’Italia è uno scrigno di biodiversità, ricco di oltre 600 varietà autoctone, ha ricordato Alfei. «In questa epoca di cambiamenti climatici occorre puntare proprio sulle varietà locali, con maggiore compatibilità ambientale, oltre che su una maggiore professionalità dell’olivicoltore nel gestire le conseguenze delle anomalie climatiche. È perciò necessario riorganizzare il comparto vivaistico potenziando la produzione di varietà autoctone. Perché occorre puntare non su una generica qualità, ma su una identità frutto di genotipo e ambiente, e quindi genetica, analitica, sensoriale, percettibile. È il terroir, sintesi di varietà, territorio e clima, a rendere l’olio monovarietale unico al mondo, impossibile da riprodurre in altre zone, con una identità (chimica e sensoriale) chiara e ripetibile, dalle caratteristiche organolettiche distintive molto precise, facilmente riconoscibili non solo da assaggiatori esperti, ma anche a consumatori attenti e sensibili, arricchito da un contesto paesaggistico, storico e culturale e dal fattore umano rappresentato da conoscenza, professionalità, tradizione e passione».
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Nuove strategie di difesa alla luce
dei cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici in atto si riverberano anche sulle avversità dell’olivo: Perciò occorrono nuove strategie per la sua difesa, ha sottolineato Sandro Nardi del Servizio fitosanitario della Regione Marche, presentando tre casi studio: l’aumento della presenza di alcuni organismi nocivi a seguito di eventi estremi (ad esempio Pseudomonas savastanoi), il rischio di introduzione di nuovi organismi nocivi per il riscaldamento globale (come Xylella fastidiosa), l’aumento della dannosità di alcuni organismi nocivi a seguito di condizioni climatiche più favorevoli (come Bactrocera oleae).
«La gelata di fine febbraio 2018, intensa e repentina, ha trovato le piante di olivo in attività vegetativa, ricche di acqua, bagnate per effetto della pioggia e dell’elevata umidità atmosferica. Sulle numerose fenditure aperte dal gelo e dalla persistente bagnatura delle foglie si è insediato il batterio della rogna provocando gravi danni. Ebbene, le strategie di difesa fitosanitaria per far fronte a situazioni simili sono diverse: varietà resistenti al freddo, oliveti multivarietali, cioè con una diversità genetica più ampia, e infine adeguate tecniche di ricostituzione della chioma a seguito di danni da freddo.
Contro il rischio di insediamento della Xylella le strategie opportune sono l’impiego di materiale di propagazione certificato, analisi di laboratorio obbligatorie sul materiale di moltiplicazione, oliveti multivarietali, l’impianto di varietà resistenti/tolleranti al batterio.
Contro l’aumento del numero di generazioni di mosca delle olive nelle Marche suggerisco il monitoraggio costante delle sue popolazioni da luglio in poi, l’utilizzo di modelli previsionali, oliveti multivarietali, l’adozione di tecniche di lotta “adulticida” o “mista” a seguito della revoca di sostanze attive insetticide “larvicide”, come il dimetoato, l’integrazione dei diversi mezzi e metodi di lotta, l’impiego di droni».
Attrezzature e macchine per potatura e raccolta
La potatura e la raccolta sono le pratiche colturali che incidono di più sui costi e di conseguenza sulla redditività degli oliveti.
«Tale negativa incidenza può tuttavia essere ridotta utilizzando attrezzature e macchine idonee per la loro esecuzione e capaci di associare all’abbattimento dei costi anche l’efficienza e la sicurezza – ha affermato Franco Famiani, docente presso il Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università di Perugia –.
Per la potatura possiamo utilizzare attrezzature manuali, meccaniche, elettriche o pneumatiche, a seconda del tipo di oliveto, ma lavorare in sicurezza, ad esempio eliminando le scale, è prioritario. Anche il ricorso ad attrezzature e macchine per la raccolta non può prescindere dalla massima garanzia di sicurezza. Macchine agevolatrici, bacchiatori e scuotitori per essere utilizzati efficientemente richiedono una adeguata struttura degli oliveti e delle piante».
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