Ancora una stagione climaticamente interessante. Non particolare, perché ormai dobbiamo abituarci ad andamenti stagionali se non anomali, almeno fuori dalla consuetudine di qualche decennio fa.
Da inizio giugno è arrivato il caldo e le temperature sono salite sopra i 30 °C, il che non sarebbe di per sé rilevante visto che siamo in estate se non fosse che nel giro di una settimana (proprio ad inizio giugno) si è avuta una rampa termica di oltre 15 °C.
Infatti, aprile e maggio erano stati piovosi e freschi ed avevano determinato un certo ritardo nella fenologia ma anche portato i suoli alla capacità di campo risolvendo il grave problema della siccità invernale, che aveva raggiunto livelli molto preoccupanti a fine marzo. Dalla metà di giugno ad inizio luglio, epoca in cui scrivo, le temperature sono continuate ad aumentare.
Tornando alla fenologia, il ritardo di fioritura è stato contenuto, qualche giorno o al massimo una settimana a seconda della zona e della varietà. Questo il ritardo medio riferito alle epoche di fioritura di qualche decennio fa. Se invece il confronto viene fatto con la fioritura negli ultimi 15 anni allora il 2019 è stato decisamente tardivo.
Dal punto di vista produttivo la buona fioritura osservata in tante zone non ha visto un’altrettanto buona percentuale di allegagione a causa presumibilmente del repentino sbalzo termico. È comunque presto per dare dei dati definitivi, perché nel corso dell’estate si possono avere fenomeni di cascola in funzione dell’andamento stagionale, della presenza di parassiti e dello sviluppo dei frutti.
Unico aspetto positivo per mantenere la crescita dei frutticini e prevenirne la cascola è dato dalla buona disponibilità idrica nel terreno. Si resta in attesa dei primi dati sulla presenza del grande nemico, la mosca delle olive.
L’effetto delle alte temperature sull’olivo
Ma l’olivo non è una specie molto resistente a temperature anche sopra i 30 °C? Sicuramente lo è, ma vediamo cosa vuol dire esattamente. Per quanto riguarda olivi adulti anche periodi lunghi di temperature sopra i 40 °C non mettono in pericolo la sopravvivenza dell’individuo ed, infatti, troviamo l’olivo presente o coltivato anche in zone desertiche o quasi (Nord Africa, Medio Oriente, Penisola Arabica, Argentina, Australia), ove massime di quasi 50 °C si registrano per diverse settimane.
Se la sopravvivenza non è a rischio, diverso è, invece, il discorso per la produttività, che risente negativamente delle alte temperature soprattutto se la disponibilità idrica nel suolo è scarsa.
In tali casi l’irrigazione (foto 1, in alto) anche solo di soccorso può consentire una certa produttività ad un costo molto contenuto. Per i migliori risultati produttivi però bisogna irrigare assiduamente e, nelle zone di cui sopra, anche d’inverno.
Alberi giovani, fino a 3-4 anni dall’impianto ma soprattutto nei primi due anni, arrestano la crescita con le alte temperature che, se permangono per molte settimane, possono portare a morte gli alberi il cui rifornimento idrico spesso non è adeguato per il ristretto volume di suolo esplorato dalle radici.
Sensibilità alle alte temperature
La resistenza alle alte temperature varia a seconda degli organi. Le foglie presentano degli adattamenti morfologici molto efficaci per dissipare il calore, quali le piccole dimensioni e il mantenimento di stomi parzialmente aperti anche in periodi siccitosi, il che consente, mediante la traspirazione, di abbassare la temperatura della foglia (foto 2).
Inoltre, la pagina inferiore delle foglie è ricoperta da un fitto tappeto di tricomi pluricellulari ricchi di polifenoli, che filtrano la radiazione ultravioletta e riducono il carico di radiazione; la presenza di cellule sclerenchimatiche nel mesofillo conferisce rigidità alla foglia anche con pressione di turgore bassa o nulla.
Si ricordi che la temperatura di una foglia colpita direttamente dalla radiazione solare è più elevata di quella dell’aria circostante e la differenza termica è tanto maggiore quanto meno traspira la foglia stessa. Studi condotti in ambiente controllato hanno mostrato che il danno fotosintetico avviene principalmente a livello delle membrane tilacoidali del cloroplasto e la temperatura critica è di circa 47 °C (Mancuso, 2000), oltre la quale le foglie mostrano necrosi.
Esistono differenze varietali nella tolleranza ad alte temperature delle foglie: le cv. Leccino, Frantoio, Coratina mostrano una temperatura letale 50 (LT50) di 1-2 °C superiore a quella di Moraiolo, Pendolino e Maurino (Mancuso e Azzarello, 2002).
I rami di solito hanno una maggiore tolleranza alle alte temperature rispetto alle foglie ma, traspirando poco, sono soggetti a scottature nei climi caldi con elevata radiazione luminosa, da cui la tendenza in tali condizioni a lasciare le chiome più folte e preferire forme di allevamento che proteggono le branche dalla radiazione solare diretta. I danni sono più frequenti nei germogli che nei rami lignificati. Temperature superiori a 35 °C bloccano la crescita del germoglio e della parte aerea.
Temperature oltre i 30 °C sono deleterie per l’allegagione soprattutto se si verificano in concomitanza con venti forti e carenza idrica.
Le alte temperature determinano danni ai frutticini nelle prime settimane di sviluppo. Infatti, non è raro che a causa di mancanza di acqua la traspirazione dei frutticini sia drasticamente ridotta e questo determina un innalzamento della temperatura con conseguente necrosi dei tessuti (foto 3).
Sul frutto prossimo alla maturazione le alte temperature agiscono modificando la composizione del frutto stesso, che si ripercuote su quella dell’olio. Diminuzioni nella percentuale di acido oleico a vantaggio di acidi grassi saturi (grafico 1) sono state evidenziate in frutti esposti ad alte temperature (García-Inza et al. 2014).
Il pericolo di incendio
Data l’aridità degli ambienti in cui è presente l’olivo e il progressivo abbandono di molti oliveti in zone impervie e marginali, non è raro che in estate si verifichino incendi di notevole gravità.
Una prova si è avuta lo scorso settembre sui Monti Pisani in cui, oltre a migliaia di ettari di bosco, andarono in fumo oltre 100 ettari di oliveto nel giro di pochi giorni. L’incendio, di natura dolosa, ha riproposto il tema della prevenzione e del mantenimento non solo delle superfici boschive ma anche dei coltivi. In particolare si è visto che il fuoco, alimentato da un forte vento, ha raggiunto e bruciato completamente le chiome di olivi (foto 4) anche a causa della biomassa accumulata a terra e alla erba alta.
Tali piante non sono più recuperabili a costi accettabili, mentre negli appezzamenti ove l’erba era stata periodicamente sfalciata ed allontanata il fuoco ha percorso rapidamente la superficie dell’oliveto provocando danni limitati e recuperabili agli alberi (foto 5).
Questo pone l’accento ancora una volta sulla necessità di mantenere la gestione degli oliveti marginali e non limitarli ad un ruolo soltanto paesaggistico. A tale proposito la lavorazione del suolo o lo sfalcio periodico dell’erba sono indispensabili per prevenire i rischi e ridurre gli effetti dell’incendio. Misure quanto mai necessarie ad inizio estate e che dovrebbero essere rese obbligatorie nelle aree a rischio.
Cosa si intende
per piena fioritura?
Sulla singola infiorescenza si indica come piena fioritura lo stadio in cui oltre il 50% dei fiori sono aperti, mentre i rimanenti ancora devono sbocciare o presentano i petali avvizziti (stadio di caduta dei petali). A livello di albero si indica la data di fioritura quando oltre il 70% delle infiorescenze è in piena fioritura.
Cosa è
la temperatura letale 50?
Con questo termine si intende la temperatura alla quale il 50% dei tessuti, degli organi o delle piante viene uccisa. Il concetto viene utilizzato in esperimenti sugli stress abiotici, quali temperatura, siccità, salinità, effetto di sostanze inquinanti, per confrontare varietà o trattamenti in modo oggettivo ed è analogo a quanto viene fatto per studi tossicologici volti a valutare la tossicità di determinati composti per la difesa contro patogeni o fitofagi.
L’articolo è disponibile per i nostri abbonati su Olivo e Olio 4-2019
Sfoglia l’edicola digitale e scopri le diverse formule di abbonamento a Olivo e Olio