Quello che purtroppo si osserva attualmente in olivicoltura è la totale mancanza di prospettive sia per l’olivicoltura da reddito che per quella di valore ambientale e/o territoriale, per cui sempre più spesso vengono praticati interventi di gestione della chioma delle piante comunque rovinosi. Solo in olivicoltura si assiste all’assurdo di operare per danneggiare un mezzo di produzione, la pianta di olivo, con una pratica sconsiderata come la capitozzatura degli alberi.
Il rilancio del settore olivicolo nazionale dovrebbe partire, nell’ordine, da una corretta gestione degli oliveti tradizionali al netto di quelli di valore storico e/o ambientale, dalla simultanea valorizzazione di un prodotto dotato di identità varietale e/o territoriale, quindi dalla realizzazione di nuovi oliveti con cui soddisfare le esigenze di un mercato (a partire da quello interno) reso consapevole delle superiori caratteristiche di tale tipologia di olio.
Le ultime rilevazioni statistiche segnalano una situazione di particolare favore per il mercato interno, dove si produce da un quarto a un terzo dell’olio che si consuma. Stando alle leggi di mercato, quindi, le condizioni sarebbero ideali per il rilancio del settore ma tutto naufraga di fronte all’assenza di un univoco progetto di sviluppo che, escludendo proposte operative provenienti dall’estero, dovrebbe pensare a sviluppare ed investire su un modello nazionale con solide basi nel nostro patrimonio culturale e varietale, che ci consenta di conservare e valorizzare la diversità olivicola nazionale.
Peculiarità dell’olivo
Ancora oggi un’efficiente programma di coltivazione dell’olivo per la produzione di olio di massima qualità dovrebbe iniziare con una potatura razionale capace di esaltare il naturale potenziale produttivo dell’albero e ridurre al minimo i costi di produzione. Presupposto essenziale allo scopo è una profonda conoscenza della specie, molto peculiare per caratteristiche anatomiche, morfologiche e fisiologiche.
Tra le principali peculiarità vanno segnalate:
- il comportamento vegetativo caratterizzato da eliofilia, basitonia e dicotomia;
- il polimorfismo vegetativo per cui la produzione si colloca solo all’estrema periferia della chioma e solo sui rami di un anno di ridotta vigoria;
- le relazioni settoriali per cui l’olivo può considerarsi una comunità di settori indipendenti attraverso cui le piante possono ripetutamente ringiovanire;
- le particolari modalità di cura delle ferite mediante compartimentazione dei tessuti per cui la specie, escludendo il “callo di cicatrizzazione” a favore del “cono di cicatrizzazione”, assicura un’efficace strategia di lotta contro i parassiti che degradano il legno (funghi della carie);
- il controllo apicale della vegetazione per via ormonale e nutrizionale che giustifica la presenza, almeno parziale, della porzione superiore di chioma fino a conclusione naturale del percorso di crescita (cima);
- i meccanismi adattativi agli stress che fanno dell’olivo una specie tollerante ogni tipo di avversità, ristagno idrico escluso;
- la ricchezza del patrimonio genetico che non ha pari in nessuna altra specie da frutto, con i suoi 46 cromosomi trova analogie solo nel genere umano.
L’olivo può considerarsi quindi specie unica tra le piante da frutto, non trovando paragoni in nessun’altra tra quelle coltivate. Quanti conoscono, anche superficialmente, questo ed altro dell’olivo possono definirsi potatori, altrimenti sono dei semplici tagliatori.
La notevole capacità di adattamento e la tolleranza alle principali avversità, uomo compreso, rende l’olivo capace di un minimo di produzione in qualunque modo sia allevato/potato. Questo rappresenta però il suo principale problema perché nasconde la possibilità di esaltare il reddito della coltura incrementando il prodotto e/o riducendo i costi di produzione.
Un modello semplificato
In una razionale olivicoltura è necessario prevedere il collocamento dell’olivo in una forma rispettosa del naturale modello di vegetazione e produzione, per consentire alla pianta di esprimere al massimo le sue potenzialità produttive ed evitare il più possibile il ricorso a costanti e severi interventi di potatura che costano in termini reali e riducono le potenzialità produttive dell’albero.
Numerose ricerche sono state prodotte nel corso dell’ultimo secolo per valutare gli effetti delle diverse metodologie di allevamento e potatura dell’olivo, ma solo recentemente sono state elaborate “nuove” proposte operative, tali da soddisfare le esigenze fisiologiche dell’olivo e quelle degli attuali fattori sociali, tecnici ed economici di produzione.
L’innovazione possibile nelle tecniche di potatura dell’olivo si basa principalmente sull’adozione della forma di allevamento a “vaso policonico semplificato” in sostituzione di ogni altra forma di gestione della chioma ed anche dell’originario “vaso policonico”, poiché riconosciuta più rassicurante per l’olivo, più economica per il produttore e convalidata da una lunga serie di esperienze.
Rispetto alla forma originaria il vaso policonico semplificato si differenzia per:
- l’economia di gestione della potatura con l’adozione di strategie a basso fabbisogno di manodopera;
- l’applicazione degli interventi con elasticità, evitando potature troppo severe;
- l’esecuzione delle operazioni da terra con varia attrezzatura da taglio telescopica.
È giunta l’ora di dire basta alla serie di proposte “miracolose” di allevamento e potatura dell’olivo iniziata dopo la gelata del 1956 e tuttora in atto con il risultato che tutte sono fallite con una rapidità proporzionale alla densità di piantagione. Alla prova dei fatti sono fallite, nell’ordine, la palmetta di Breviglieri (1958), il vaso cespugliato di Morettini (1961), l’ipsilon di Braconi (1964), il siepone di Vitagliano (1968), il monocono di Fontanazza (1993), così come falliranno i vari, recenti tentativi di intensificazione con olivi allevati a parete. Nel frattempo gli operatori del settore hanno “dimenticato” quanto proposto da Roventini a partire dagli anni ‘20 del secolo scorso e condiviso dall’intero ambiente scientifico e agronomico fino alla suddetta gelata.
La proposta di potatura dell’olivo allevato a “vaso policonico semplificato” può considerarsi un trasferimento alle attuali condizioni operative di quanto elaborato fin dalla prima metà del ‘900, quando il primo e più essenziale intervento nella corretta gestione degli olivi era reputato quello della drastica riduzione della quantità di legno strutturale, per limitare la capacità di affermazione della porzione superiore di chioma, esaltare la produzione nella porzione inferiore e ridurre i costi di potatura e raccolta.
L’adozione della suddetta forma di allevamento consente di esaltare il reddito dell’impresa per una maggiore produzione favorita dalle cime che svolgono il ruolo di equilibratore e distributore di risorse tra attività vegetativa e produttiva (funzione di cima). La loro assenza, invece, induce una maggiore emissione di polloni e succhioni a discapito della produzione. La porzione inferiore di chioma gode anche di un miglior microclima in termini di luce, temperatura e umidità relativa dell’aria, per cui migliora la capacità fotosintetica e si riduce la sensibilità verso malattie che godono di zone d’ombra e ristagni di umidità atmosferica (es. occhio di pavone, cocciniglia, fumaggine).
La riforma degli olivi potati tradizionalmente verso il “vaso policonico semplificato” può ritenersi, quindi, pratica raccomandabile per incrementare produzione e rese di raccolta, anche meccanica, senza incorrere in un’eccessiva proliferazione di polloni e succhioni, che disperdono inutilmente risorse e incrementano i costi di potatura.
La potatura dovrebbe essere limitata all’indispensabile con tagli di diametro inferiore ai 12-13 cm altrimenti si rischiano infezioni di carie del legno, anche in presenza di trattamento delle superfici di taglio con paste fungicide e/o cicatrizzanti. Una corretta potatura di produzione dovrebbe prevedere tagli che rispettano la forma naturale della chioma, la struttura, i meccanismi biologici e fisiologici, con asportazioni massime pari a 1/3 circa del volume della chioma stessa.
Vaso policonico senza se e senza ma
La disponibilità di un ampio ventaglio di informazione, spesso anche gratuita, rende opportuna la presenza di una scuola di pensiero capace di indirizzare le scelte dei produttori verso il conseguimento di un reddito, sia aumentando il prodotto che riducendo i costi. Proprio in presenza di informazione diffusa ed accessibile a tutti si assiste a una totale mancanza di prospettive per ogni tipo di olivicoltura.
Sono necessari percorsi di formazione e divulgazione nel miglioramento della tecnica colturale nell’oliveto, con particolare riferimento alla potatura agevolata e semplificata. Buona parte dell’olivicoltura tradizionale priva di limiti strutturali e/o di valore storico-ambientale, potrebbe essere rilanciata e utilizzata come volano per una nuova olivicoltura, semplificando la struttura della chioma, alla ricerca di una sostanziale riduzione dei costi di produzione senza compromettere la produzione. Gli alberi tradizionalmente allevati e potati dovrebbero essere dimensionati e strutturati sulle esigenze primarie di semplificare e meccanizzare le operazioni di potatura e raccolta. Infatti, sono attualmente disponibili macchine altamente affidabili per soddisfare entrambe le esigenze di meccanizzazione, mentre non altrettanto può dirsi per le piante che si presentano, spesso, in condizioni tali da vanificare i progressi del settore meccanico.
Per questo sembra quanto mai necessaria una revisione dei tradizionali modelli di coltivazione per consentire migliori prospettive alla coltura. La forma suggerita per vecchi e nuovi impianti è quella a “vaso policonico” che asseconda il naturale modello di sviluppo dell’olivo e consente l’intercettazione di un’elevata quantità di energia radiante anche nella porzione inferiore di chioma esponendo alla luce gran parte delle foglie e della superficie fruttificante. Alla forma si applica una potatura “semplificata” con particolari di esecuzione applicati con elasticità, evitando tagli severi con il supporto degli altri interventi di tecnica colturale per accelerare lo sviluppo.
Le caratteristiche del “vaso policonico semplificato” sono condizionate anche dal sistema prescelto di raccolta delle olive. Per la raccolta manuale o agevolata è opportuno accentuare leggermente l’inclinazione delle branche primarie (40-45°) per modellare la chioma in una forma bassa e larga che consente la massima espressione del potenziale produttivo e il miglioramento delle prestazioni del cantiere di raccolta. L’altezza degli alberi potrà sviluppare fino a un’altezza massima di 4,5-5 m, ma con zona produttiva limitata a 3,5-4 m e una parte apicale rappresentata dalle sole cime (conclusione naturale dello sviluppo delle branche primarie) che, in quanto tali, manifestano un’attività prevalentemente vegetativa.
Per la raccolta meccanica con vibratori del tronco necessitano piante simili alle precedenti, ma con un maggiore sviluppo in altezza e un innalzamento del baricentro della chioma per limitare lo sviluppo laterale della zona basale, senza alterare l’equilibrio chioma/radici dell’albero. Le branche primarie potranno dipartire anche con un angolo d’inserzione più stretto (30-35°) di quello ritenuto ottimale e sviluppare fino a un’altezza massima di 5,5-6,0 m che, comunque, consente l’esecuzione della potatura da terra con l’ausilio di attrezzatura telescopica (manuale o meccanica). Tali branche primarie dovranno ospitare branche secondarie in tutta la porzione esterna, di lunghezza decrescente dalla base alla cima, in modo tale che risulti uniforme la distribuzione della luce.
Turni annuali e professionalità
Nella pratica comune si assiste a numerose deroghe dal modello descritto, che dovrebbe rappresentare l’ideale nella esecuzione della potatura nell’interesse dell’olivo e del produttore. Tali deroghe prevedono una varia turnazione negli anni, vari livelli di intensità di taglio e, recentemente, anche l’impiego di macchine per il taglio indiscriminato di porzioni di chioma. In ogni caso, l’alternativa che si intende praticare dovrebbe essere valutata sulla base dei costi diretti dell’operazione e di quelli indiretti per mancata produzione in piante squilibrate in senso vegetativo, dopo interventi cesori spesso troppo consistenti. Per questo, ogni tradizionale modello di allevamento e potatura dovrebbe essere confrontato con una porzione di oliveto condotta come precedentemente descritto e/o con piante non potate ma comunque coltivate.
Interventi annuali di potatura potranno essere effettuati in sequenza prioritaria iniziando dal controllo dei succhioni, proseguendo con la selezione delle cime e il diradamento della vegetazione secondaria. A una maggiore esigenza dei primi interventi può corrispondere una minore attenzione per i secondi e viceversa, restando comunque nei tempi assegnati (max 5-10 minuti/pianta).
Non si comprende la ragione per cui l’olivo non debba essere coltivato come altre specie da frutto con regole codificate e operazioni di potatura annualmente eseguite da personale qualificato.
La Scuola di Potatura dell’Olivo
Con l’intenzione di provvedere, almeno in parte, alle suddette necessità formative, è stata recentemente istituita una Scuola di Potatura dell’Olivo, la cui struttura organizzativa è visibile sul sito www.scuolapotaturaolivo.it.
L’iniziativa intende provvedere:
- al riconoscimento della qualifica di Potatore Certificato, in aggiunta e ad integrazione dell’Elenco degli operatori abilitati alla potatura dell’olivo già disponibile presso l’Agenzia Servizi Settore Agroalimentare Marche (Assam) sia per la regione di appartenenza che per l’intero territorio nazionale, per ognuna delle altre Regioni olivicole eventualmente interessate;
- al riconoscimento della figura di Giudice Certificato per le Regioni olivicole interessate all’organizzazione e realizzazione di gare di potatura, anche finalizzate alla preselezione per il Campionato nazionale;
- al riconoscimento della figura di Formatore Certificato per chiunque vorrà cimentarsi nel prossimo futuro in attività formativa riguardante la coltivazione dell’olivo in generale, oppure la potatura in particolare.
I requisiti per l’accesso alle categorie di cui sopra sono molto stringenti e illustrati nella sezione “Cosa facciamo” o negli appositi moduli di iscrizione disponibili in area download della sezione “Crediti”.
La Scuola di Potatura dell’Olivo, nel rispetto delle competenze e dei meriti propri di Assam, intende integrare quanto finora realizzato, provvedendo al riconoscimento di un valore formativo anche a corsi base e corsi avanzati di almeno 12 ore ovunque svolti da personale abilitato o riconosciuto dalla Scuola.
Il motto della scuola: “Vaso policonico senza se e senza ma”.
Per informazioni: info@scuolapotauraolivo.it
L’articolo è disponibile per i nostri abbonati su Olivo e Olio n. 2/2019
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