Gli espianti di olivi disseccati dal batterio Xylella fastidiosa, finanziati dal Piano per la rigenerazione olivicola da 300 milioni di euro, genereranno 4 milioni di quintali di legna. Il Salento rischia di diventare una enorme legnaia. Perciò, per Coldiretti Puglia, è urgente attivare tutti gli strumenti, anche attraverso accordi con regioni limitrofe, per smaltire l’enorme quantità di legna. È altresì urgente la realizzazione di caldaie a cippato nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto per eliminare la legna secca.
Xylella, tanta legna di olivi e mercato intasato
«Quando tutte le aziende agricole che hanno presentato regolare domanda e sono state ammesse a finanziamento avranno il via libera, l’espianto generalizzato di olivi secchi genererà milioni di quintali di legna che oggi già non riesce a trovare mercato con i prezzi in caduta libera – avverte il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia –. Ad aggravare la situazione, i magazzini che normalmente comprano legna hanno bloccato l’acquisto di prodotto per eccesso di quantitativo sul mercato».
Realizzare caldaie a cippato
«Tronchi e branche di quello che resta degli olivi secchi a causa della Xylella sono bucati e di qualità tale per cui non è immaginabile alcuna forma di riutilizzo – sostiene il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele –. Bisogna attivare e finanziare ogni progetto utile a realizzare caldaie a cippato per smaltire l’enorme mole di legna generata dagli espianti».
Riparare i muretti a secco?
Un’idea nuova per riutilizzare il legno degli olivi uccisi dal batterio Xylella l’ha offerta di recente lo stilista sardo Antonio Marras: ricostruire i muretti a secco tipici della Puglia centro-meridionale utilizzando blocchi di legno ricavati da tali olivi. Marras ha realizzato, in anteprima, una installazione ad Alberobello (Bari) nell’ambito di Land Art 50, programma di eventi artistici e culturali dedicato ai siti Unesco di Puglia e Basilicata, ideato da UnconventionArt, con Fondazione Dioguardi e Fondazione Casa Rossa, e curato da Fabio De Chirico e Francesco Maggiore. In pratica il muretto a secco della Casa Rossa di Alberobello, crollato e delimitato da anni da un triste nastro arancione di pericolo, è stato ripristinato grazie alle maestranze di paretari locali dell’impresa EffeCiDi di Francesco Pezzolla. Sotto la direzione di Marras, ha ripreso forma grazie all’impiego di legno di olivo secco che è stato inserito e integrato ai blocchi di pietra.
«Questa proposta nasce dalla volontà di ridare nuova vita e nuova funzione al legno di olivo degli alberi colpiti dalla devastante malattia. Il legno ferito diventa così supporto e sostegno del muretto a secco. Da malato grave si trasforma in elemento di forza e costruzione».