L’olio calabrese è pronto a fare il salto di qualità nella commercializzazione. Se la Calabria è la seconda regione in Italia per produzione di olio, dopo la Puglia, purtroppo, non lo è per confezionamento e distribuzione, basti pensare che solo il 7% delle aziende aderenti all'Asprol - l’associazione produttori olivicola calabrese aderente a Confagricoltura, nata circa 40 anni fa - ad oggi commercializza l’olio extravergine d’oliva imbottigliato.
«Nel corso di questi anni la qualità del prodotto è migliorata notevolmente. Molti sono stati gli investimenti finalizzati all'ammodernamento degli impianti esistenti, nonché alla realizzazione di nuovi impianti con tecnologie innovative. Così come gli investimenti finalizzati alla realizzazione e all’ammodernamento dei diversi frantoi. Grazie ai fondi regionali le aziende hanno migliorato e aggiornato la meccanizzazione aziendale, investendo nell’acquisto di macchine e attrezzature per la raccolta e la trasformazione di nuovi frantoi.
Siamo passati da impianti di trasformazione tradizionali a moderni impianti che consentono di ottenere l'olio estratto a freddo e tra l'altro in tempi molto contenuti. La fase carente è proprio quella successiva di distribuzione e commercializzazione su cui dobbiamo ancora lavorare» – spiega il Presidente dell'Asprol Filippo De Santis.
In effetti l’olio calabrese è così pregiato da aver ottenuto sia la Dop che la certificazione Igp, marchi di qualità che non sono sfruttati a dovere. «In provincia di Cosenza esiste la Dop Bruzio che non è utilizzata appieno commercialmente: l’olio viene certificato ma poi i quantitativi che riscontriamo nella grande distribuzione sono minimi rispetto a quella che potrebbe essere la potenzialità. L’Igp (regionale) è nata quest'anno ed è ancora presto per valutarne gli effetti. Deve necessariamente sorgere una presa di coscienza delle potenzialità che queste certificazioni hanno, superando quelle che sono sempre state le divisioni e le concorrenze tra una zona e l'altra».
Ora, però, allo studio c'è un Piano integrato di filiera che dovrebbe aiutare il settore ad implementare comunicazione, marketing e commercializzazione e quindi ad incrementare la presenza dell'olio calabrese Dop e Igp anche all'estero.
Il Pif interesserà non solo l'industria di trasformazione collegata all'Asprol, ma anche soggetti esterni per poter strutturare un piano di filiera più vasto possibile e ampiamente rappresentativo delle maggiori strutture presenti sul territorio.
«Il nostro olio, in questo momento, sicuramente, è ai maggiori livelli produttivi e qualitativi europei, proprio per il lavoro che in questi anni è stato fatto» - commenta De Santis. «Tra l'altro l'olio di alcune zone della Provincia di Cosenza, dove sono utilizzate le cultivar Dolce di Rossano, Tondina e Carolea, ha caratteristiche che non si trovano in altri oli italiani. E' molto aromatico, ma con una base dolce che è molto apprezzato da mercati del Nord Europa, ed esteri in genere, che non sono abituati al prodotto olio di oliva e per cui non gradiscono gusti molto intensi».
Insomma, l'olio calabrese guarda con interessi a nuovi mercati, ma a questo dovrà corrispondere una maggiore attenzione nei controlli soprattutto per le sofisticazioni, vera piaga per i prodotti di qualità e pericolo per i produttori.
«Molto sta già facendo e risultati in questi ultimi anni si stanno vedendo, però ci auguriamo che in questo settore venga fatto sempre di più. Da parte nostra molto abbiamo fatto, anche come Asprol: dalla consulenza alle aziende per l'etichettatura del prodotto, la tracciabilità e la certificazione, visto che abbiamo un numero consistente di soci che aderiscono al nostro disciplinare e che garantiscono l'origine del prodotto. Però c'è ancora molto da fare. Vogliamo semplicemente concorrere ad armi pari con le altre produzioni che molto spesso si trovano sugli scaffali dei supermercati, ma che non hanno i nostri stessi obblighi».
Asprol, 20 anni di storia
L'Asprol nasce come associazione produttori olivicola, aderente a Confagricoltura Cosenza circa 40 anni fa per lo svolgimento essenzialmente delle pratiche relative a finanziamenti per olivicoltori. All'epoca, circa 20 anni fa, aveva circa 4mila soci nella sola provincia di Cosenza
«Superata questa fase - spiega il Presidente De Santis - si è successivamente trasformata da associazione produttori provinciale, in organizzazione produttori regionale. Una OP regionale riconosciuta da Ministero e Regione che svolge attività per olivicoltori relativamente soprattutto alla fornitura di mezzi tecnici per la coltivazione e assistenza tecnica, assistenza alla lavorazione e trasformazione, promozione e informazione, sia agli olivicoltori sia nei confronti dei consumatori finali in quanto organizziamo corsi di vario genere relativamente alla diffusione della conoscenza dell'olio, quindi corsi di assaggio a vari livelli».
Oggi l'associazione di produttori conta circa 1.200 soci in tutta la regione, il 90% con una distribuzione abbastanza capillare sul territorio olivicolo della provincia di Cosenza.
«Nel corso di questi ultimi anni abbiamo accompagnato i soci e la coltivazione olivicola nelle trasformazioni radicali che ha subìto l'olivicoltura calabrese. Si è passati da una produzione che era al 90% di olio cosiddetto “lampante”, ovvero l'olio ad alta acidità che deve essere poi reso consumabile nell'industria della trasformazione, ad un 90% di extravergine».