In un mondo nel quale le difficoltà della crisi economico-finanziaria, la necessità di sopravvivere in un clima competitivo accentuato, l’eccesso di informazioni e stimoli, la rapidità del cambiamento impongono di fare previsioni, al massimo, sull’anno prossimo e fanno ricordare sì e no quello che è avvenuto un anno fa, ci pare utile verificare come si sia sviluppato l’olio d’oliva nel mercato globale in un periodo più lungo, di quasi trent’anni, pensando di poterne trarre qualche utile indicazione.
Si è trattato di un lavoro lungo e paziente di ricostruzione storico-economica che, come vedremo, ha portato ad alcuni risultati apparentemente sorprendenti, ove si consideri che in questo periodo si è avuta una profonda rivalutazione nutrizionale e salutistica dell’olio d’oliva, e in particolare dell’olio extravergine.
Triplicato il consumo di oli e grassi
Da condimento poco interessante e di nicchia, quale a livello internazionale era considerato negli anni ‘80 (ingrediente della cucina mediterranea ricco in grassi saturi considerati “neutri sulla colesterolemia, mentre i polinsaturi l’abbassano”), è diventato “re degli oli”, con innumerevoli concorsi, targhe, premi, insostituibile in cucina e con riconosciute qualità salutistiche (eating about 2 tablespoons (23 grams) of olive oil daily may reduce the risk of coronary heart disease due to the monounsaturated fat in olive oil – FDA 2004).
Ricco di antiossidanti naturali e apprezzato in tutto il mondo. Un primo scenario che ci sembra utile riportare vuole indagare il peso degli oli d’oliva nel mercato globale; questo peso ci pare emergere bene dalla fig. 1, che riporta la crescita della produzione mondiale di oli di oliva confrontata con quella dei principali semi oleosi (soia, colza, girasole) e del frutto di palma. Per facilitare il confronto, per ogni voce.
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L’articolo completo è disponibile su richiesta presso la redazione di Olivo e Olio